La rete si nutre della rete e noi ci proviamo a non essere autoreferenziali e a guardare il mondo altrove. A cosa ci servirebbe un blog se non a parlare di quello che succede in realtà? Ma ci sono volte in cui è necessario – detto con ironia – osservare alla propria funzione sociale chiarendola all’universo intero.
Abbiamo dedicato un’intera collezione di post al cyberstalking [li trovate elencati in basso a destra] e altrettanti post di denuncia su ciò che succede alle donne nel web.
Quello che ancora forse non vi abbiamo raccontato è a proposito delle categorie diverse dei commentatori compulsivi, quelli che esigono che gli si pubblichi il commento e che se non lo fai non mollano la presa e riscrivono il commento numerose volte.
Ce ne sono alcuni che da blogger donna che scrive di donne e similari noterai sovente a fare la coda per passare il filtro della moderazione. Nomi che si ripetono costanti tra tutte le donne blogger della rete femminista, e che intervengono anche altrove dove si parla di noi e di tutte quante. Tant’è che quando capita che una giornalista professionista scrive male di noi la prima cosa che ci viene in mente è che almeno si sukerà un pochino quel tal commentatore.
Il commentatore compulsivo è di tante specie. C’è quello volgare, c’è lo stalker che insidia e segue passo passo qualcuna in particolare, c’è lo squadrista, c’è il millantatore, c’è lo stronzo aggratis che arriva, caga il suo parere tecnico su questo e quello, poi c’è l’interlocutore, quello passivo aggressivo che scrive commenti come se rilasciasse interviste. Ti molla mille frasi su cinema e teatro, su creme di bellezza e corpi femminili, su uomini e su donne, e qui e là insinua un po’ a casaccio che la donna è mignottame e che qualunque cosa faccia comunque lui sta dalla parte di una neutralità presunta che in realtà si rivela sempre molto parziale.
Ed è di quelli ossessivi/compulsivi – lo chiameremo puello89 – che cliccano a ripetizione e scrivono, riscrivono, e poi imbastiscono dibattiti basati un po’ sul nulla, per il puro gusto di vedersi lì stampato, per averci l’ego grande quanto tutto il pianeta e per crearti sostanzialmente noia. Ché si può dire noia?
Ebbene si, noia, due ovaie grandi quanto una casa. E allora si precipita e tu sai che non appena scriverai un post il primo cazzo di “parere” non richiesto sarà il suo e poi un secondo e un altro ancora e farà a gara per avere l’ultima parola e se gli chiedi infine perchè non si apre un blog suo abbiamo idea che vada in crisi mistica, ché è così bello rompere le ovaie a tutte le donne in rete e parlarsi addosso in questo modo che non è per nulla dialogante. Si tratta di defecazione. Arriva, escogita ed espelle, poi attende quatto l’altro post per ovviare alle lacune con sottigliezze accademiche e minchiatine sparse ché manco l’enciclopedia ne sa così tante.
Questo genere di commentatori pare che noi ce li si debba scarrozzare, non si capisce in virtù di cosa, che se li mandi in culo pare sia censura, perché se per la strada puoi permetterti di fare conversazione SOLO con chi ti pare, in rete, invece, è legge e obbligo parlare proprio con tutti in una sorta di preteso dialogo bipartisan che pare tanto un nè rossi nè neri ma liberi pensieri di casapoundiana memoria.
Però a noi il bipartisanismo sta abbastanza stretto e ci teniamo a dire che non abbiamo mica capito quando, perchè e chi ha imposto questo stratagemma dialogante indi per cui chi manda in culo gente che non merita una percentuale di prezioso tempo è giudicato poco democratic@.
Vorremmo dichiarare che la moratoria a chi non nutre sensi di colpa rossobruni, a chi sceglie gli interlocutori e le interlocutrici, a chi attraversa la rete come attraverserebbe qualunque altro spazio reale, deve finire.
E’ tipico di ogni dibattito, di ogni social frequentato, di ogni spazio virtuale, che se ti rompi le ovaie di ricevere commenti livorosi o insinuanti o acidi da quelle dame che ogni tanto sfruttano l’anonimato per lanciarti bolle papali perchè non segui la loro stretta scia di branco, la prima cosa che ti viene detta è che “censuri”. Come se tu rappresentassi TUTTA la rete. E non basta che tu dica mo’ vai altrove perché ti viene ribadito che hai L’OBBLIGO di parlare con ‘sta gente con la quale immagino nessuno in realtà parlerebbe.
