Ci segnalano e volentieri condividiamo:
Comunicato Stampa:
MACAO
Se non ci fosse bisognerà inventarlo
È con piacere che dichiariamo aperto MACAO, il nuovo centro per le arti di Milano, un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura.Un luogo in cui gli artisti e i cittadini possono riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole per una gestione condivisa e partecipata che, in totale autonomia, ridefinisca tempi e priorità del proprio lavoro e sperimenti nuovi linguaggi comuni. Siamo artisti, curatori, critici, guardia sala, grafici, performer, attori, danzatori, musicisti, scrittori, giornalisti, insegnanti d’arte, ricercatori, studenti, tutti coloro che operano nel mondo dell’arte e della cultura.
Da un anno ci stiamo mobilitando, riunendoci in assemblee dove discutere della nostra situazione di lavoratori precari nell’ambito della produzione artistica, dello spettacolo, dei media, dell’industria dell’entertainment, dei festival e della cosiddetta economia dell’evento. A questa logica per cui la cultura è sempre più condannata ad essere servile e funzionale ai meccanismi di finanziarizzazione, noi proponiamo un’idea di cultura come soggetto attivo di trasformazione sociale, attraverso la messa al servizio delle nostre competenze, per la costruzione del comune. Rappresentiamo una fetta consistente della forza lavoro di questa città che per sua vocazione è da sempre un avamposto economico del terziario avanzato. Siamo quella moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare e senza essere nemmeno considerati interlocutori validi per l’attuale riforma del lavoro, tutta concentrata sullo strumentale dibattito intorno all’articolo 18. Siamo nati precari, siamo il cuore pulsante dell’economia del futuro, e non intendiamo continuare ad assecondare meccanismi di mancata redistribuzione e di sfruttamento. Apriamo MACAO perché la cultura si riprenda con forza un pezzo di Milano, in risposta a una storia che troppo spesso ha visto la città devastata per mano di professionisti di appalti pubblici, di spregiudicate concessioni edilizie, in una logica neo liberista che da sempre ha umiliato noi abitanti perseguendo un unico obiettivo: fare il profitto di pochi per escludere i molti. Oggi vogliamo restituire alla cittadinanza questo grattacielo, simbolo di quel sogno economico capitanato da grossi gruppi finanziari e tutt’ora nelle mani di uno dei più arricchiti e collusi burattinai della speculazione edilizia milanese.
Dalla primavera scorsa molti cittadini, artisti e operatori culturali hanno dato vita a esperienze inedite, attraverso pratiche di occupazione di spazi dismessi dal pubblico e dal privato, esperienze che stanno dimostrando di poter durare nel tempo occupandosi di cultura, territori, lavoro, nuove forme di economia e nuove forme di espressione dell’intelligenza collettiva.
Crediamo che la produzione artistica vada del tutto ripensata: dobbiamo prenderci questo tempo e questo diritto in modo serio e radicale, occupandoci direttamente di ciò che è nostro. Macao è questo, uno spazio di tutti, che deve diventare un laboratorio attivo in cui sono invitati i lavoratori dell’arte, dello spettacolo, della cultura, della formazione e dell’informazione. Qui artisti, intellettuali, esperiti del diritto, della legge e della costituzione, attivisti, scrittori, film maker, filosofi, economisti, architetti e urbanisti, abitanti del quartiere e della città, devono prendersi il tempo necessario per costruire una dimensione sociale, comune e cooperante. Abbiamo un sacco di lavoro da fare, dobbiamo trasformare queste parole in pratiche reali sempre più efficaci e costituenti di modelli alternativi a quelli in cui viviamo, e tutto dipende da noi. Occorre non dare per scontato nulla producendo inchieste competenti, dibattiti, analisi e momenti di confronto riguardo tutti i territori che producono disuguaglianze ed espropriazione di valore, non tralasciando le nuove forme con cui l’ideologia capitalista si sta travestendo. Occorre avere gioia e umorismo per trasformare questo impegno in un momento umano, collettivo e liberato. Occorre aver cura di questo spazio perché possa essere adatto a ospitare tutti. Occorre che in questo spazio l’arte e la comunicazione smettano di essere attività fini a se stesse, ma esplodano e trovino le loro motivazioni all’interno di questa lotta, costruendo nuovi immaginari ed esplicitando quale mondo vediamo.
Viva Macao e buon lavoro a tutti.
Siamo una rete di soggetti che stanno operando fianco a fianco all’interno di questa lotta: Lavoratori dell’arte, Cinema Palazzo di Roma, Teatro Valle Occupato di Roma, Sale Docks di Venezia, Teatro Coppola di Catania, Asilo della Creatività e della Conoscenza di Napoli, Teatro Garibaldi Aperto di Palermo.
La Torre Galfa, commissionata dall’imprenditore Attilio Monti, nasce come sede principale di una delle sue società “S.A.R.O.M.” (Società Anonima Raffinazione Oli Minerali), industria petroliera ravennate. L’impresa costruttrice è la SOGENE. Successivamente alla sua realizzazione diventa anche la sede della B.P. (British Petroleum). In segutio la BP preleva la SAROM e anche la torre. Il progetto di una nuova sede dall’impatto fortemente rappresentativo ed in grado di veicolare l’immagine dinamica del gruppo è associato al centro direzionale di Milano, alla metà degli anni Cinquanta oggetto di grandi attenzioni a partire dalla stesura definitiva del piano particolareggiato sulla base dello strumento urbanistico generale del 1953. In quel documento si riconosce nel nuovo centro una delle realizzazioni fondamentali per lo sviluppo della città. L’architetto Melchiorre Bega è chiamato nel 1956 a progettare un edificio a carattere spiccatamente direzionale che, con pochi altri, diventerà il riflesso di una stagione irripetibile e simbolo dell’evoluzione tecnologica, applicata all’architettura. I lavori di completamento della torre giungono a compimento nel 1959. Nel 1984, la Banca Popolare di Milano, acquista il grattacielo per una cifra di 30 miliardi di lire, nel 1959 per la sua realizzazione vengono spesi 2.5 miliardi di lire. Nel 2006 è stata venduta, per 48 milioni di euro, all’Immobiliare Lombarda, società del gruppo Fondiaria SAI S.p.A. (è un gruppo assicurativo italiano con sede a Torino controllato dalla famiglia Ligresti).
Ad oggi l’edificio è completamente vuoto e in stato di abbandono. Esiste un progetto di restauro della torre che non è mai partito. Il complesso è alto 102.5 metri ed è costituito da una torre di 33 piani complessivi fuori terra.
Scarica il pdf di M^C^O
Per raggiungere MACAO :
angolo tra via Fara e via Galvani
in metro con la LINEA GIALLA stop STAZIONE CENTRALE
LINEA VERDE stop GIOIA
tram 82