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C’è una sex worker da schedare

Non ho capito se avviene a Bologna o in altra città emiliana ma in ogni caso è indice di un momento grave, di un brutto tempo che vede anche le sex workers come vittime di una sorta di stalking istituzionale.

I carabinieri pare stiano distribuendo dei questionari in cui chiedono quale sia il compenso, il guadagno, per le attività di “meretricio”. L’identificazione corrisponde ad una schedatura e Pia Covre, del Comitato per i diritti delle prostitute, parla di violazione della legge Merlin in cui tale schedatura non è affatto prevista.

Quegli altri si giustificano parlando di finalità fiscali e non si capisce come possano far pagare le tasse per un lavoro che di fatto si svolge in nero. Che le sex workers chiedano da tempo di essere regolarizzate, anche per poter pagare le tasse e godere dunque dei servizi e delle tutele di cui ogni lavoratrice/lavoratore dovrebbe godere, non è un mistero per nessuno.

Ma in assenza di norme che chiariscano questi passaggi parlare in modo vago di accertamenti ai fini fiscali per tassare l’attività di una sexworker è piuttosto sospetto.

Per quelle che dichiareranno il loro compenso che genere di imputazione sarà scelta? Evasione fiscale? Non sono mica professioniste a partita Iva, giacché non c’è una norma che preveda il rilascio di uno scontrino per ogni prestazione sessuale.

E di tutti i dati raccolti poi i carabinieri che se ne fanno? Chi li custodirà? Ci sarà tutela della privacy? Saranno utilizzati per quale altra ragione?

E’ tutto abbastanza fumoso e non mi pare vada bene.

Tutto ciò mentre a nessuno viene in mente di fare qualcosa a tutela delle sexworkers quando vengono aggredite da fascisti o uccise dai loro clienti.

Tutto ciò mentre tante ragazze restano sotto ricatto di gente infame perché sono straniere e senza permesso di soggiorno. Fosse il loro un lavoro regolarizzato potrebbero uscir fuori dalla clandestinità e sottrarsi a situazioni di ricatto. No?

Update: ci arriva un commento dall’Istituto Micropunta, che condividiamo come contributo a questa riflessione.

Quello che riporta Pia, conferma le nostre perplessità su come siano veicolate alcune rivendicazioni.Lo Stato, in veste di funzionario del Potere, non ha nessun problema ha prendere i soldi guadagnati dalle prostitute, infatti lo fa, appena gli è possibile, in tanti modi, compresi i raid con annessa violenza. Oppure, alle prostitute, spesso, dopo valutazione dei beni – e non solo in Italia – viene imposta una tassazione con arretrati da pagare fino a 5 anni, ma questo il “pubblico pagante” non lo sa, e forse, sarebbe ora che lo sapesse, perchè non è una novità, ma una cosa risale almeno agli anni 70′. Per non parlare delle multe che servono anche quelle ad ingrassare le casse dello Stato, fuori dal controllo dei cittadini. Il vero problema che ha il Potere, è quello del controllo di una “prostituta” ovvero di un individuo, che comunque, attraverso il suo corpo-mente potrebbe uscire pericolosamente dalle maglie di controllo attraverso la propria sessualità, e fatto ancora più pericoloso mandare in briciole le percezioni dell’ opinione pubblica costruite nei secoli sulla “prostituzione” sfruttate cosi bene nel caso scandalo-escort. Di qui, in Italia, dove la prostituzione NON è reato, le misure repressive che si mettono a chi ruota intorno al mondo di una prostituta, per limitarne l’indipendenza (compresa la criminalizzazione dei clienti, il demenziale trend svedese). Stessa cosa per il traffiking, fenomeno completamente dopato dai media, e che si sta rivelando oggi una colossale menzogna in relazione alle percentuali divulgate al pubblico, sulle persone trafficate. In realtà, ancora una volta, il vero obbiettivo, agitando lo spettro delle “donne trafficate” (persino finanziando serie tv sul soggetto) è il controllo dei flussi migratori, cioè degli individui. Sebbene ci siano delle carte da giocare nel contesto, quello di cui si dovrebbe discutere prima ancora di “tassazione” è la “decriminalizzazione”, la regolamentazione delle tasse arriva di conseguenza ad una presa di coscienza. Attraverso la ” prostituzione” è possibile esporre alcuni meccanismi che lasciano in braghe di tela il Potere, che è cosa ben diversa dallo Stato. Questo – a nostro avviso – deve essere esposto nella situazione economica attuale in materia di prostituzione. Chiedere alle “prositute” di sistemare l’Economia e le ipocrisie della società cosidette civile non porta da nessuna parte, se prima, non viene affrontata la questione decriminalizzazione a tutti gli effetti ( penale e sociale), di un gruppo di individui.

