Nella nostra mailing list si è discusso di alternative alla monogamia e ai rapporti cosiddetti “tradizionali”. Vi riportiamo le riflessioni che sono state fatte e vi invitiamo a dirci la vostra, per arricchire la discussione.
All’inizio Furiosa scrive:
E’ da tempo che rifletto sul concetto di monogamia, vorrei scrivere un post ma volevo ascoltare le vostre opinioni. Negli anni ho capito che la monogamia è un costruzione della società attuale, tesa a costringere le figure femminili in ruoli fissi, poiché sappiamo tutte e tutti che da sempre gli uomini non si son mai fatti scrupoli a tradire, ed in tempi non troppo lontani erano anche autorizzati a farlo con questo non dico che non esista una grande fetta di uomini monogami). Questo lo dico perché credo che l’essere umano non abbia nessun richiamo biologico che porti alla monogamia assoluta come invece c’è in altri animali (i pinguini per esempio), ed anche perché la percentuale di tradimenti nella nostra società è sintomo che effettivamente ci sta stretta. Svincolandomi “per forza” dal ruolo di donna etero in una società sessista vista la mia omosessualità, posso sentirmi più libera di esprimere e testare delle forme nuove di legami, stessa cosa ovviamente lo fanno anche le donne etero che rifiutano ruoli e società sessista, ma per chi è nella mia stessa condizione diciamo che la strada è più spianata e non dobbiamo dare conto a nessuno (parenti/figli/matrimonio/ecc..). Sicuramente è difficile riuscire ad applicare questa teoria, perché la gelosia e la voglia di esclusività dei sentimenti è radicata in noi, ma quanto è forte invece la voglia di mescolare corpi e menti con una moltitudine di altri esseri umani?… Da qui volevo far partire il discorso, cosa ne pensate di possibili alternative alla monogamia (famiglie allargate, poliamore, rapporti stabili con rapporti occasionali concessi ecc..)?
Drew scrive:
Per evitare di scrivere trattati di mille pagine comincio a risponderti in breve. La mia esperienza e’ lunga e antica. Ho ripudiato la monogamia quasi vent’anni fa e da allora me ne sono tenuto ben lontano. Se non fosse chiaro per me smarcarmi dalle cose che la società cercava di impormi come “normali” non è mai stato difficilissimo, ma nella scelta precisa di rifiutare che l’unico modo di vivere le relazioni fosse quello monogamo ho dovuto scontrarmi con problematiche anche personali, non solo legate alle aspettative altrui.
Gelosia e possessività, esclusività, come prodotti di paure o narcisismi, sono emozioni comuni che non nascono sempre da costrutti sociali, ma _anche_ (non solo) da carenze incastrate chissà dove nei nostri percorsi di crescita attraverso l’infanzia e l’adolescenza, per cui come se non bastasse la pressione sociale e la propaganda per la monogamia, si aggiungono queste semplici reazioni istintive a farci pensare che, in fondo, quello sia il modo più ragionevole di vivere i sentimenti (e spesso la sessualità).
Ma e’ attraverso la decostruzione di molte di queste difficoltà, nonché e SOPRATTUTTO l’analisi delle proprie voglie e dei propri desideri, che si può venire a capo della aggrovigliata matassa delle relazioni, così facilmente incanalate in un’ipocrita quanto temporanea semplificazione nota come “monogamia”.
Personalmente, e ripeto sperando che non suoni come una minaccia che questo e’ solo il primo di una lunga serie di mail che scriverò sul tema, non ho nulla contro la monogamia, benché non mi appartenga. Quello che mal digerisco e’ il fatto che essa venga presentata come UNICA strada di condivisione, con l’unica alternativa del tradimento (che a conti fatti, e poi vi racconterò varie storie dell’orrore, in Italia e’ quasi socialmente accettato). Invece, dal 1993, mi batto perché la gente abbia almeno la possibilità di capire e valutare altre strade, altri percorsi, altre opzioni, senza che questo gli valga accuse di “incapacità di amare”, “ipocrisia”, “ninfomania/scambismo/ecc”.
