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Sopravvissuta all’inquisizione ma per la prefettura è ancora una strega!

In Sardegna, precisamente presso il Comune di Siligo, vorrebbero intitolare una via a nome di “Julia Carta, majalza”, una donna processata due volte dall’inquisizione cattolica, sopravvissuta al rogo e che la prefettura però non riconosce come “esempio positivo” perché sostanzialmente vittima della chiesa cattolica. Non avrebbe “valore morale” stabilisce la prefettura, mentre i vari mussolini, sante varie canonizzate dalla chiesa eccetera ai e alle quali si pretende di intitolare le strade un valore morale ce l’avrebbero.

Ecco, questo è l’esempio di come si preferisce cancellare la storia quando la storia non fa comodo. In basso l’articolo sulla faccenda, per una volta riportato per intero, perché sembra una barzelletta e invece tutto ciò è un affare molto serio. Buona lettura!

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Da la nuovasardegna:

«Era una strega», negata l’intitolazione di una via a Julia Carta
La prefettura di Sassari ha risposto no alla richiesta del Comune di Siligo di intestare una strada del paese a una “majalza” vissuta a Siligo tra il 1596 e il 1606, processata due volte dall’Inquisizione per stregoneria, ma scampata al rogo

SILIGO. “Via Julia Carta. Strega”. Si può immaginare una targa così? Certo, niente a che vedere con il Vicolo d’oro di Praga, la via degli alchimisti, che cercavano di tramutare il ferro in oro per l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo. Ma dalle nostre parti una via in memoria di una strega non è cosa da poco. Negli ultimi mesi, per due volte, il comune di Siligo ha fatto richiesta alla Prefettura di Sassari di intitolare la strada a Julia Carta, “majalza” vissuta tra 500 e 600. La risposta, dietro il parere “vincolante” della Deputazione di storia patria, l’istituto che si occupa di queste materie, è stata negativa.

Chi era Julia Carta? Originaria di Mores ma residente a Siligo, fu processata due volte dal tribunale dell’Inquisizione tra il 1596 e il 1606. Denunciata dal parroco di Siligo Baltassar Serra y Manca, fu imprigionata a Sassari. Recidiva, continuò a esercitare come “hechizera”, cioè strega. Evitò il rogo anche nel secondo processo e di lei non si seppe più nulla dopo il 1614. «La prima risposta data dalla Prefettura è arrivata a fine 2011 _ dichiara il sindaco Giuseppina Ledda _. Certi di un abbaglio, abbiamo spedito una scheda con dati più esaustivi ma c’è stato un nuovo diniego». Nel frattempo Siligo ha avuto l’autorizzazione per altre vie.

«Le richieste per via Antonino Casu, carabiniere ucciso dalle Brigate rosse, per piazza Maria Carta, per la via Antonio Segni sono state accolte. Nella risposta Julia Carta è stata definita truffatrice _ continua il sindaco _. Forse c’è un pregiudizio alla base, partito dal termine “strega”. Non c’è stato dialogo, solo un chiaro “no”. A noi dispiace che ancora oggi i comuni non possano decidere di intitolare le vie a personaggi importanti. Chiederemo una relazione più approfondita alla Deputazione». Il caso è stato lanciato su Facebook: «Nel 2012 Julia Carta è stata processata ancora una volta ingiustamente» scrive il sindaco sulla bacheca di “Donne in carrelas”, gruppo che vuole dare visibilità alle donne nella toponomastica delle città.

Il presidente della Deputazione di storia patria della Sardegna è Luisa d’Arienzo. «Julia Carta è un personaggio che ancora oggi potrebbe dare indicazioni sbagliate, rappresentare un cattivo esempio _ dichiara D’Arienzo _. Non è opportuno dare il nome a una via a chi rappresenta un giro oscuro, a una donna che è stata perseguitata anche per questo, e che non è una martire. Non ci è sembrato un personaggio che avesse un valore morale, per queste motivazioni la risposta è stata negativa». L’autore dello studio più importante sulla strega Carta è Tomasino Pinna, docente di Storia delle religioni della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Sassari.

Pinna racconta i fatti nel suo libro “Storia di una strega. L’Inquisizione in Sardegna. Il processo di Julia Carta”. «Si tratta di uno studio storico-scientifico del 2000, un lavoro di anni _ dice Pinna _, che si basa su documenti raccolti a Madrid». Sul caso di Siligo Pinna è chiaro. «La via può essere intitolata _ sostiene _. Se si basa sulle argomentazioni date e sul mio studio, la giustificazione della Deputazione non regge».

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

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  1. Fede85 says

    Magari il signor prefetto teme il signor vescovo..e come si sa la cara chiesa cattolica è maschilista e sessista..non a caso tra le varie schiere di santi c’è il caro paolo di tarso( che non aveva di certo una bella idea sulle donne) o il caro cirillo di alessandria(che si dice sia stato il mandante dell’omicidio di ipazia)arrivando non so a josè maria escrivà e infine al nuovo beato giovanni paolo II..di che vi meravigliate quindi?

  2. maria says

    ehm… cioé ma siamo nel 2012 e ancora c’é gente che crede alle streghe? Che siano ralmente esistite? C’é, è come dire ‘non metteremo il nome di tal de tali a una strada perché era un unicorno’, e cioé semplicemente ridicolo.

  3. Monighèe says

    IL COMUNE E’ SILIGO.
    GRAZIE

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