Vorrei porre un quesito a tutte le donne in rete, tutte quelle che conosciamo e che stimiamo: ma ce l’ha prescritto il medico che dobbiamo accogliere la peggiore mondezza che esiste nella rete? Siamo in rete per fare delle cose che ci interessano o siamo assistenti sociali a nostra insaputa? E poi perché questo dilemma ce lo poniamo solo noi, infastidite, stufe, incazzate a bestia, mentre certi uomini banalizzano e ridacchiano di quel trollaggio che tanto a loro mica li tocca. Siamo noi quelle che vengono insultate. Noi quelle che devono sucarsi chilometri di stronzate sotto forma di commento. Siamo noi che poniamo un problema di emendamento alla netiquette che è uoma, maschia, macha, e non ci somiglia affatto.
Personalmente non ho voglia di parlare con tutt*, di ricevere i commenti di tutt*, di perdere tempo con tutt*, di assolvere a questa obbligatoria funzione sociale di *cura* che ovunque, nella realtà come nel web, viene assegnata alle donne. Perché sapete bene che nei blog gestiti da uomini non si scatenano gli stessi pruriti. Semmai arrivano commenti generici e seriosi, intraprendenti e specialistici, professionali e competenti. Ma basta che una donna scriva e parli un linguaggio differente allora apriti cielo, arriva tutta la merda che gravita ovunque nella rete e che è fatta di perditempo e gente che passa 24 ore su 24 a rompere le ovaie, ché di mestiere immaginiamo faccia quello.
Perché dovremmo noi essere un palliativo? uno psicofarmaco sociale? perchè dobbiamo digerire commenti di gente che tra un “scrivilo così e fattelo cosà” dimostrano tre secoli di misoginia o comunque di comportamenti che attingono a sicuri disagi personali?
E in generale il problema nella rete qui si pone: la rete non è neutra, non solo perchè è sede di monopoli economici non indifferenti ma perché la divisione di ceti, etnie, sesso, opinioni politiche, religioni e genere è assolutamente visibile.
Perché si è imposto in rete questo leit motiv per cui se non ti cago perchè NON MI INTERESSI allora sarei poco democratica? Come dire che dovrei fare entrare a casa mia tutt*? Dovrei dare confidenza a tutt*? E perché mai? In virtù del fatto che la rete, quella italiana, è egemonizzata dalla stessa gente che egemonizza i dibattiti su quotidiani e televisioni? In virtù del fatto che la logica bipartisan è passata dappertutto grazie a quella componente virtuale che tra pd, grillismi, travaglismi e santorismi ha immaginato che tutto il web dovesse per forza diventare un ampio palcoscenico in cui i dibattiti hanno da svolgersi alla stessa maniera? Con un belpietro di fronte a un fassino, con uno di destra e uno di sinistra (e belpietro o fassino fanno entrambi parte della prima categoria)?
Con l’obbligo di subire passivamente il monopolio culturale di chi ha immaginato che il mondo deve andare così? Ad esclusione di quelli che vengono definiti estremismi solo perchè non c’entrano un tubo con il linguaggio di quelli del pd o con quello delle donne che gravitano attorno alle riviste femminili (quelle che pubblicano articoli di maschilisti e se ne vantano pure) o con il linguaggio di gente di destra che pratica l’ipnotismo rincoglionente sulla massa che seguirebbe qualunque messìa purché pronunci le parole sacre “certezza della pena”?
Non è un caso se di recente femminismo a sud è stata lapidata pubblicamente e in rete da tutte quelle “frange” collegate che in parte avevano dei conti da saldare con noi e che proprio non ci soffrono perchè rappresentiamo, e per fortuna non solo noi, un’anomalia nella rete, perchè non caliamo le braghe alla casapounditudine imperante, al bipartisanismo obbligatorio, alla moderazione delle borghesi con il giro di perle attorno al collo, al finto casual degli intellettuali social democratici che innalzerebbero molto volentieri ben oltre il 5% di consensi la soglia di ingresso non solo al parlamento ma anche nel web, tant’è che sono gli stessi che hanno bisogno di classifiche per identificarsi e autorappresentarsi al mondo.