La realtà e’ che come dice Valentina la monogamia e’ una possibilità in una serie infinita di combinazioni sentimentali, emotive e relazionali, ma che per ragioni ben precise, storiche ma anche politiche, viene spacciata per l’unica che incarni il VERO AMORE (il che poi ci rimanda al discorso sul matrimonio, ma magari ci arriviamo un po’ alla volta).
Non solo l’amore non e’ vero ne’ falso come non ci sono le “vere donne” e gli “uomini veri”, ma di sicuro non mi faccio giudicare e neanche commentare da una società che, sostanzialmente, mi fa schifo.
La lotta contro le paure istintive e’ dura, ma non per questo meno giusta. Capire quale sia il modo più consono a noi per amare, e soprattutto capire che questo modo non e’ sempre uguale, ma che nel corso di una vita cambia forma più e più volte, e’ secondo me doveroso verso se stess* e verso la società che stiamo cercando di demolire affinché ne nasca una più autenticamente pronta ad accogliere le diversità, invece che a produrre somiglianze in serie.
Nicoletta scrive:
Molto interessante, spero di avere il tempo di dare un mio contributo (come donna etero, non sposata, non single, non madre). Intanto, per iniziare, posso dire che, se mi baso sulla mia esperienza (ho 41 anni), i cosiddetti “tradimenti” sono molto più frequenti fra persone vincolate giuridicamente che non fra quelle “solo” conviventi; forse grazie al fatto che, in questi ultimi casi, si sta insieme più per scelta che per obbligo? L’obbligo, psicologicamente parlando, è un potente stimolatore di extraconiugalità??
Per quanto mi riguarda, la (riconferma della) scelta è continuamente rivissuta, mai scontata!
Grazie per lo spunto, intanto.
A presto
Viviana scrive:
Finalmente trovo il tempo per dire la mia su questo argomento.
Parto con il dire che nel corso del tempo ho cambiato opinione sulla monogamia e sul matrimonio. Prima ero favorevole, perché pensavo che fosse l’unico modo possibile di amare ed essere amata. Poi arrivarono le prime relazioni e con esse il senso di claustrofobia causato da rapporti troppo stretti. L’esclusività era all’ordine del giorno e sia io che i miei partners la professavamo come testimonianza di amore e di rispetto. Poi sono arrivate le famose corna, sfortunatamente non da parte mia, io le subivo, e a quel punto ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava. Ce n’è voluto di tempo per capire che il numero due non mi bastava, ma adesso credo di aver individuato la strada da voler percorrere. Non è facile per me indicare quale modello, non monogamo, sia più adatto, anche perchè ne conosco molti in teoria ma pochissimi nella pratica. Per il momento ho deciso che la forma di relazione a me più congeniale è quella della coppia fissa in cui però ognuno può esser libero di avere altre relazioni. Entrambe i partners devono essere consapevoli che l’altro ha relazioni esterne alla coppia e perché no, anche condividerle. Per il momento non è ancora successo, però sarebbe bello arrivare a questo livello di condivisione…finora sono forme al “ognuno ha i partners esterni propri”. Però il top per me sarebbe eliminare la coppia e vivere in una specie di famiglia allargata in cui i rapporti siano liberi ma allo stesso tempo non ci siano legami stabili, dato che tutti lo sarebbero a loro modo. Non so se si capisce quello che intendo, spero tanto di sì anche per me queste sono solo immagini, sogni che concretamente non ho ancora sperimentato =). Per certo so che teoricamente tutto ciò può sembrare meraviglioso, perché privo di problemi, mentre nella pratica si riscontrano non pochi intoppi. Il primo che mi viene in mente è la gelosia che si innesca non appena vedi il tipo/a con cui stai flirtare con un alt@… lì lui o lei diventano “il tuo/tua tip@” (quindi rientra anche l’elemento di possessione, che io ho ed è inutile negarlo). Come fare in questi casi?? Personalmente schiatto in corpo e lascio passare, mi arrabbio da sola e allo stesso tempo mi do della cretina perché nessun@ mi sta facendo un torto dato che eravamo d’accordo. Dopo questa prima fase cerco di razionalizzare il tutto e capisco che l’unica a sbagliare sono io che non riesco a liberarmi di questo senso di possessione: non sono una stalker, lascio alle persone tutta la libertà che vogliono, dato che è giusto che sia così, e dall’altro lato la pretendo, ma non riesco in nessun modo a non stare male nel vederli con altri. E avvolte mi capita anche al contrario, ciò quando io sto con delle persone avvolte penso al tipo/a che frequento e mi domando “gli farà male??”