Skip to content


London calling: le Olimpiadi di Olimpia

Ci siamo. Finalmente sappiamo il colore del copricapo della compagna Lizzy, donna per cui provo una forte simpatia umana; non credo abbiamo nulla in comune, se si esclude il gusto dell’orrido, ma lei ha quell’atteggiamento alla ”chemmenefotte” che la mette una spanna su un Monti-Prodi-Berlusconi qualsiasi.

Ebbene confesso, la sua visione è un malox che mi calma i bruciori di stomaco portati da quest’attesa da salone di bellezza. Immagini patinate, voti alla ciccia, chiappe al vento e flirt estivi. Lo sport preferito in Italia applicato alla kermesse sportiva per eccellenza.

E noi? L’evento dell’anno, carico di rosa ed attese, truccato con un rosa “furbetta” per attirare chiunque nel proprio calderone e noi potevamo esimerci? Potevamo “bucare l’evento”?

No, sarebbe stato sacrilego: vi pare che potevamo rifiutarci di partecipare a questa caccia al tesoro mediatica, alle vere gare olimpioniche dopo che, con tanto impegno, la stampa “istituzionale, Gazzetta, Repubblica e Corriere si sono così impegnate a farci la griglia?

Prima gara, imprescindibile ed imperdibile da tutto il mondo cerebral-free, è quello di “Culetto d’oro”, Sono atlete? Che palle, ne parleranno con i loro allenatori: chi scrive per la Gazzetta o gli altri giornali su citati non può non sapere che lo sport è roba da maschi.

Non vorrete davvero che si prenda in considerazione la sforzo di preparazione all’evento, di queste ragazze? I loro colleghi maschi, quelli si sono dei totem intoccabili, a loro viene spontaneo di chiedere della crisi economica e delle ricette di Keynes ed aspettarsi una risposta, loro sono i fari guida per milioni di giovani, ma alle atlete che chiedere?

Al massimo, dopo averne analizzato a più riprese le pieghe dei glutei, ci si potrebbe conversare,là dove fosse il caso, di creme anti-smagliature. In fondo l’indicazione è quella, lo sport è “muscolo”, i glutei sono muscoli, i glutei sono il culo, lo sport è culo.

Seconda gara che ci tiene col fiato sospeso: chi conquisterà il principino Hanry? Si,quel genio delle feste in camicia bruna, il “roscio” dalla svastica facile. Stando alle soffiate sempre de “La rosa” e di altri giornali sportivi specialistici, tipo “Novella 2000”, ”Gente” e “Chi”, lì abbiamo ottime chanches: pare che il nobil fucile sia affascinato dai safari tra le dune del beach volley, e li, la monta delle nostre gazzelle sia piuttosto alta, pazienza, poi, se come atlete sono anche molto preparate, al punto di poter aspirare ad altre medaglie da portare a casa che non siano seme regale:si sa, nessuno è perfetto.

Ultima nota, in attesa di risvolti più succosi: la nostra porta bandiera. Bisogna ricordare che si tratta di una seconda scelta: la prima, la Pellegrini, antipatica, forse, ma atleta sicuramente antepose al giro d’onore la gara del giorno dopo.

La bandiera è un onore, ma io sono qui per vincere, non per fare sfilate. La Vezzali, anche lei a Londra per vincere, ha un altro stile: é quella che disse a Berlusconi “Presidente, dico davvero, da lei mi farei toccare”, e tutto nel tempio pagano di Vespa. La Vezzali non è “sbagliata”, tutt’altro, la Vezzali è Italia come lo siamo noi. La vezzali non è la nostra porta bandiera: la Vezzali è la bandiera stessa.

Continua… Forse.

Leggi anche:

Gazzetta dello Sport e sessismo (atto secondo)

Gazzetta dello sport e sessismo

I voyeur sessisti delle cronache sportive

Posted in Satira.