Questi giorni di vacanza per alcune non sono affatto una vacanza. Prendi la mia amica, vive in Sicilia, in questi giorni si radunano presso i parenti altri parenti e tutti assieme appassionatamente ripristinano le sane abitudini familiste in cui le donne cucinano (dall’alba) e gli uomini escono a comprare il giornale, fare due passi in piazza, a procurare i viveri (non a caccia ma al mercato del pesce o al supermercato).
Si prepara di tutto e di più mentre qualcun@ riesce a svignarsela con la scusa che ha da badare ai bimbi che hanno taaaanta voglia di andare in spiaggia. Estremo sacrificio che rimanda una cura barattandola con un’altra cura. Mai libertà piena, la possibilità di esercitare la scelta in cui si dice “e che cavolo, se hai fame mangia, sennò prepariamoci una pasta con due pomodorini freschi e poi si riposa tutti quanti”. Invece no.
Il rito si compie anche quando il capofamiglia, capotavola, distribuisce gli alimenti oculatamente preparati da mogli, figlie, sorelle, zie. In estrema sintesi poi, al lavaggio piatti e allo sparecchio talvolta aiutano anche gli uomini. O per lo meno ci provano. Ma se un uomo si avvicina all’acqua subito un altra donna avanza dicendo che “no, non li puoi fare tu, questo è compito mio” mentre il marito della donna guarda male l’altra perché ha lasciato che il suo compagno si avviasse impunemente verso il lavabo senza vergognarsi neanche un po’…
E’ tutto un po’ così nelle vacanze in famiglia che si fanno da quelle parti. E’ bella la famiglia. Tanto bella. Tanto cari anche i parenti. Ma che due palle, però. 🙂
ancora altri commenti da fb:
Sara:
Ah, non lo dico per far polemica, ma perché, ogni volta che penso all’universalità del fallocentrismo, mi vengono i brividi…
Luciano:
ma facciamoci due risate su (sappiate però che è tutto vero!)
http://www.youtube.com/watch?v=0TJQR6R4B7I
Fiore Calabro prima puntata
Alessandro:
A casa cucino io 🙂
Tatella:
parenti serpenti…..
Rita:
E’ sufficiente dire NO!!!
Clelia:
beh, ma come dici tu é una donna che dice all’uomo: “no, non li puoi fare tu, questo è compito mio”!!!DUNQUE?Se questo é ció che le donne in Sicilia vogliono,perché lamentarsene?
Cheti:
manfatti la parità delle scatole tocca fa il doppio di prima!!!!
Cinzia:
e tutto ciò non avviene solo in Sicilia..
Guido:
la “cultura”(in realtà è subcultura)di certe zone della sicilia è il vero motivo dell’emigrazione di tante persone per il mondo.
Sara:
ma davvero pensiamo che certi stereotipi ci siano solo in Sicilia? Ma non abbiamo imparato niente dalla campagna “Violenza sulle donne”? O pensiamo che abbiano scritto solo donne siciliane? Lungi da me il desiderio di polemizzare, lo dico perché non bisogna abbassare la guardia, mentre circoscrivere il problema lo ridimensiona.
Lucia:
Cavolo sembra il ritratto di casa mia giù! Mio padre sempre in giro, mia madre sempre a cucinare e mettere in ordine. Quello che non dite, però, è che poi le donne in casa comandano come generali e i mariti li fanno filare! E in fondo, se n
essuno si lamenta, forse sono felici così. E poi la sera i miei escono sempre, e lì ci si diverte insieme. da notare: io non sono così e quando mi battte la fiacca non cucino neanche una pasta aglio e olio.
Delfina:
ma davvero è ancora così????
Rossana:
La stessa cosa mi è successa a Cesano Maderno, in una famiglia di puri brianzoli!!
Sara:
per fortuna ho sposato un uomo che mi rende libera—
Carol:
il problema non sono più gli uomini, qui c’è da svegliarsi una volta per tutte, la libertà non è maschio o femmina, i doveri verso la famiglia (figli) sono una cosa, la libertà di fare ciò che si vuole è un’altra, in situazioni come questa non si vede la libertà degli individui, si vede quella di alcuni e non di altri.
Maria:
ma ogni universo maschilista si poggia su un suo riflesso, composto da donne che pensano che sia quello il solo mondo possibile…occorrerebbe partire da questo.
