Skip to content


Firenze e la Pontina Pack: “No grazie, noi il caffè lo beviamo amaro!”

Dalle Donn(ol)e una segnalazione di cui leggete in basso.

A me viene da dire che:

– Qual è si scrive senza apostrofo;

– e chi l’ha detto che sia normale ammazzare una “maiala”;

– si può mettere in piedi lo sciopero dello zucchero (portatevi del miele da casa);

– quando in un locale pubblico vi si presentano con quella bustina dite al barista/gestore che non andrete più lì a comprare alcunché, perché la responsabilità della diffusione di simili luoghi comuni e di una simile mentalità è di tutti e tutte: di chi commercia, di chi scrive, di chi compra, di chi veicola in silenzio e di chi non si lamenta quando c’è da zuccherare il caffè.

Una campagna del tipo: “No grazie, noi il caffè lo beviamo amaro!” non sarebbe male.

Ed ecco l’appello di Libere tutte, Firenze:

Circola da qualche tempo a Firenze (e forse anche altrove) una bustina di zucchero con questa scritta:

«QUAL’E’ IL COLMO PER UN MACELLAIO? AVERE LA MOGLIE MAIALA E NON POTERLA AMMAZZARE».

A produrla è Pontina pack che si presenta come «Azienda specializzata nel confezionamento di zucchero in bustine personalizzate. Bustine monodose in formato tradizionale o stick per addol­cire e colorare la vita».

Segnaliamo che in rete circola l’appello – partito da vari gruppi di donne – a tempestare la Pon­tina pack (info[at]pontinapack.it) di messaggi simili a questo:

A Pontina Pack,

grazie all’associazione Trama di Terre siamo venute a conoscenza del fatto che la vostra soci­età ha messo in commercio bustine di zucchero per locali pubblici sui quali è riportata la battuta “Qual’ è il colmo  per un macellaio? Avere la moglie maiala e non poterla ammazzare”.  In un paese dove l’omicidio e la violenza nei confronti delle donne — italiane, migranti (nei CIE e fuori), trans, prostitute…-sono azioni quotidiane, ripetute, istituzionalizzate, taciute (o raccontate con toni  di cronaca nera che rasenta il gossip), una barzelletta del  genere riportata “innocua­mente” su una bustina di zucchero rivela non solo l’onnipresenza della violenza nel linguaggio, in particolare quello comico, ma anche la tranquillità con la quale si può scherzare  nel sottin­tendere che, di fatto, macellare una donna è un gesto giustificabile  se il suo comportamento è tale da provocarlo.

Questo zucchero non ci fa sorridere, ci fa solo rabbia.

Vi chiediamo, almeno per rispetto delle troppe vittime della violenza maschile contro le donne, di ritirare le bustine dal mercato.

Cordiali saluti

Posted in Critica femminista, Fem/Activism, Iniziative, Pensatoio.


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Monsieur Colette says

    Confermo che anch’io, a Vicenza, non l’ho trovata quella bustina e spero anche non arrivi mai. Invece del miele, portatevi lo zucchero di canna (io faccio scorta di bustine nei bar,sempre comode da avere con sé. 😉 . Condivido anche che non è affatto normale ammazzare una maiala. E mi chiedo: perchè se la moglie è fantasiosa nel sesso deve essere “maiala”(sorvoliamo sull’uso specista della parola)? Non può semplicemente vivere la sua sessualità?

  2. Patrizia says

    Dalle mie parti (provincia di Vicenza) tale bustina per fortuna non si è vista.
    Ho mandato il messaggio all’azienda… vediamo come risponderanno… intanto condividiamo tutt@!