. Boh, è che i sensi di colpa ce li ho impiantati in corpo XD. Sinceramente credo che il problema sia l’insicurezza, che mi caratterizza, e che ovviamente si manifesta anche in questi casi, in queste relazioni dove, secondo una mia analisi, i sensi di colpa e la gelosia nascono dalla paura di non reggere il confronto con gli altri e quindi di perdere il/la partner. E qui mi sorge la domanda “persone insicure come me sono in grado di reggere tali rapporti”?? Chi lo sa, io ci sto provando ma so che devo lavorare per far sì che il rapporto/i funzionino nel miglior modo senza stare o far stare male nessun@.
Il secondo intoppo invece è di tipo culturale perché le relazioni altre sono difficili da comprendere per chi vive nella nostra società ed è normato e normalizzato ogni santo giorno. Una delle cose che mi capitano più frequentemente è sentirmi dare dell’accasata, o meglio fidanzata, quando non ho né un compagno/a ne un legame fisso… e quando lo dici la gente ti guarda come se venissi da marte e ti chiede “ma allora quel tipo/a??” e vaglielo a spiegare che forse siete solo amici, che vi scambiate affetto ma che non siete una coppia, o che sì siete una coppia ma non stabile, o che semplicemente è uno che stai frequentando ma non è l’unico e non hai alcuna intenzione di fare le selezioni per eleggere il migliore. Per non parlare di chi ti dice “ti comporti così perché scappi dalle responsabilità, dalla maturità che comporta una relazione fissa (e ovviamente monogama)”. Come se non ci mettessi responsabilità nelle relazioni che ho… come se le altre relazioni che non siano normate fossero superficiali e vane.
Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire ma mi fermo qui se no vi scrivo il solito papiello. Spero solo di avervi dato una chiara idea della mia idea di rapporti non monogami.
p.s. ovviamente non voglio criticare chi sceglie il rapporto monogamo, perché è una scelta e va rispettata, dico solo che vorrei che non mi fosse imposta =)
Federico scrive:
Non ho molto altro da aggiungere a quanto già detto da Viviana se non, forse, la variabile tempo. Intendo dire che si possono concepire le “forme” assunte dalle proprie relazioni come mutevoli nel tempo.
Monogamia, poligamia e tutto quello che c’è in mezzo… sono modelli ideali attraverso cui ci rappresentiamo (ed organizziamo) il caos delle nostre relazioni. Essendo essenzialmente mutevoli a noi stessi, tendiamo a cambiare di pari passo anche le nostre relazioni, quello che ci andava bene ieri non ci va bene oggi e l’oggi non ci andrà bene domani; credo che questo valga anche per le persone coinvolte, nel senso che con qualcuno ci sta bene una cosa e con qualcun’altro no.
In passato ero molto legato alla monogamia, oggi molto di meno al punto da non desiderarla più, anche se devo fare i conti con l’addestramento culturale che scoraggia qualsiasi altra modalità e non mi fornisce strumenti neanche per pensarle. E’ peggio che addentrarsi in un territorio inesplorato di cui tutti hanno paura, perché c’è anche il fattore “espulsione dalla comunità” per cui se tutti dicono “se passi di la’ muori” (se fai altro anziché sposarti) e io rispondo “ma secondo me si può fare un tentativo” la contro-risposta è “ma tu non andarci o ti ammazziamo”. Se a Colombo avessero detto di non passare le colonne d’ercole o non l’avrebbero riaccolto al ritorno, sarebbe partito lo stesso?
