Su La Stampa.it c’è una immagine sfocata di un uomo vestito con giacca, camicia, casual, pantalone, che sta fermo ad aspettare, poi aziona il comando per fare esplodere le bombole del gas, guarda le ragazze bruciare, si gira e se ne va. Lo descrivono come un uomo di età superiore ai 50, italiano, e il tg2 chiarisce che pare sia stato identificato (ed è ora ricercato) da alcuni cittadini (sulla pagina di BrindisiReport si trova la foto non occultata). Leggiamo anche di notizie che sembrano cronache dal medioevo… lo stiamo braccando, lo stiamo braccando, l’uomo zoppo dalla mano monca… e vai di descrizioni che ci lasciano già empatizzare con lo stragista di Brindisi.
Avevamo detto che non si trattava di mafia, immaginavamo si trattasse di un solo uomo, come oggi dice la procura che parla dello stragista italiano come di un uomo ben vestito e arrabbiato con il mondo. Dunque? Chi è? Un uomo vendicativo? Un pazzo? Uno che vuole segnare il presente con la sua folle ideologia? (Columbine? Casseri? Lèpine?) Un misogino? Uno di quegli uomini che oggi si fingono vittime anche quando sono carnefici? E se così fosse scommettiamo che per lui, chiunque sia, ci sarà subito un copione ben scritto che lo descriverà come un uomo provato, disperato, quasi giustificato a compiere il suo gesto?
E’ terrorismo, certo, di cui ancora non si conoscono ufficialmente le motivazioni, ma essendo, come dice la procura, un uomo solitario pieno di rabbia il punto è che pare strano non trapeli quel che deve trapelare mantenendo in vita tutte le false supposizioni (mafia inclusa) che giustificano lì la presenza dello “Stato” perché di certo giova questo teatrino, questo circo, questo specchietto per le allodole mentre l’italia va a rotoli. Può essere? E’ possibile che sia interessante che questo Stato si presenti forte e duro e puro mentre perde credibilità quando i padri di famiglia si suicidano e le donne non se la passano tanto meglio? Cosa c’è di meglio che uno shock da far durare quanto più possibile senza che l’impalcatura crolli miseramente di fronte al meno mediaticamente appetibile crimine, efferatissimo, commesso da un singolo?
Non mi riferisco allo Stato dell’inchiesta ma alla mistificazione mediatica, quella che andrà avanti almeno fino a che tutti sfileranno in passerella durante i funerali di Stato che saranno celebrati domani.
Tante domande e ancora nessuna risposta. Restiamo umane. Restiamo connesse. Per quelle ragazze. Perché nessuno abusi di loro, prima e dopo questa strage.
Ps: e smettetela di andare a rovistare nelle loro vite private. Fate veramente pena.
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Chiedersi “Perché” è un diritto, un dovere..Perché Mesagne è stata terra di colonizzazione di mafia, ma è una delle città che pratica nuove forme di economia negli spazi produttivi sequestrati alla mafia. Mesagne è una cittadina dal meraviglioso centro storico, con una pulsante partecipazione politica e religiosa. Ha avuto personalità religiose, dinamiche e critiche, e proprio dal ventre dell’Azione Cattolica sono usciti uomini (sì per lo più!) politici capaci di buona politica.
A Mesagne esistono associazioni che praticano stabilmente forme di cooperazione con il sud del mondo e contribuiscono direttamente a costruire forme collaborative e produttive. Continuo a ripetere Mesagne…e non Brindisi. Perché nel sud, da dove io scrivo, la scuola si raggiunge in città, e dalla provincia all’alba livida di ogni giorno si compie un variopinto esodo verso le città: Lecce, Brindisi.
La corriera! La corriera parte carica di gioventù, straripante di profumi e di sogni, da Mesagne. Questo aspettavano!
E l’attesa macabra era sul marciapiede di una scuola dove le giovani, ignare emigranti della cultura, si attardavano per acchiappare il trillo della nuova campanella di ingresso. Lì, ancora una volta sul marciapiede spazio mai finito di violenza antica e sempre rinnovata, il boia (sì certamente maschio) ha atteso il femminile prescelto. Corpi acerbi di giovani donne, bellezze fervide agghindate come l’inizio di ogni nuovo giorno richiede.
La scuola eletta è un istituto FEMMINILE intitolato ad una DONNA, Francesca Laura Morvillo Falcone, un dato anche questo. Nell’Istituto Morvillo Falcone come nella città di Mesagne, sono stati ospiti la sorella di Giovanni Falcone, il figlio di Aldo Moro, il missionario dei poveri di Korogocho Alex Zanotelli, il compagno di strada delle vittime di mafia d. Luigi Ciotti. Una scuola e una città impegnate nella PRATICA, altro sostantivo femminile, e nella CULTURA della legalità.
Sembrano parole e la prima attenzione, noi possiamo e dobbiamo rivolgerla alle parole e con le parole.
Permettetemi di elencarne alcune: strage – mafia – terrorismo – violenza – femminicidio. Se riteniamo valide e sensate queste parole, con una piroetta logica, si deduce che nessuna ipotesi di atto delirante di un singolo può essere concepito.
Nell’ipotesi, tutta da dimostrare – in Italia è più facile dimostrare che Maria fosse immacolata! – che l’evento di ieri mattina sia stato compiuto da un singolo, il cui identikit vaga tra tv e web come in un telefilm americano o in un videogiochi da playstation, comunque le parole sopravvivono.
Sopravvive la “strage”, perché una strage ha compiuto nelle intenzioni e nel risultato e l’ordigno costruito, con maestria e competenza, ha premiato il raffinato ideatore.
Sopravvive il “terrorismo”, perché terrore ha seminato laddove impera e aleggia la fresca intemperanza e la allegra incoscienza, tra i giovani. Terrore ha instillato nelle madri e nei padri che si ritrovano a dover compiere un atto di coraggio nel mandare le figlie a scuola. Ha iniettato terrore tra le donne, sì tra le donne pensanti, quelle che ancora osano fermarsi e vedersi come donne: LE DONNE HANNO PAGATO.
Sopravvive e vince il “femminicidio”, perché tutte le pseudo ragioni o le perversioni che si possono addurre a chiarificazione di un atto così mostruoso riescono soltanto a foraggiare la lunga lista di donne ammazzate per mano di maschio dall’inizio dell’anno. Una mano di maschio sempre più potente e tecnicamente esperta; sono i tecnici che tornano a dilaniare, a spadroneggiare i corpi e le anime delle donne. Questa volta, come è nella logica di un positivista pensiero moderno e maschile, si può aggiungere un nuovo livello nel videogiochi.
Sì, game over. Una morta a 16 anni, una con trapianto di torace e prognosi riservata a 16 anni, altre 7 strappate, scomposte, deturpate, compromesse: violentate! Allora il maschio ha posto a sé un nuovo traguardo. Ora però i marciapiedi sono “stanchi screditati malati di realtà”.
20/05/12 Graziella Lupo