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“Fare rete” non è “creare recinti”!

C’è differenza tra tessere una rete e creare un recinto, una prigione, anche culturale. Secondo me questo è quello che fanno alcune donne che in nome della trasversalità rinchiudono dentro il recinto le altre e le usano per i propri scopi. Elettorali, prevalentemente. Perché la tentazione di creare recinti, anziché reti, cordoni di protezione per lager protetti in cui ti invitano a rinchiuderti spontaneamente in nome del nemico che sta là fuori, è forte in ogni dove.

La rete è rete se rimane aperta ma con confini precisi. Dove le gerarchie non si incrociano e i fascismi non stringono il cerchio. La rete è rete dove le mani che la tessono non ordiscono trame oscure ma semplici relazioni fatte di partecipazione dal basso, di riconoscimento reciproco, di valorizzazione del lavoro di tutte e di volontà di guardare al futuro.

Mi fa ridere l’accusa della ghettizzazione quando qualcun@ spiega che la rete è rete se pone obiettivi precisi. E’ rete autodeterminata dove il collante è la volontà di restare, stare insieme e andare avanti e non quella che si realizza per condizione di paura, timore del nemico esterno.

Prendi Snoq: la prima volta si è legata ché là fuori c’era Berlusconi, poi ci fu l’uomo violento in quanto tale, brutto e cattivo, poi c’è l’intenzione di far pensare anche a me che le quote rosa avrebbero un senso. Dove per quote rosa sta la felicità di sapere che a fare una riforma del lavoro di merda è stata una donna invece che un uomo. Che bellezza!

Non so. Volevo dire solo questo, oggi. Altro non mi viene in mente. Non so se è una osservazione intelligente ma mi sono scocciata di sentirmi dire che quelle come noi che non vogliono avere a che fare con le fasciste sono settarie. Settarie un paio di ovaie.

Prima imparate a fare rete per davvero. Imparate a fare “partecipazione dal basso” invece che a far piovere dall’alto documentoni e pensieri sparsi di dominio sull’universo intero. Imparate che non esiste la plebaglia “femminista” che risponde al richiamo delle aristocratiche. Imparate che esiste un conflitto di classe e che i miei motivi non saranno mai i tuoi. Imparate che fare rete è una cosa seria. Poi, forse, chissà quando, ne riparliamo.

Posted in Anticlero/Antifa, Critica femminista, Pensatoio.


One Response

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  1. Irène says

    Condivido appieno. Non credo che avere delle ovaie e un utero faccia di una persona una donna. E’ la consapevolezza del percorso storico-sociale-economico e culturale che porta ad una società aliena e tossica votata al suicidio ma che nel contempo fà morti materiale e “spirituale” tutto intorno, che nega dignità umana a tutti. E’ la presa di responsabilità nel decidere di lottare questo stato di cose per se e per un senso etico più largo e generale, direi collettivo. Ho visto da fuori i confini la manifestazione delle donne credo si chiamasse se nn ora quando dove si mescolavano le donne quelle si che lavorano, producono beni e persone (figli) ma che sono prive di tutto a partire della più elementare forma di dignità. Si, le donne per le queli ogni giorno è una guerra e un kilo di merda da ingoiare ma con lo sforzo di restare dritte e a testa alta, bah queste donne mischiate assieme a delle femmine fasciste, borghesi a quelle stesse che avevano appoggiato tutte le misure economiche politiche e sociali di smantellamento di diritto e di conquiste che permettevano un minimo di vita possibile per noi tutte (asili nido, diritto al lavoro, ed an un lavoro dignitoso, servizi sociali, etc ). No, hai ragione nessuna commistione con padrone e fasciste, la catena non s’indora, la si spezza. La soluzione non è diventare padrona, ma eliminare la logica che vede padroni che campano sul lavoro degli altri e che fanno della divisione di genere e del patriarcato un modo per piegarci tutti ad un livello sub-umano garantendosi cosi’ un dominio ab eterno. Il femminismo o è antifascista e anticapitalista o non lo è affatto !!