Insomma, il punto è che ci sono dei soggetti, in rete, che adoperano un altro linguaggio e lo impongono e si autorappresentano e si parte ironicamente dai commenti per chiarire che tutta la modalità di discussione in rete è ipocrita e imbarazzante perché non è vero affatto che chi fa passare i vostri commenti lo fa perché è d’accordo con voi o perché con voi vuole “dialogare”, perché la rete è diventata un luogo fatto di cecchini e cecchine che farebbero di tutto pur di mettere in ombra, di criminalizzare, di punire, di marginalizzare chi non la pensa come loro. Avviene nella realtà e avviene nel web.
Basta pensare alla rissa perenne che c’è sui social network, e non mi riferisco alla razza criminale di cyberstalkers che si nascondono dietro pagine fake per sputare merda contro le donne, ma di dibattiti tra soggetti con nomi e cognomi che finiscono puntualmente con un “non sai chi sono io” o “presentati e dicci il tuo vero nome” o con un “ronf” (ella disse, praticando bullismo in web).
Risse che copiano lo schema televisivo con gente che si incazza se la escludi con un bel Ban e com’era bello il web ai tempi il cui il ban era una pratica anzi auspicata, con quelle chat dallo sfondo nero in cui potevi sputare in faccia allo stronzo ed escluderlo definitivamente dalla tua vista.
Gente che ora, invece, te la devi portare anche a dormire, a momenti, perchè ci devi parlare per forza, e sulla base di chiacchiere rissose si creano simpatie e antipatie, vere e proprie tifoserie, squadrismi a tutti i livelli, per qualunque ceto, finanche quelli più intellettualmente conosciuti.
A cosa si è ridotto il dibattito in web se tutto ciò di cui si nutre è lo stesso web? Se quando parli lingue altre e parli di altre storie devi sorbirti commenti di gente piccola e nefasta intrappolata in quei social-cosi che non vive altro che per googlarsi o per trovare il flame in cui imbarcarsi o l’eventuale pseudo-causa per la quale indignarsi?
Ché poi, davvero, è così facile e anche umiliante seguire lo schema della rete, che è una soddisfazione quando tu riesci a formulare altri temi per dirigere la discussione, per veicolare altri contenuti, per tuffarti nella rete riuscendo del tutto a cambiare fattori, minimi comuni denominatori, parole, concetti, pensieri, ed è così difficile, cazzo, avere le idee chiare e rimanere lucide senza lasciarsi influenzare o condizionare da questi perenni santorismi da strapazzo ché non ci si può rassegnare a vedersi teleguidare anche i propri post.
Ce n’è da dire, che ne pensate? Anzi no. Tenetevi i pensieri per voi e scrivete qui solo se avete spunti che arricchiscono la discussione. Per il resto: soluzioni drastiche. Chiusura dei commenti e un po’ d’ossigeno e pensieri nuovi, non ripetitivi, che fa tanto bene alla salute. Volete dire altro? Apritevi un vostro blog o scrivete altrove i vostri bei pensieri e facciamo che facilitiamo la morte di ogni monopolio e che mettiamo in circolo più parole, più pensieri, più corpi, più immagini, più noi. Ovunque. Sempre.
Ciao! E’ la prima volta che passo da queste parti; arrivo dal blog meno&pausa. Io ho aperto un blog e mi accorgo di quanto sia difficile scambiare in maniera sana e non ‘autoritaria’ commenti, frasi, citazioni ecc.
Avendo studiato un esame di storia delle donne, mi pare di rileggere la parte legata agli anni 70. Anche essendo maschio, mi sento profondamente vicino alle posizioni espresse. A quella ‘differenza’ di linguaggio rivendicata.
Tra l’altro mi sono aperto un blog, come tu hai richiesto. Sono d’accordo sul fatto che la rete è poco democratica: è infatti risaputo che i media mainstream stiano investendo fior di miliardi per acquisire network e canali come youtube (acquisito da google, mica da altri!),
Non per questo bisogna rinunciare alla propria identità. L’eterodirezione mi sta sul beep, se mi permetti. E’ svendere le opinioni proprie. Per questo apprezzo questo articolo.