Maria:
Sara…ma se attendi che sia un uomo a renderti libera forse non sei libera per davvero…ovvero ti hanno concesso dei diritti come fa un re a un suddito, scusa non è per offenderti affatto ma semplicemente le parole alle volte dimo
strano quanto ancora c isia da fare, non voglio offenderti davvero, nemmeno attaccarti, non è mia intenzione però il tuo commento mi ha fatto riflettere molto…io sono libera perchè mi sono liberata…
Mary:
E’ l’esatta descrizione dei pranzi in famiglia che mi propinavano in giovine età, con le bambine iniziate alla pratica dello schiavismo culinario con la scusa di “aiutare mammà” mentre i cugini maschi giocavano con le pistole ad acqua e a b
each volley in spiaggia. Il tutto condito dall’immancabile “il caffè che hai preparato fa schifo” dello zio convinto di essere simpatico, sotto lo sguardo di mammà che ovviamente vorrebbe dire qualcosa ma NON PUO’, non col fratello maschio (non che l’abbia mai picchiata o altro. E’ una cosa schifosamente mentale). Infatti non vedo più la mia famiglia da quando ho potuto avere scelta.
Grazie ma no grazie. E il caffè te lo fai da solo.
Alessandra:
evito i pranzi familiari, soprattutto delle famiglie di quelli in cui la “matrona” si attende che, essendo io l’ospite ed avendomi sfamato la famiglia, dopo debba per lo meno forzatamente offrirmi di sparecchiare, cosa che nessuno si aspetta dal mio compagno…a casa mia ognuno sparecchia il suo piatto ed a turno facciamo i piatti, quindi in queste situazioni fatico di più.
:DDD
io lo faccio un paio di volte l’anno ma più per il mio babbo, mio amico, complice di mille battaglie personali e politiche, che, alla sua veneranda età, quando ci vediamo cucina il sugo, pulisce le verdure, per me e si spina tutto, di prima mattina, per andare a raccogliere e sbucciare i fichi d’india perché sa che mi piacciono. Ed è tenero e lo vedo felice di stare con i parenti accanto a celebrare la sua ospitalità. Dopodiché le dinamiche di branco sono le stesse ovunque. Mi sono ritrovata a cucinare per un tot persone in famiglia o in un centro sociale. Certo lì la divisione dei ruoli è un po’ più (non sempre) diversificata ma sempre di lavoro di cura si tratta.
Ma poi vuoi mettere le risate, con il babbo che vorrebbe nutrire tutti via endovena per gentilezza e con zio e cugino che vengono a caricarti di peso per spostarti dalla zona lavabo perché i piatti vogliono lavarli loro? Da me poi c’è una significativa inversione di ruoli. Alla brace sta mia madre che ha le mani d’amianto e fin dai tempi dei tempi mi sono chiesta come diamine facesse a non avere mai una bolla sulle dita dopo averle immerse sulla brace per girare e rigirare alimenti vari.
E vuoi mettere il parente berlusconiano che cucina la vivanda che il babbo di sinistra accoglie poco e con una smorfia, in quanto scelta politica, mentre prende quello che hai cucinato tu come segno di approvazione in un dibattito a tavola che vede berlusconiani vs figli/e di sinistra? :DDD
ve la racconterò. ma è vero quello che dici tu. vero quando non hai ristabilito alcune regole in casa tua e quando tutto diventa obbligato.
Strabaci e divertitevi 😀
Ahahahah, è davvero così, uguale ugualissimo. Letto con il sorriso sulle labbra.
colpa di chi non dice “qui ci sono i pomodori, conditeli come meglio preferite”. e chi se ne frega di chi rimane a bocca aperta di fronte a questa frase. io faccio così, e non ho bisogno di nessuna scusa per svignarmela con il bambino. me ne vado a mare e basta, piuttosto ci sono gli-le emigrati-e che tornati in terronia pensano che tutto sia dovuto, comprese le abbuffate di cibo cucinato da altre, piatti lavati da altre e casa pulita da altre, perchè che vuoi, ci si deve pur riposare quella volta l’anno che si torna al sud, vero?
