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Napoli: istituito il registro delle Unioni Civili

Riceviamo e volentieri condividiamo questo contributo: Buona lettura!

di Eva Fasano

Talvolta gli enti locali sono più veloci del governo centrale ad affrontare certe tematiche fortemente sentite dalla società civile.

Già a partire dagli anni novanta alcune Regioni e alcuni Comuni italiani hanno approvato e poi realizzato i Registri delle Unioni civili, piccolo passo verso la parità di diritti tra coppie sposate e coppie non unite dal matrimonio.

Alcune Città italiane oggi provano a fare di più: il 13 febbraio 2012 il Consiglio del Comune di Napoli ha approvato il regolamento per l’istituzione del Registro delle Unioni Civili. Il provvedimento è stato votato a larga maggioranza (33 sì, 3 no – Guanci e Lanzotti del Pdl e Santoro del Terzo polo – e 4 astenuti – Capasso, Nonno, Pasquino e Palmieri), nonostante l’opposizione del Cardinale Sodano che, dopo essersi inizialmente astenuto dal fare qualunque commento, come converrebbe che le istituzione religiose facessero di fronte alle legittime richieste di modernità e tutela di certi diritti da parte della società civile, ha affermato “Le unioni di fatto? Sono come le borse vendute dai cinesi: nessuno le pagherebbe come autentiche perché sono un´altra cosa. E così è per le unioni di fatto: non sono una famiglia, sono, appunto, un´altra cosa”.

Il provvedimento del capoluogo campano è particolarmente importante per “l’estensione dei diritti, per la piena libertà degli individui e la completa attuazione dell’articolo 3 della Costituzione. In particolare l’atto deliberativo, oltre alla nascita del registro, prevede il riconoscimento dei diritti civili ‘fino a quando persiste la situazione di convivenza a prescindere dal sesso dei conviventi”.  E ancora, il Registro, definito documento storico dal Sindaco De Magistris, “serve a riconoscere diritti e doveri, compreso la partecipazione a bandi pubblici, a tutti quelli che scelgono di stare insieme in condizioni diverse da quelle della maggioranza delle persone”.

La deliberazione del 7/06/2012 afferma che “L’iscrizione può essere richiesta da persone non legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o curatela, ma da vincoli affettivi, residenti anagraficamente da almeno un anno nel Comune di Napoli e coabitanti dallo stesso periodo di tempo, per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale”. Questo si traduce nel riconoscimento delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, e delle famiglie monoparentali. Inoltre tale registro consentirà il conferimento della cittadinanza simbolica ai figli degli immigrati nati a Napoli ai quali sarà assegnata anche una carta dei servizi per accedere a tutte le prestazioni che il Comune garantisce ai bambini napoletani.

Il provvedimento è stato accolto non senza polemiche, ma i commenti entusiastici nemmeno sono mancati, soprattutto da parte della comunità LGBT che da tempo attendeva un tale atto di civiltà. Pertanto, lo scorso sabato 30 giugno, il Registro delle Famiglie Affettive e delle Unioni Civili è stato festeggiato in concomitanza con l’annuale manifestazione Napoli Pride per i diritti di lesbiche, gay e trans, patrocinato, tra gli altri, dalla Regione Campania, l’Università Federico II, Anci e Confcommercio, solo per citarne alcuni. La partecipazione cittadina è stata notevole, civile, entusiasta e soprattutto senza barriere anagrafiche e culturali. Assieme alla comunità LGBT hanno infatti sfilato lavoratori precari, studenti, immigrati, anziani, coppie etero e singoli entusiasti, tutti in marcia per la Città in un lungo corteo guidato dal Sindaco De Magistris, con collana di fiori colorata al collo.

Questa volta i fatti stanno a 1 e le chiacchiere a 0.

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