Oggi non mi importa più della monogamia in sé, penso sia una possibile forma, valida solo se riempita di Senso da una relazione che in essa si esprime al meglio.
Cerco di entrare in contatto con i miei desideri al di la’ dei tabù e so che, innamorato o no, fidanzato o no, vorrei scoparmi una miriade di persone.
Alle persone che mi circondano, di me, posso dire almeno questo.
Ciò non vuol dire che lo faccio o che lo farò… valuto che occasioni in base al momento e ci sono cose che non sono disposto a fare come ad esempio mentire apertamente e consapevolmente (se per esempio nello stesso periodo sto uscendo con più di una persona, ad ognuna potrei al massimo tacere le altre per quieto vivere, ma se mi venisse chiesto non ce la farei a dire “no sei l’unica”). Questo in passato mi ha giocato contro perché persone con cui sono stato trasparente mi risposero “si, ma io non sono la seconda di nessuno” chiedendomi una scelta univoca (ed io, prendendone atto, scelsi altri percorsi) senza aggiungere “anche se tu per me sei il terzo” (cosa che scoprii a distanza di un anno). Insomma si chiede agli altri più di quanto si sia disposti a dare… ma anche questa è una scelta, il problema secondo me sta nel nasconderlo ai diretti interessati
Qui comunque sto ancora parlando di rapporti occasionali.
Oggi come oggi sono orientato a ricercare una relazione stabile ma non vincolata o vincolante, nella quale ognuno dei due partner (si, due, mi accontento di poco) abbia la completa libertà (ma anche la responsabilità che questo comporta: va da sé che perché una relazione sia stabile occorre che sia anche coltivata e se si passa la maggior parte del tempo a flirtare o sedurre altre persone trascurando il partner, allora non ha senso parlare di coppia, queste poi son cose che vanno considerate e continuamente ridiscusse insieme). Certo ci sono sempre la gelosia, l’invidia… sentimenti che possono diventare motori per la relazione o elementi disgreganti, penso che occorra passarci attraverso per capire i propri limiti e potenzialità. E la paura.. io la definisco un sentimento di confine, nel senso che la provi ogni volta che stai uscendo dal seminato. Mi fa paura l’idea di realizzare i miei egoismi (con tutta la polisemia di questa parola, dalle sue accezioni positive a quelle negative) per i rischi che questo comporta (ferire chi amo ma anche essere ferito, abbandonato, disprezzato etc).
La cosa divertente di tutto ciò è che pensarci troppo è inutile e deleterio perché sono fermamente convinto che le scelte si facciano in fieri e che perché queste siano Vere occorra saper tollerare un minimo l’angoscia ed ascoltarsi, c’è poco altro, anche se discuterne assieme e costruire un contesto di vita e di legami (e relazioni) entro cui pensare i propri impulsi sia fondamentale: troppo spesso il desiderio negato si traduce in atto irresponsabile (se non conosco il mio desiderio non posso neanche risponderne davanti agli altri; la responsabilità della risposta) e produce più dolore che altro sia per se stessi che per gli altri.
Beh, spero di non essere stato troppo complicato
Alessandro scrive:
Visto che tutti raccontano le proprie cose, ne approfitto e lo faccio anch’io, visto che leggo sempre questa mailing list ma non rispondo quasi mai.
Non voglio scrivere qui alternative alla monogamia da proporre, ma vorrei cercare di analizzare quelli che, almeno dentro di me, sono i sentimenti che tengono in piedi una relazione monogama. In quest’analisi, vorrei tenere da parte tutti quei condizionamenti sociali e culturali che vengono impartiti a una persona, senza tuttavia considerarli cosa totalmente estranea, bensì un percorso parallelo ai sentimenti.
