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Video sui Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie)

da Fortress Europe:

Un bambino di cinque anni che si ostina a chiedere alla mamma dov’è finito papà e perché non torna più a casa. Le mani di un ragazzo innamorato che tremano scosse dalla rabbia in una gabbia, un attimo prima della rivolta. E il limbo di un uomo che da ex prigioniero si prende cura degli amici ancora dietro le sbarre, contando i giorni che mancano alla loro uscita. Sono le storie di Kabbour, Nizar e Abderrahim. Tre nomi per raccontare le vite che stanno dietro alle statistiche della macchina delle espulsioni. Così la regista Alexandra D’Onofrio prova a ribaltare l’estetica della frontiera. Affinché inumeri del Viminale tornino a essere uomini e donne in carne e ossa. Con una storia che va oltre il Cie, che ha un prima e un dopo, un dentro e un fuori la gabbia. E con un dato universale, che sia l’amore, la paternità o la solitudine, in cui tutti noi ci possiamo identificare per avere la certezza che nel 2012 viaggiare non è e non può essere un reato.

Qui trovate le schede e i trailer dei film:
L’Amore ai tempi della Frontiera (20 minuti)
La fortuna mi salverà (18 minuti)
Papà non torna più (15 minuti)

Regia e riprese: Alexandra D’Onofrio

Con la collaborazione di Gabriele Del Grande

Montaggio: Antonio Augugliaro

Post produzione audio: Tommaso Barbaro (Redrum Murder) 

Musiche originali: Dissòi Lògoi

Realizzato con il contributo di Open Society Foundation

Alexandra D’Onofrio, regista e antropologa, è nata a Londra da madre greca e padre italiano. Laureata in antropologia alla School of Oriental and African Studies di Londra, è conduttrice di laboratori di teatro dell’oppresso e ha collaborato con la scuola di italiano Asnada a Milano. Prima de La vita che non CIE, ha realizzato il corto Senso (premio Vita al Milano filmMaker 2007) e l’audio-documentario fotografico Caught in between Darkness and Light sul viaggio verso il Regno Unito di un gruppo di rifugiati partiti da Milano e bloccati a Calais. Attualmente lavora presso l’Università di Manchester a un dottorato in antropologia visuale e teatro applicato sull’immaginario delle migrazioni.
Per contattarla: alexandra.donofri[at]yahoo.it

Posted in Omicidi sociali, R-esistenze, Vedere.