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, R-esistenze.


4 Responses

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  1. cybergrrlz says

    @Pia, grazie di questo aggiornamento. Contiamo di farci tutti i post necessari e se hai aggiornamenti dicci pure e scrivi quando vuoi. Un abbraccio.

  2. pia says

    Che giornata ragazze! Spero che almeno le mie dichiarazioni alle radio siano uscite bene e non ghigliottinate!
    Faremo un esposto alla procura di Bologna perchè sia aperta un’indagine per accertare se siano stati fatti degli abusi e se la legge sia stata violata….vedremo cosa risponderanno. Non solo la legge Merlin vieta la schedatura ma anche una sentenza recente della Corte Europea mi pare che abbia stabilito che non possono tenere schedature di lavoratrici del sesso perchè potrebbero compromettere la privacy di qualsiasi persona. Sono odiosi a comportarsi così. Ci trattano come delinquenti ogni giorno dando la caccia a chi lavora in strada e respingendo oltre i confini del Comune le non residenti. Ormai le multe vengono date sistematicamente, c’è chi ne ha una collezione, altro che multare i clienti, quello è solo un pretesto, vogliono i soldi delle lavoratrici per fare cassa. Fanno i bliz negli appartamenti per stanare chi lavora in casa, le buttano in strada e mettono i sigilli senza tener conto che alcune hanno SOLO quell’alloggio. Ora si inventano un “censimento” con intervista dove chiedono da quanto fai la meretrice! Quanto guadagni?Domani passeranno come i papponi a chiedere la loro parte. Dicono che è per proteggerci!!!Ma ormai le forze del Potere ci fanno paura, sono minacciosi esattamente come gli sfruttatori. Le loro interviste sono in realtà degli interrogatori senza possibilità di sottrarsi, altrimenti ti portano dentro e ti tengono li per tutta la notte senza un minimo di comfort, peggio della galera sono i comissariati. Ho delle foto che mi sono state mandate da una ragazza di sanremo che ne testimonia il degrado. A Udine intera notte senza un posto per sedersi ne un bicchiere d’acqua. Contro i/le lavoratrici del sesso sono mobilitati carabinieri, polizia di stato, polizia ferroviaria nelle stazioni, guardia di finanza, polizia municipale, guardie forestali (hanno anche raso al suolo un’area verde protetta nella bonifica del Tronto per stanare quelle che si appartavano li) e se non fosse perchè temono di mandarlo a puttane ci invierebbero anche l’esercito! Se non è guerra questa….è certamente persecuzione di massa di una classe sociale. Ma a chi facciamo tanta paura? maaa

  3. feminoska says

    Definirle ‘poverette’ non mi pare vada in direzione dell’empowerment delle medesime. Quelle che ho avuto il piacere di conoscere sono in ogni caso donne forti e determinate, a cui lo Stato e la società negano i diritti fondamentali (quando non hanno, d’altro canto, nessuna intenzione di rinunciare alle loro prestazioni). Un pò di diritti in più e un pò di ipocrisia in meno conditi dal rispetto a loro dovuto farebbe la differenza.

  4. Giovanni says

    Sarebbe opportuno SOLO nel momento in cui si costituissero cooperative ed e le sex worker potessero lavorare in case di tolleranza o giù di lì, al sicuro attraverso sistemi di videosorveglianza.
    Ma “schedate” senza un opportuno piano sopra descritto, e lasciate successivamente a se stesse le rende vulnerabili ad attacchi fascisti e clienti pazzoidi se non maniaci, a tanto arriva l’odio per queste poverette?