Da quasi tre anni (non molti, ma essendo abbastanza giovane, nemmeno pochi) ho una relazione stabile con una ragazza. Com’è naturale, questa relazione ha avuto i suoi alti e bassi, e nello specifico l’anno scorso, per due o tre mesi, abbiamo “sperimentato” una relazione “aperta a un’altra persona”. Metto le virgolette perché, in quella circostanza, nessuno di noi ha mai usato un linguaggio simile: ovviamente si parlava di tradimenti, crisi di coppia e formule simili. Questo giusto per intenderci. L’unica cosa che usciva dai canoni del linguaggio standard era la professione d’amore della ragazza nei confronti di entrambi, che non riuscivamo a definire.
Adesso come allora, ho sempre cercato di vedere la situazione in una forma positiva: sebbene venutasi a creare in maniera non condivisa, non era una circostanza che mettesse in dubbio l’affetto che io provavo per lei; per questo motivo, ho cercato di mettermi in gioco in una relazione assai diversa da quella a cui ero fino a quel momento abituato. Per un certo periodo, abbiamo immaginato di proseguire questa “relazione a tre” in maniera stabile; poi, tutto si è deteriorato proprio per la richiesta di esclusività.
Nonostante questa sia l’interpretazione positiva, ovviamente ne esiste un’altra, che è quella che vorrei sviscerare: i miei sentimenti, il mio corpo, hanno reagito in maniera violenta e contraddittoria a questa situazione. Da una parte, l’euforia di un prigioniero che vede le mura della propria cella crollare; dall’altra il panico e il dolore di chi vede queste pareti come l’unica barriera in grado di difenderlo dal mondo: vedevo una nuova forma di relazioni sentimentali senza l’incubo dell’esclusività, eppure questa nuova libertà mi spaventava più di qualsiasi altra cosa, e desideravo un ritorno a una sicura storia di coppia.
Con l’aggravarsi delle relazioni nel nostro “triangolo”, il primo aspetto è venuto sempre meno, anche perché lentamente sopraffatto dal secondo. La gelosia, l’invidia, il possesso, hanno avvelenato i sentimenti miei e dell’altra persona; il panico ha costretto la ragazza ad agire in maniera del tutto randomica e non si è stati più in grado di mantenere in equilibrio la situazione. Alla fine, tutto si stava riducendo ad una gara per l’esclusività: siccome non era quello che volevo, e i miei nervi cominciavano a non reggere più, ho rifiutato il confronto e mi sono levato di torno. (Per la cronaca, il degenerare della situazione aveva non solo deteriorato i miei nervi, ma anche le relazioni tra la ragazza e l’altra persona, che dopo poco hanno cominciato a odiarsi ed a lasciarsi bruscamente. Ma questo non importa ai fini di questa mail.)
Quello che mi chiedo è: possibile che il mio corpo, i miei sentimenti, le mie passioni abbiano reagito in maniera così violenta fino a precludere ogni possibilità di dialogo e di ragionamento? Possibile che dentro di me ci sia un “sistema immunitario”, un apparato difensivo sentimentale che blocca ogni tentativo di sperimentazioni alternative alla monogamia, un vero e proprio “scudo” a difesa della coppia? Possibile che ogni pensiero costruttivo venga immancabilmente avvelenato da sentimenti violenti, che oltretutto fatico a ritenere miei perché contrari a tutto ciò che credo?
Invidia e desiderio di esclusività, come diceva Viviana, credo siano diretta emanazione dell’insicurezza: si vuole essere il/la sol* perché si teme il confronto con gli altri, si è convint* di essere inadeguat* e generalmente inferiori alla media, e si ha paura di perdere il/la partner. Dico questo senza fare la vittima, perché ho capito che per sciogliere il nodo dell’insicurezza bisogna sforzarsi da soli, non certo ingoiare i dolci bocconi delle rassicurazioni, dei conforti e della pietà degli altri. Bisogna trovare, ancora una volta, metodi alternativi alla pura consolazione per risolvere l’insicurezza. (Questo, ovviamente, vale per me! Tutt* liber* di dissentire!)