Oggi abbiamo scritto un articolo sul mio blog in cui critichiamo il servizio del TG1 su Sanremo, con gli atteggiamentini di Papaleo e Morandi.
Lascio qui il link, magari può stimolare il dibattito. Liberi anche di cancellarlo, è chiaro.
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2012/02/02/a-sanremo-voglio-una-mistress-anzi-un-commissario-o-n-u/
@Zioeffe
te lo puoi leggere un po’ e un po’ :DDD
Troppo lungo sto post, che palle.
http://www.keinpfusch.net/p/faq.html
“se e’ vero che hai il diritto di dire quel che vuoi, non e’ vero che hai il diritto di farlo QUI”
Come volevasi dimostrare, a rosicare per questo post sono commentatori compulsivi e un misogino che resta a infliggere i suoi commenti/tormenti già da un’altra amica nostra che giustamente non gli passa neppure un respiro.
Tra le mille parole sprecate al giorno per fare i fastidiosi e indesiderati commentatori sui blog altrui per farsi un loro post non hanno trovato, ovviamente, di meglio che lanciarsi in una crociata contro di noi. ché poi (e si, il ché ci piace assai) che gusto c’è a farsi un post sul proprio blog e poi venircelo a spammare o trackbackare qui, tra i commenti, o farci sapere in ogni modo che l’avete cagato attraverso i social? in un modo o nell’altro sempre di compulsività e ossessione si tratta. convincetevene: non è sano. e per il misogino negazionista che banalizza la violenza sulle donne e insulta le vittime di violenza maschile, colui al quale si risveglia l’abilità di commento sui blog delle donne solo quando lo squadrone della morte di analfa-beti ommini lo chiama a rapporto e all’azione antifemminista sappia che a gente come lui siamo abituati. troverà una dose ampia di post dedicati e quelli come lui li chiamiamo stupratori digitali, coloro i quali se dici No comunque devono infliggerti una penetrazione virtuale perchè altrimenti non dormono tranquilli. siete vivi, il web è grande e nessuno vi ha spento l’internet per permettervi di pisciarci dentro. ora, car*, andate un po’ a farvi i post vostri. qui per policy antica, non si accettano commenti sessisti, razzisti, fascisti, specisti, in qualunque forma e modalità, insultante, volgare, quietamente mistificatoria, distorcente, violentemente negazionista, moderatamente revisionista, eccetera eccetera. i compulsivi/ossessivi personalmente poi mi tolgono tempo e fiato. A tutt*, dunque, soprattutto i misogini e i sessisti: adieu!
ulteriori commenti insistenti non saranno pubblicati. (che strazio, gente! inutile ripubblicare il commento venti volte. hai/avete seri problemi. davvero. ma fatevi una vita!)
ma cosa fate di mestiere? gli opinionisti commentatori di blog altrui?
ariaora, ma finiscila. autoritarismi un paio di ovaie. questo non è il parlamento che ti devo garantire una percentuale di ingresso. è un blog scritto da alcune persone per cui è autoritario semmai fiondarsi a commentare per ogni cosa, ripetere compulsivamente il commento, pretendere di vederlo apparire e poi piagnucolare in giro di censure se non lo vedi o eventualmente desiderare, come fanno alcuni, non so tu, che questo blog chiuda perché “o mio o di nessun altro”. chi l’ha detto che non posso scegliermi gli interlocutori? se uno ti dice vai un po’ fuori da casa mia tu gli dici che ti deve ospitare per forza perchè altrimenti sarebbe autoritario? hai tutto il web a disposizione e hai la LIBERTA’ di farti un tuo blog e dire lì quello che vuoi. chiaro no? quindi fine e veramente addio.
