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Se l’accusato per violenza sessuale è un politico (di destra o di sinistra)

C’è questa storia che ho letto sulla stampa, a proposito del sindaco di Gubbio, e non so, certo, se si tratta di accuse, che la stampa interpreta o ingigantisce e non so neppure come andrà a finire perché la sorte di questo genere di accuse in Italia è quasi sempre favorevole all’accusato piuttosto che all’accusatrice però mi ha fatto tornare in mente una vicenda che ho vissuto di persona.

In uno dei miei tanti lavori precari stavo in una sede istituzionale. Lui era uno di quelli eletti dal popolo in un partito di centro sinistra. Cattolico e stronzo. Per ben due volte mi bloccò, tastò, provò a baciarmi, tra una fotocopia e l’altra, tra una carta da firmare e un documento da redigere. La prima volta rimasi immobile, con uno che aveva il doppio dei miei anni. Lo dissi a tutti e tutte, colleghi e capi. I colleghi fecero in modo di non lasciarmi mai da sola con lui. Dovetti rifugiarmi in antri oscuri degli uffici quando restavo per fare gli straordinari (incluse le pause pranzo). Uno dei capi mi disse che avrebbe detto e parlato e tutto si sarebbe sistemato. Non si sistemò niente. La volta dopo fu di fronte a tutti. Venne e mi tastò con fare confidenziale. Io irrigidita mentre gli altri lo guardavano sbalorditi per la faccia tosta. Quando lui acquisì maggiore potere in quell’ufficio ovviamente il mio contratto non fu rinnovato dato che lo avevo abbondantemente sputtanato.

E’ chiaro che se l’avessi denunciato – e allora ero molto giovane – non so chi mi avrebbe creduto e io avrei vissuto chissà che incubo nella certezza di non poter mantenere il mio posto di lavoro. Avevo un@ figli@ piccol@ e tanti problemi economici. Non potevo permettermi di restare in mezzo alla strada.

Tra l’altro il mancato rinnovo del contratto coincise con un altro fatto tragico che riguardò la mia famiglia. Ma questa è un’altra storia che non riguarda me e non ho voglia di raccontare. Quello che accadde dopo fu il mio tentativo di riscatto, senza dover chiedere l’elemosina a nessuno, ché non sarei mai tornata a strisciare e pregare che mi ridessero il posto. Tanto per confermare che a combattere per tutta la vita siamo in tant* e che alla fine quella divisa non si riesce a toglierla mai.

Quello che so, dunque, è che è molto possibile che un rappresentante istituzionale, un politico, perfino il più insospettabile, alla fine possa coltivare l’inesauribile passione di limitare la libertà di una dipendente e se devo dirla tutta ricordo con orrore il fatto che le dipendenti venivano scelte in generale anche sulla base dell’aspetto fisico, perciò venivano considerate, usate come portaborse o portate a cena o a pranzo come accessorio decorativo. Sempre utili le segretarie e le consigliere intelligenti a far bella figura negli scambi con altri colleghi e sempre utili a rendere meno noiosa la solitudine del rappresentante istituzionale fuori sede.

Questa cosa va detta senza ipocrisia e se non l’ho già detto lo ridico a distanza di molti anni – ora che la mia vita è totalmente cambiata e che mille e più cose belle sono avvenute a determinare altre prospettive – per cui non si sospetti il minimo desiderio di rivalsa perché non ci fu allora e non ci sarà mai del tutto.

Quello che voglio dire è che attorno a sindaci, consiglieri, deputati e burocrati della politica succede troppo spesso che arrivino stagiste a frotte, Clinton docet, giovani e inesperte, che immaginano di poter costruire una professione grazie alle proprie capacità e troppo spesso vengono utilizzate come sollazzo per questi uomini con o senza panza, con o senza sigaro da vecchiardo, e che nella migliore delle ipotesi restano a mantenere la postazione, guadagnata con le unghia e con i denti, anche con il silenzio e la complicità, ché quello che succede alle altre colleghe non è mica un problema tuo, a farti anzi le scarpe per mantenere in vita un’illusione, perché sei ricattabile e precaria, perché non pensi di avere alternative, e invecchi lì essendo considerata come la vecchia matrona cui portare rispetto per la bellezza che rappresentavi un tempo o per le relazioni che ti eri costruita.

Andate in giro per le segreterie politiche e per le varie postazioni professionali impiegatizie nei dintorni di rappresentanti eletti dal popolo che pensano in virtù di questo di poter avere accesso al corpo di chiunque. Poi ditemi se certi uomini, a destra come a sinistra, e non per essere qualunquista, non dovrebbero essere fuori da ogni possibilità di carriera in quel campo se solo si permettono di fare una battuta sessista nei confronti di chiunque.

Se tocchi una donna come fosse cosa tua non puoi rappresentare nessuno. Se chiudi gli occhi di fronte ad una molestia che avviene sotto il tuo naso non puoi rappresentare nessuno. E se a rappresentarci nelle istituzioni c’è gente di quel tipo come volete che poi siano votati o approvati dei provvedimenti che lottino sul serio contro la violenza maschile sulle donne?

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Storie violente.


2 Responses

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  1. wildsidez says

    ben detto.
    anzi, Ben Detto.

  2. Giulia Morris says

    Questo post mi piace davvero tanto. Bellissimo!