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Cile: denuncia contro le violenze sessuali della polizia sulle manifestanti

Traduciamo parte di un articolo che sta rimbalzando nella stampa on-line e nei blog in America-Latina, noi lo abbiamo trovato qui e qui tra le varie fonti:

Santiago de Chile, 21 agosto.
Leaders studenteschi e parlamentari hanno chiesto che si indaghi sulle varie denunce riguardo abusi sessuali commessi da militari contro studentesse cilene detenute durante gli sgomberi delle scuole.

Patricia Rada, avvocata del gruppo Corporación Humanas, ha informato i membri della Comisión de Derechos Humanos e della Comisión de Educación de la Cámara baja di fatti quali l’obbligo a spogliarsi e i palpeggiamenti indesiderati avvenuti nelle questure e nei veicoli della polizia.

L’avvocata ha affermato che la violenza sessuale della polizia è diventata una pratica comune contro le donne studentesse per la loro condizione di genere […]

Le denunce presentate da un gruppo di studentesse davanti al Parlamento sono state rese pubbliche solo ora, ma la questione in Cile è dibattuta da tempo, inserita in un più ampio discorso di discriminazione di genere che ha caratterizzato l’atteggiamento del governo, sia a livello ufficiale che a livello di repressione poliziesca, e di buona parte della stampa Cilena.

A tal riguardo segnaliamo un interessante articolo (in spagnolo) pubblicato sulla rivista «Revista Nomadìas», novembre 2011, n.14, pp. 229-236, scaricabile qui.

L’articolo si intitola “Violenza sessuale poliziesca. Intervista all’avvocata di Corporación Humanas, Catalina Lagos” di Ana María Baeza Carvallo e Gonzalo Salazar Vergara.

Aspettando di produrre la traduzione completa intanto anticipiamo un paio di paragrafi, interessanti non solo per capire cosa sta succedendo in Cile e come questa notizia si inserisca in un lungo processo di denuncia già in atto, ma anche per continuare ad interrogarci su questo tema.

Il primo paragrafo è tratto dall’introduzione all’intervista:

“Il 28 novembre, un gruppo di studenti scese al fiume Mapocho per manifestare le rivendicazioni del movimento studentesco. Il comunicato della ACES1 espresse che, dopo sei mesi in cui le grandi marce non erano ascoltate dal governo, era stato deciso di accamparsi ad oltranza sulle rive del fiume.
Dopo un paio di ore, durante le quali i giovani non avevano nemmeno bloccato il traffico, scese un contingente delle Forze Speciali dei Carabinieri che attuò con brutale violenza.
Javiera Sepúlveda, di 14 anni, fu vittima di forti colpi da parte del personale delle forze Speciali, in particolare uno sulla vagina, che le procurò una emorragia. Fu ricoverata all’ospedale Calvo Mackenna per tre giorni. Questo fatto, unito agli abusi polizieschi e alll’obbligo di denudarsi di un gruppo di liceali a Puente Alto e alle denunce in rete che, durante le manifestazioni, i carabienri ricevessero ordine via radio di “sollevare le gonne alle donne”, apre il dibattito riguardo la violenza di genere della polizia, che l’avvocata della Corporación Humanas Catalina Lagos propone di denominare come ‘violenza sessuale poliziesca’. A questo si sommano le discriminazioni subite da Camila Vallejo da parte dei mezzi di stampa nazionale e delle autorità del governo. Ad esempio quando Las Últimas Noticias titolava: “Camila no quiso mover la colita” (‘Camila non ha voluto muovere il culetto’ ), i modi di dire opinabili della funzionaria del Consiglio di Cultura, Tatiana Acuña Sallés:“Cuando se mata la perra se acaba la leva” (“quando si ammazza la cagna si leva il problema alla radice”) o la misera prospettiva politica di Jovino Novoa, che dichiarò, riferendosi al rifiuto del polo oppositore ad approvare la finaziaria, che “non possono eludere i loro obblighi nascondendosi dietro le sottane di una dirigente scolastica”.

Infine un altro breve passaggio tradotto, dove interviene direttamente l’avvocata Lagos:

“Nei momenti di mobilitazione sociale, le domande delle donne hanno sempre teso a rimanere indietro. Ad esempio, oggi c’è una domanda comune per l’educazione gratuita e pubblica per tutti, che si antepone al fatto che i collettivi di donne alzino le proprie bandiere. Insomma, è necessario che in movimenti come questo… focalizziamoci sul fatto che le manifestazioni di violenza statale hanno come obiettivo reprimere le donne attraverso la violenza sessuale, come per inviare il messaggio: “ a te donna questo spazio pubblico non ti appartiene, ti punisco, punisco il tuo corpo per punire tutte le donne e mandare il messaggio che l’incursione nel mondo politico non ti appartiene”, ristabilendo l’ordine di genere che sempre ha dominato e che come femministe vogliamo sradicare. La repressione si produce sul corpo della donna”.

Personalmente a chi in questi giorni si sta interrogando sul senso della riappropriazione, ma soprattuto della presenza attiva e dirompente del corpo delle donne nelle lotte contro i poteri che ci opprimono penso che questo possa risultare un ottimo spunto di riflessione.

Se qualcun* avesse voglia di portare avanti la traduzione scriva a fikasicula@grrlz.net perché vale la pena condividerla. Se avete fonti migliori sulla prima parte riguardante le denunce appena rese pubbliche segnalatecele, grazie.

Posted in Corpi/Poteri, fasintranslation, Fem/Activism, Omicidi sociali, Personale/Politico.