@Paolo, puello89 sei tu, è ariaora, è tutte le persone che ripetono uno schema preciso e che ci infliggono le proprie opinioni sul mondo intero senza che noi si possa mai sperare di leggere altro.
non deve essere un caso se siete intervenuti voi e se, immagino, interverranno altri a rivendicare il diritto a scrivere compulsivamente sui blog altrui. credo abbiate riconosciuto un atteggiamento che vi deve essere familiare. il dialogo è una cosa reciproca e non può essere una imposizione. scrivete le vostre robe altrove. se mi interesseranno le verrò a leggere.
ciao
nel caso in cui puello89 sia io (e in effetti l’assonanza con paolo84 c’è perciò mi viene il dubbio rafforzato anche dal fatto che amo il cinema e il teatro l’ho pure fatto a livello amatoriale e sì a volte lascio troppi commenti) vorrei dire che se parlo di cinema e teatro è perchè queste sono le mie passioni, ho sempre scritto ciò che penso con pacatezza e con massimo rispetto verso di voi, a volte ho mandato troppi commenti di fila e mi scuso (ma non ho mai parlato di “mignottame”,che io ricordi).se risulto noioso, compulsivo, bè potete non pubblicare i miei commenti, vi assicuro che non andrò in giro a lamentarmi e vi assicuro che non ho interesse a restare dove non sono gradito quindi se puello89 sono io vi prego di dirmelo chiaramente e toglierò il disturbo
credo che abbiate dei problemi con i commenti, per il mio ho dovuto ripetere la procedura più volte
@koine
Ti si potrebbe rispondere che se ritieni che i commenti siano deresponsabilizzanti potresti disabilitare l’opzione.
Il discorso è complesso e non si può esaurire né con un post, né con un commento.
Esiste il problema dei commenti provocatori, minacciosi, offensivi, falsi, denigratori, bugiardi (che impegnano tempo, energie, e causano anche qualche effetto di non poco rilievo) ma esiste anche il problema dell’autoritarismo e della censura (chi tiene alla libertà non può essere soddisfatto nel risolvere il problema con l’autoritarismo).
@ariaora
credo tu stia male se torni anche a verificare se il tuo commento c’è o no. mi verrebbe voglia di cancellare la sollecitazione perchè vedi, anche quello è un atteggiamento compulsivo che personalmente non sopporto. dopodichè mi pare che anche tu graviti su diversi blog gestiti da donne e quindi dimmi: perchè non scrivi su un blog tuo? eppoi: chi t’ha chiesto niente? c’è forse scritto in tutto il post se mi interessa sapere cosa ne pensi tu su ciò che dico? non me ne frega niente se non condividi quella che tu chiami “reazione”, che ridurre una analisi su come funziona il web ad una cosa che forse ti fa rosicare perchè ti tocca è un po’ piccino come atteggiamento. allora, senza peli sulla lingua, chi t’ha chiesto niente?
orbene, ciao, e non m’importa neppure sapere cosa pensi di questo mio commento che tanto ti sommerai a quella fratta di delus* che vanno in giro a piagnucolare e a dire che gne gne su femminismo a sud non gli permettono di “esprimersi”, giusto? ne avrei piene le scatole di tutto ciò. addio.
Vi segnalo che credo abbiate qualche problema con i commenti
Il mio l’ho visto pubblicato e ora non c’è più. Avevo scritto:
conosco quello che raccontate, ma non condivido la reazione, anche se la comprendo.
parlo della migliore delle ipotesi, cioè su chi ha argomenti…
il commento deresponsabilizza, secondo me.
come scrivete, concordo, “apritevi un blog”!
perché se hai veramente qualcosa da dire, trovi il tempo e scrivi osservazioni argomentando e riprendendo ciò che hai capito del pensiero dell’altro, esistono mille ammennicoli per ricollegarsi e linkarsi.
il commento, veloce, azzardato, temporaneo non mi piace. serve giusto per questioni “di servizio”.
conosco quello che raccontate, ma non condivido la reazione, anche se la comprendo.
Ossigeno, aria pulita aria vitale ! nel mio piccolo ho scelto di eliminare tutti quelli e purtroppo anche donne che mi rispondevano in tono saccente soprattutto che nn rispettavano le mie idee anche se diverse dalle loro ! Io sono “aperta” sulla mia bacheca tutti possono vedere chi sono ma nn permetto nessun tipo di “ossessione” nei miei confronti ! non sempre condivido nemmeno Voi ma la vs, è una voce “libera” e mi piace , mi stuzzica il cervello !