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Vanessa: per il Corriere l’assassino ha solo “fatto una fesseria”!

Quando ieri cominciò a circolare la notizia della morte di Vanessa inizialmente, come potete vedere dalla rassegna raccolta su Bollettino di Guerra, non si sapeva nulla, i giornalisti riempivano frettolosamente lo spazio bianco con accenni, ipotesi, e quelle ipotesi, chiaramente, non potevano usare un lessico diverso da quello sempre usato. Già scrivevano, spontaneamente, che “forse” si trattava di gelosia. Giustificavano il delitto d’onore ancora prima che qualcuno lo avesse detto. Poi arrivano i dettagli e allora con quella che prima fu una ipotesi e che poi diventa la principale tesi difensiva di un assassino ci si può fare un titolone e per avvalorarlo bisogna spiegare il perché della gelosia di questo pover’uomo perché altrimenti come si fa a suscitare empatia per quel femminicida e a stigmatizzare il comportamento della vittima?

Allora ecco che tra tutti spicca il Corriere che fa propria la versione di uno che ha ammazzato una ragazza che voleva lasciarlo, con la quale litigava spesso e per i cui litigi violenti era spesso stata chiamata la polizia, e quella versione la mette come prima notizia in home con un titolo enorme. Lei aveva, nientemeno che, chiamato l’assassino con il nome dell’ex fidanzato.

Facciamo finta che sia vero e che non sia frutto del parto di una mente che ha avuto la lucidità di ammazzare una ragazza, lanciarne il corpo da un cavalcavia e fare finta di nulla fintanto che non è stato messo alle strette, anche se per errore, giacché lei con quel fidanzato era stata assieme per tanti anni, lo avesse chiamato con quel nome è forse questa una ragione per ammazzarla? Ed è assurdo che se ne parli, che il Corriere lo scriva e che poi ipocritamente aggiunga sotto la foto una didascalia sul dolore straziante della madre (il padre invece non soffre?) ben attento a ritagliare ruoli che nemmeno negli anni ’50 si poteva fare di meglio.

Continua il Corriere e aggiunge il dettaglio morboso. Lo avrebbe chiamato con il nome dell’ex in un particolare momento di intimità. Ed è così che l’uomo con cui vivi si trasforma in assassino, come se avesse nel cervello una sorta di tasto che fa click senza che lui abbia deciso nulla.

Poi però si spiega che la ragazza stava per andarsene, voleva scappare e che lui l’avrebbe fermata e strangolata con un cavo elettrico e tanto per strafare il Corriere aggiunge anche la frase che banalizza tutto “ho fatto una fesseria” dice lui che in siciliano sta per “ho fatto una sciocchezza” perché ammazzare una donna sarebbe una banale sciocchezza e non un fatto gravissimo.

Ancora dettagli sull’interrogatorio, le lacrime del femminicida, il racconto a proposito degli indumenti che lei voleva portare via e che lui aveva rimesso a posto, fondamentalmente perché è un uomo ordinato, e sempre per questioni di ordine ha avvolto il corpo di Vanessa e l’ha lanciato da un viadotto ché una colf di sicuro non avrebbe saputo fare di meglio.

Leggetevelo tutto l’articolo del corriere, spegnete il senso critico e attivate l’empatia. Diteci verso chi questa fonte di informazione vi spinge ad averne. Verso chi vi spinge a dichiarare solidarietà. Quali molle della solidarietà di branco, tra uomini, tocca, solletica, per dirvi che in fondo potrebbe capitare anche a voi, che voi potete certamente capire e dunque non potete giudicare. E il punto non è che bisogna dipingere quest’uomo come un mostro perché i mostri non esistono e men che meno che bisogna aizzargli la folla contro per farlo linciare perché se accadesse lo difenderei anch’io. Il punto è che la violenza sulle donne, il femminicidio, ha una radice culturale, una legittimazione che deriva da una mentalità che giustifica queste azioni e le classifica al massimo come “fesserie”.

