http://www.youtube.com/watch?v=E8hQJaG84bk
La prima parte stava QUI (qui il video di Giada e Silvia sulla precarietà) e raccontava del primo appuntamento al quale ho partecipato a proposito di Donne sull’orlo della crisi del debito. La seconda puntata si è svolta sabato scorso al teatro Officina Refugio con le ragazze del Gruppo di Genere dell’ex caserma, quelle dell’associazione Randi per le donne migranti, c’era Rosalba Volpi, Fialabronica e io del Collettivo Femminismo a Sud e poi c’era un sacco di splendida gente che via via conosco e riconosco e che mi fa sentire sempre a casa.
Vado con ordine, per non perdermi pezzi. In cima trovate il video montato con le slides che ho preparato per l’intervento. QUI trovate le slides in .jpg semmai voleste scaricarle e proiettarle in altre occasioni.
Spero riusciremo a mettere presto online il materiale proiettato da Fialabronica che era molto interessante e che assieme ad Arianna, dell’associazione Randi, si riesca a fare una sintesi dell’intervento che ha fatto su migranti, prostituzione, case rifugio per donne migranti che subiscono violenza (Livorno è una delle rare isole felici in cui esiste anche un luogo in cui le donne senza permesso di soggiorno, vittime di violenza, della tratta, invece che finire in un Cie, come accade spesso, trovano supporto). Poi c’era la sintesi di Sara e l’intervento di Irene e poi Elisabetta e in più gli stimoli e gli spunti di altre persone che via via sono intervenute per raccontare il razzismo, il welfare, l’economia, il fascismo, la repressione, le migranti rinchiuse e sedate, la funzione della psichiatria autoritaria perfino negli sgomberi (vedi il caso di Malika a Firenze) e poi i bambini tolti alle migranti perché povere, l’assenza di diritto di cittadinanza e i corpi concepiti come merce fin da piccole (cit. Fialabronica) in un epoca in cui solo le merci (e dunque i corpi in funzione di) possono circolare, altrimenti si finisce per essere reclus* in un lager legalizzato da leggi razziste.
Livorno, dicevo, il mare, il biscotto alla crema, Amy, io, Thelma e Louise che tra una descrizione all’alba di cos’è stata la guerra in cecenia e la successione delle parole “obnubilazione” (pronunciata fluentemente alle 7.30 del mattino), “cetriolo”, “trombata scosciagalline” e “tournement” (prego mischiare ed esprimere a piacere in ordine sparso) s’è trovata tanta più Palermo a Livorno di quanta non ce ne sia in altri posti della Toscana. Per raccontare il machoman dal capello selvaggio e a torso nudo a cantare a squarciagola sul bancone di un locale, la fase pre-menopausa per accreditare una posizione a turno per il cesso, una ruota d’auto andata a male, un uomo disteso a mo’ di sirenetto per trovare un buco dove affiggere il crick, le tre signore protese a far flebile luce con le fiammelle dei telefonini, l’essenziale aiuto dato nel reggere i bulloni e la pulizia del manutentore con tanto di amuchina. E poi del matriarcato delle donne di una certa stirpe livornese, e la finezza nell’accreditare le versioni più o meno bibliche (natura vuole) delle gesta di una o più donne, generalizzando, che segnavano il percorso di un compagno, e l’espressione piena di sole e colore di Giada, Sara, Irene, Arianna, Elisabetta, e la via crucis di un compagno in attesa di un pronto soccorso postdatato e poi tanti programmi per il futuro, tra sogni di rivoluzione e rimembramenti da “io c’ero” da brav* veteran* militanti sopravvissut* alle meglio manifestazioni della storia. E una cicatrice qui, e un bernoccolo là, e allora certo che meriti il cuore, la vita, la stima, la fiducia, l’essenziale che serve a dire che con te, con voi, la rivoluzione ce la faccio assieme. Chissà. Il mondo è fatto un po’ così: di intuizioni immediate, di incontri e abbracci, di calore e odore, e di pelle.
La pelle dei compagni e delle compagne di Livorno ti racconta tutto. Ti ci rifletti attraverso e ti dice cosa sei e cosa vuoi essere. Così mi capita con la gente bella. Ma questa cosa devo avervela già detta. E finisce con le pappe vegetariane e il cornetto all’alba e le coccole e le risate in sintonia di chi ti sembra di conoscere da sempre.
La politica si fa col cuore. Almeno a me capita così. Presa, finita, andata, non c’è discussione, non c’è calcolo, non servono neppure preliminari, perché se non è spontane@ non è bello e perché le lotte sono già così difficili per non pensarle nei luoghi dove ti senti a tuo agio.
E’ Livorno, il posto dove trovi il cuore, la pancia, la lotta e la sostanza. E grazie ancora. Di nuovo. Di più. A presto. 🙂
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