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Se i fascisti aggrediscono le sex workers

A Porto Sant’Elpidio quattro fascisti, armati di tanica di gasolio e urlando “viva il duce” hanno aggredito un gruppo di prostitute rumene e di trans lasciando a terra un bel po’ di contusi. Si ipotizza che i tizi siano all’origine di un’altra aggressione avvenuta un anno fa.

Questa cosa avviene mentre le prostitute sono purtroppo protagoniste di un triste primato. Le prime due vittime di femminicidio in Italia sono per l’appunto prostitute e straniere. Lo stesso giorno in cui tanti post ricordavano il femminicidio di quella che “era una di noi“, solo poche persone dicevano che “era una di noi” anche una prostituta rumena morta ammazzata da un cliente. I delitti sono stati commessi da italiani.

Le sex workers sono in pericolo. Lo sono da sempre. Non per la loro scelta ma perché le regole fasciste le vogliono confinate ai margini delle città, al buio, al freddo, dove gli assassini sono tutelati giacché gli assassini sono italiani. Senza contare quei rastrellamenti in cui con la scusa di “aiutarle” poi vengono deportate, se straniere, dentro i Cie. Cosa devono fare le sex workers per la propria sicurezza? Girare armate?

Per sapere quante sono le sex workers ammazzate potete contarle su Bollettino di Guerra.

Per sputare sui fascisti e sulla loro logica di protezione degli assassini italiani potete, volendo, anche restare con noi. O meglio, condividete queste notizie ovunque vi capiti perché le puttane siamo noi, sono roba nostra, sono precarie come noi, sono nostre sorelle.

Solidarietà alle sex workers di Porto Sant’Elpidio e una carezza tenera alle sorelle che sono morte ammazzate.

Riproponiamo, perché crediamo sia il caso, un nostro post, tradotto in più lingue, di consigli di sopravvivenza alle donne straniere.

Leggi anche: Siamo solo puttane. A chi vuoi che importi!

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, R-esistenze, Sex work.


3 Responses

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  1. pia says

    Grazie sorelle per dare visibilità e memoria a questi orribili omicidi.
    Pia