In siciliano quando si vuole dire di una persona che ha commesso un errore e che comunque bisogna averne comprensione si dice “fici ‘na fesseria” (ha fatto una fesseria) e se la classificazione è quella c’è ben poco da fare.

E’ fondamentale che i media non avallino una mentalità tanto retrograda e che a prescindere dalla narrazione della complessità devono smettere di essere così sbilanciati sempre a favore degli assassini. Questa giovane ragazza aveva tutta la vita davanti, aveva provato, voleva andarsene e lui glielo ha impedito perché la considerava una sua proprietà. Questo è femminicidio e di delitti come questo in Italia ce n’è più o meno uno ogni due giorni. Siamo a quota #54 dall’inizio del 2012.

Grazie alla mentalità anacronistica, ad una cultura che legittima la violenza sulle donne e grazie anche ai media e oggi ringraziamo soprattutto il Corriere. La prossima donna morta ammazzata gliela dedichiamo, così avrà un’altra notizia da prima pagina con la quale diffondere dettagli morbosi, insulsi e colpevolizzanti della vita delle donne uccise.

Ciao Vanessa e non prendertela. Là dove stai prova a ridere se ti riesce. Ci incazziamo noi al posto tuo…

Ancora un abbraccio ai genitori di Vanessa.

Ps: per chi si è concentrat@ sul titolo – volutamente provocatorio – specifichiamo che Il Corriere ha riportato le parole dell’assassino avallandole in modo assolutamente acritico. Dunque ne ha assunto le proporzioni e il parere. Il giornalismo è un’altra cosa. Questo è gossip di quart’ordine.

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio.


8 Responses

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  1. J.K. says

    Pessimo articolo, pessimo intervent. Sterile e pretenzioso. Rivela un’enorme dose di mala fede, oltre che una notevole incapacità di lettura e analisi di un testo.

    Le donne che hanno reso grande la battaglia femminista si staranno rivoltando nella tomba.

  2. Aldo says

    Indecente perorare la causa femminista nel modo osceno in cui ha fatto cybergrrlz. Vanifica gli sforzi di tante persone che nel femminismo credono (e di femminismo buono c’è ancora bisogno), rasentando la schizofrenia compulsiva giornalistica tanto da poter elevare l’articolo al grado di meravaneggianteinutilitàinternettianarubatempoallettoredipassaggio

  3. Tiade Furiosa says

    go.p.

    Non ho letto da nessuna parte che è una rivendicazione delle donne del sud, a parte nel titolo del blog ché una abita dove abita. E non avrebbe senso. Personalmente scrivo dalla Lombardia e credo che le donne, almeno di fronte a un problema come questo, non facciano certo differenza regionale.

    Giovanni

    È femminicido quando la prima causa di morte delle donne sono gli uomini e non il cancro, la malaria o il parto. Mentre le donne non sono la prima causa di morte degli immigrati né degli uomini in generale. È evidente a non voler chiudere gli occhi che il senso del possesso è ancora forte nel genere maschile come quando, prima delle conquiste degli anni 70 le donne non avevano personalità giuridica (cioè erano considerate soggette a potestà come i minori, gli alienati ecc.) ed erano ancora PROPRIETÀ indiscussa del padre, del fratello, del marito… come un soprammobile. Evidentemente nelle teste di certi uomini (che generalizzare è sbagliato) è ancora così. “O mia o di nessuno” con diritto di vita o di morte. Il “delitto d’onore”, contrariamente a quanti credono, è stato soppresso solo negli anni 80 ma evidentemente non nei cervelli di certi “maschi” degni di un branco.

  4. Giovanni says

    “Non è cronaca è femminicidio” titola proprio quel fatto quotidiano che qualche volta ha fatto storcere il naso a qualcuna http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/27/cronaca-femminicidio/210436/
    Scrive Lorella Zanardo:
    “Da inizio anno una ragazza o una donna ammazzata ogni due giorni. Molte violentate e picchiate.

