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Storie di un padre NON separato #6 (parte seconda)

Non c’è niente come lottare contro gli stereotipi, da qualunque parte vengano, per ripulire la propria esistenza dalle cose superficiali, grette, inutili e indifferenti che ricoprono le cose più vere e importanti – che purtroppo sono differenti per tutti.

Oggi è stata per me una bellissima festa del papà. Per un motivo molto semplice: siamo usciti da poco tempo da un tunnel che ci stava distruggendo la vita. Due istituti sanitari pubblici, frequentati e conosciuti, in momenti diversi (il primo più di due anni fa) avevano diagnosticato a mio figlio una cosa che, in realtà, non ha. Spendendo del nostro, istruendoci per quanto possibile, abbiamo adesso (da qualche settimana) la certezza che tutto ciò non era vero.

Non vi racconto questa storia per attaccare la malasanità, o per spingervi ad altri impegni di questo tipo. Non mi interessa, e mi prendo la responsabilità di dirvi: non è questo l’importante.

L’importante è non lasciare solo vostro figlio. Non smettete di ascoltarlo, non smettete mai di rivolgervi a lui. Non ditegli “no”, ditegli “no, perché”. Non gli dite “sì”, ditegli “sì, proviamo”. Lasciate stare cos’è meglio per lui o cos’è meglio che sappia di voi, tanto ha una sensibilità molto più grande della vostra e sente l’ipocrisia prima ancora che pensiate di poterlo ingannare. Abbiate la forza di non mostrarvi sempre forti, abbiate la costanza di non lasciarlo fuori dai vostri pensieri più gravi. Non chiede di essere sempre con voi, né di essere come voi: chiede di sentirvi insieme a lui.

Non conta quanto tempo passate con vostro figlio, tanto sarà sempre poco. Conta quello che succede quando, anche per pochissimo ogni tanto, siete con lui. Fate sì che quel poco tempo sia salutare per tutti e due, fate sì che sia il più autentico possibile, e lì vostro figlio tornerà sempre a cercarvi – e pochi minuti basteranno a entrambi per tanto tempo. Lì dove vi ha sentito piangere, ridere, giocare, lavorare, né più grandi né più miseri ma insieme a lui.

Non siamo stati né particolarmente bravi né coraggiosi. Semplicemente, non abbiamo smesso di ascoltarlo. Un bambino ha solo un vocabolario diverso, non è né meno complesso né meno strutturato. Sa dire tutto quello che serve – siamo noi a non saperlo sempre intendere. Ecco perché non posso che invitarvi a usare sempre e comunque vocabolari che non sono solamente quelli verbali. Si parla con i gesti, con il tono, con gli oggetti, con le abitudini, con il modo di toccare, di camminare. E un bambino, in più vostro figlio, sente tutte queste cose in una maniera che ad un adulto smaliziato sfuggono come sabbia tra le mani.

Non c’è un ruolo da sostenere, né un giorno preciso da festeggiare. Per chi vi chiama papà (o mamma) tutto questo non conta. Conta che lui sia fuori dalle vostre battaglie, perché non sono le sue – anche se lo riguardano. Fatevi sentire dalla sua parte, e sosterrà anche voi. Conta che non soffra lui per la vostra malasorte, o penserà che la sua frustrazione sia giusta e normale. Mostratevi fiduciosi, e sarà felice con voi. Sappiate lasciare il vostro mondo per entrare nel suo, con l’ingenuità e la fiducia che lui – malgrado il vostro carattere, malgrado le vostre assenze, malgrado i vostri rancori fuori luogo – ancora e sempre mette nell’entrare nel vostro mondo.

Non sono consigli – non sono nessuno per darne. E’ quel poco che mi è successo da padre, dimenticando senza rancore cos’è stato mio padre, per poterlo essere a mia volta.

Posted in Disertori, Personale/Politico.


3 Responses

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  1. lafra says

    @mancina, a me sembra che Lorenzo abbia parlato con molta sincerità e senza autoincensarsi. non sta scrivendo perché vuole un riconoscimento da noi, porta la sua testimonianza e illustra il suo percorso, indubbiamente faticoso quando tutto ti rema contro. a me sembra che più volte abbia avuto la delicatezza di far notare che lui non ha fatto assolutamente nulla di speciale che anzi è convinto che quello che sta facendo lo possono fare pure gli altri padri, che però molto spesso non lo fanno. io penso che faccia proprio bene a rimarcarlo e dovrebbero farlo pure le madri (io non lo sono per cui non posso parlare per me). da figlia posso dire che essere genitore non è per nulla scontato e le sofferenze e le incomprensioni le ho avute con mio padre e con mia madre. una genitorialità narrata, condivisa e consapevole farebbe bene a tutti, soprattutto una genitorialità demistificata in cui le donne possono ammettere le difficoltà e le proprie paure senza timore di essere considerate inette e i padri possono confrontarsi nello sperimentare ad essere genitori senza essere per forza autoritari. se abbiamo avuto esempi di padre padrone, padri assenti, padri immaturi, e vogliamo essere a nostra volta padri, leggere e conoscere esperienze altre possono fare solo bene. idem per le madri… vedere un compagno del genere mi farà porre molte più domande quando e se vorrò avere un figlio/a sul padre che avrà.

  2. mancina says

    lorenzo invece non trovi che sia stucchevole quello che hai scritto tu?
    ti consiglio vivamente la lettura di Ziguli’ di Massimiliano Verga, e voglio anche precisare che non e’ che scrivendo questo ti meriti una medaglia, noi donne madri lo facciamo da un pezzo e non abbiamo bisogno di rimarcarlo.

  3. Jo says

    “Non c’è un ruolo da sostenere, né un giorno preciso da festeggiare. Per chi vi chiama papà (o mamma) tutto questo non conta.” Complimenti per questo post. Daje Lorè!