commenti da fb (http://www.facebook.com/FemminismoaSud):
Livia:
come le vacanza in camper, dove quasi sempre la donna fa le cose di tutti i giorni: cucina, lava, sistema…
Osvalda:
ma non è un problema del Sud…..poi le cose stanno cambiando, anzi in parte sono cambiate
Gianluca:
Che tristezza 🙁 Livia: Noi le vacanze le facciamo in camper, e non è cosi, per noi almeno… 😉
Cinzia:
Da persona geograficamente vicina, non posso che concordare. Ma sono felice di aver imposto il regime della bruschetta a casa mia in estate, e di aver insegnato a mia madre che se accetta un po’ d’aiuto non è meno brava, ma solo più rilassata 😉
Anna E Marco:
purtroppo siamo noi donne che scegliamo queste cose e poche si oppongono. Se avessimo il coraggio di alzare la testa e a non aver paura di quell essere chiamato uomo..le cose andrebbero diversamente. Ma noi siamo le prima a dire: e` compito mio! Bisogna educare i figli da piccini che maschi e femmine siamo tutti uguali e abiamo due braccia e due gambine per lavorare… La casa e` di tutti.
Debora:
è per questo che ho abolito tali vacanze…se mi vogliono vedere salissero su loro una volta tanto…IO non sono la schiava del mio uomo nè tantomeno degli uomini delle altre XD
Jasmine:
L’unico consiglio che credo che nella mia vita o preso sul serio e alla lettere è quello della mia santa prozia, che nonostante la sua veneranda età ha una mente aperta e progressista, un giorno mi ha detto:
vivi sola non ti sposare fino a quando cominci a essere vecchia per restare sola a casa, dopo di che sposati pure.
Nicoletta:
Comportamenti atavici e, quindi, duri a morire! Ma diciamoci la verità: spesso siamo noi donne a fomentare tutto questo, siamo noi a voler rendere dipendenti gli uomini da noi e poi, dopo averlo fatto, a lamentarcene!
Sara:
sono d’accordo con Osvalda. Più che un problema circoscrivibile geograficamente, è una piaga culturale troppo diffusa, che va contrastata educando figli e figlie senza ricorrere a stupidi stereotipi. ANche i maschietti hanno due braccia, no
? Perché non dovrebbero usarle per le faccende domestiche? Ma davvero esistono mansioni da maschio e altre da femmine? A casa nostra, i servizi, compresa la cura della nostra bambina di un anno, li fa chi può o ha voglia. Io o mio marito è lo stesso. Nessuno dei due dice all’altro: “Fermo/a, questo è compito mio!”
Colubrina:
a casa mia cucino solo io.. ma per spirito di sopravvivenza, il mio moroso ci avvelenerebbe al primo colpo 😀 per il resto facciamo assieme.
Luciano:
a volte ci si sceglie da sole di che morte morire. Bisogna avere il coraggio di alzare la testa, che poi, voglio dire, non è che ci vuole molto. Invece che lagnarsi di quanto è ingiusto il suo ruolo ed il suo marito, cominciasse la tua amica siciliana a mandare affanculo entrambi ed a rifiutarsi di fare la serva di tutti. Magari potrebbe pure avere la sorpresa di vedere il marito imparare a cucinare e a fare la lavatrice etc. Ma tanto spesso invece le donne che si comportano da serve, meridionali soprattutto, sanno bene che persone incapaci o disabituate a fare qualsiasi cosa in casa in realtà forniscono un grande potere, spesso quasi il solo che gli è rimasto, all'”angelo del focolare”. Se fossi io l'”angelo del focolare” non te li immagini i calci in culo che gli darei ai maschi incapaci perfino di farsi un uovo in tegame o di cucirsi un buco in un calzino, milioni di calci nel culo. (per la cronaca sono calabrese so di cosa parlo)
Sara:
io sono meridionale e non ho mai fatto la schiavetta di nessuno. Da un lato, magari i “ruoli” entro cui si confinano maschi e femmine fossero così ben rintracciabili geograficamente! Si potrebbe intervenire più facilmente in aree delimitate… Non per niente un certo John Lennon cantava: “Woman is the nigger of the WORLD”. Figuratevi, non dell’Italia, ma del mondo intero (e aveva ragione. Anzi, sfortunatamente, è una canzone fin troppo attuale).
Angela:
sono un 4 anni piu o meno che in casa ci rifiutiamo d’incappare nei pranzi schiavisti…dove ormai è solo tutto un dovere,dovere per il parente accettare l’abbuffamento patriottico,ed un dovere per il padrone di casa invitare a pranzo i parenti in visita estiva.