    Non c’entra nulla con l’essere femministe.

    Mi chiedo e vi chiedo perché se un extracomunitario viene ammazzato e buttato da un ponte i giornalisti più importanti ne disquisiscono e ne fanno tema di dibattito di rilevanza sociale, e se viene uccisa una ragazzina diventa cronaca di poco conto. Oggi molti quotidiani non parlano di Vanessa o relegano la notizia in fondo all’homepage.”
    e di ciò si dovrebbe provare vergogna

  5. go.p. says

    care femministe a sud,

    mi piacerebbe provare ad arricchire la vostra analisi di un punto:

    quello che io leggo anche codificato dagli articoli sia di repubblica che del corriere, diciamo fra le righe ma non troppo, e’ un quadretto stereotipico del meridione; un meridione che viene presentato come la parte retrograda, la terra di nessuno dove la violenza alle donne e’ ancora una realta’, come se in altri parti di Italia invece le donne se la passassero tanto bene. Tutta l’enfasi data negli articoli alla reazione “a caldo” del padre a cosa serve? serve a dipingere l’immagine di un meridione terra di nessuno, di una sicilia dove e’ ancora senso comune l’idea di farsi giustizia da soli. Come se la reazione di una qualsiasi altro padre del pianeta a cui hanno appena ammazzato una figlia fosse del tutto diversa da quella del padre di Vanessa. Il femminicidio, la generale, globale, cultura sessista e machista che porta ad episodi di questo genere vengono allora proiettati e affibiati ad una sola parte del paese, cosi’ l’altra parte, quella buona, quella sana, quella dove la violenza alle donne non e’ una “tradizione” puo’ rispecchiarsi in articoli di questo genere e ritrovarsi e lavarsi la coscienza, e prendere atto di come, altrove, in un sud che viene sempre rappresentato come la parte arretrata, quasi in un altra dimensione temporale, (in modo che il resto del paese possa gioire della propria modernita’, del proprio essere “avanti” ), “ancora le donne muoiono”. Non dimentichiamoci, care femministe a sud, che il primo, pervasivo razzismo della identita’ italiana, e’ quello contro i meridionali.

    Sono d’accordo con voi quando scrivete ” Il punto è che la violenza sulle donne, il femminicidio, ha una radice culturale, una legittimazione che deriva da una mentalità che giustifica queste azioni e le classifica al massimo come “fesserie”.

    ma bisogna essere chiari:

    Di quale mentalita’ state parlando? di quella italiana, nazionale, o di quella siciliana, meridionale in particolare? io credo di poter dare per scontato che la risposta giusta sia la prima, ma state attente, femministe a sud, perche’ rischiate di cadere nella stessa trappola razzista che questi articoli tendono al lettore. Una trappola razzista che serve a due cose insieme: a mantenere i meridionali nello stato di inferiorita’ interiorizzata in cui si trovano da un lato, e a non affrontare il problema della violenza sulle donne dall’altro, liquidandolo come una piaga pre-moderna che affligge solo una parte del paese, il nostro far-south italiano e da cui il progresso, la modernita’, lo sviluppo ci salveranno.

    Con affetto sempre
    Go.P

  6. Flavia says

    Grazie per essere riusciti a leggere il Corriere e averne denunciato la sporca mentalità che sta alla base di questi articoli. Io non ce la faccio a leggerlo, troppa nausea…

  7. Tiade Furiosa says

    Io non m’incazzo, m’inovaio. Mi scuso per la volgarità ma ho grappoli di sfere talmente gonfie e ormai evidenti da parer testicoli multipli. Sembra quasi che si parli di due specie differenti per quanto differenti sono le reazioni a eventi simili. Le donne “mollano il colpo”, gli uomini “lo inferiscono”.

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