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Alina, suicidata dal fascismo di Stato!

Alina Bonar Diachuk, ucraina, aveva 32 anni. Un giorno l’hanno presa e portata in un ufficio di polizia per l’immigrazione. Dentro c’era un tale che teneva una targa mussoliniana dal titolo “Ufficio epurazione” e una serie di libri antisemiti e dichiaratamente nazisti. Tra gli altri: Julius Streicher, Adolf Hitler e Julius Evola. Il dirigente dell’ufficio, Carlo Baffi, è stato sospeso e sono partite indagini perché il questore e tutti quanti dicono che quella, no, non è mica la questura degli orrori. Carlo Baffi, indagato per sequestro di persona e omicidio colposo, pare ritenesse le leggi sull’immigrazione troppo morbide.

C’erano due agenti che sorvegliavano Alina mentre era detenuta illegittimamente in quel commissariato. Cosa sia accaduto ad Alina non lo sa nessuno. Si sa solo che si è impiccata. I due agenti sono accusati di omicidio colposo e violata consegna perché giusto nel momento in cui lei si suicidava, nonostante vi fosse anche una telecamera di sicurezza, non si sono accorti, nei 40 minuti di agonia di Alina, di ciò che stava accadendo.

Trovate tutti i dettagli nella rassegna stampa di Bollettino di Guerra e poi ditemi se quelli sono gli uomini che dovrebbero “tutelarci” quando si parla di violenza sulle donne.

Non possiamo chiamare il suicidio di Alina un “femminicidio”, perché su questo oramai è Repubblica che detta le regole, ma io vorrei osare e dire che si tratta di un suicidio di Stato e come quello chissà quanti altri dentro i Cie e dentro le galere per motivi di cui non siamo a conoscenza.

Lo abbiamo visto già con Genova, con Bolzaneto, ora con i lager nazisti “legalizzati” e con questa gente che abusa del proprio potere per compiere la propria vendetta personale sulla base delle proprie ideologie discriminatorie e fasciste: il fascismo in Italia esiste e non c’è nulla che possa difenderci da esso salvo noi stess*. Perché questo fascismo è di Stato.

Buonanotte Alina. Buonanotte cara. La nostra rabbia e il nostro amore siano con te.

Per Alina:

Suicida, vittima di barbare leggi sull’immigrazione e di solerti ma giustappunto assenti impiegati di Stato.
Della banalità del male ed altri orrori.

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Storie violente.