Adesso, i miei dubbi sono altri. Mi chiedo, pur avendo più esperienza alle spalle e ragionando a freddo, se dovessi trovarmi di nuovo in una situazione come quella dell’anno scorso, se fossi in grado di gestirmi meglio, senza essere sopraffatto dai pensieri negativi. A volte mi dico di sì, altre volte no. A volte accolgo con piacere le “sbandate” della mia partner, a volte soffro e sto male per anche solo l’idea di un suo possibile flirt con altr*. Mi chiedo, insomma, se esiste davvero un “sistema immunitario” alle relazioni diverse alla monogamia; oppure se si tratta anch’esso di un costrutto, e in questo caso, se mai sarò in grado di liberarmene.
Mi rendo conto che ho scritto troppo e in maniera troppo confusionaria, quindi, è meglio che la chiudo qui. Questo è quello che volevo dire.
Sull’esistenza o meno di un “sistema immunitario” alle relazioni diverse alla monogamia Viviana risponde:
Ale personalmente credo sia un costrutto culturale e non una cosa innata dentro di noi (che credo sia il significato con cui usi l’espressione “sistema immunitario”). Affermo questo sulla base di alcuni dati:
All’inzio della tua relazione a tre eri felice? stavi bene? c’era equilibrio? Da quello che leggo sì, quindi vuol dire che sei assolutamente capace di avere relazioni non monogame. Il problema si è presentato quando tale relazione è andata avanti e, come tutte le cose belle di questo mondo, ha teso a normatizzarsi.
Il perché, credo vada ricercato nel fatto che in qualche modo si vuole esser accettati dalla società, essere inglobati nel sistema. E’ una cosa che sfortunatamente ci contagia tutt@, perchè, volenti o nolenti, subiamo il lavaggio del cervello e certe forme mentis si impiantano in noi in maniera così radicale che è difficile estirparle, ci vuole davvero molto tempo e un costante lavoro. Quindi, sempre se ho capito bene, i problemi sono iniziati con l’arrivo della gelosia, che appunto non è altro che insicurezza ma anche un sentimento indotto dalla società: viviamo in un mondo che ci dice di essere sempre competitivi, di dover essere vincenti su tutti i fronti, i numero uno, i the best one e minghiate simili. Queste frasi non sono solo slogan ma un modus operandi che abbiamo assimilato anche se a livelli e in gradi diversi. E la gelosia nasce anche dal non poter accettare di essere pari ad un altro, quindi né meglio né peggio, ma solo altro. A questo va aggiunta anche la precarietà che ci ha stravolto la vita e forse ha accentuato in noi la voglia di rapporti monogami, che ci era stata impiantata dalla cultura maschilista in cui viviamo. La precarietà ha reso tutto fragile, in bilico, anche i nostri sogni sono precari, più utopici che altro, e allora che fare?? dove cercare la stabilità che ci è stata sempre proposta come presupposto indispensabile per costruire qualunque cosa? dove cercare quella sicurezza che all’esterno ci viene tolta?? Nei rapporti, nella vita privata. Cerchiamo di ancorarci all’altr@, che almeno c’è e speriamo ci sarà sempre, dato che è la nostra ancora di salvezza, la nostra isola, la nostra portaerei, dove possiamo placare le insicurezze e le paure, dove l’illusione del “per sempre” sembra fattibile. Non so se siano reali queste cose o solo storielle che mi invento io per provare a dare un senso a ciò che provo e che vedo provare anche ad altri… ma non può essere solo un problema personale, interno… c’è sempre una spiegazione esterna, culturale.. almeno per me. A questo punto cosa fare? non lo so, non conosco la risposta ma so che non mi farò ingabbiare da questa cultura che rinnego e che almeno nel privato posso distruggere, o almeno tentare. So per certo che un rapporto monogamo non è nelle mie corde, non mi basta e questa certezza, una delle poche, l’ho conquistata con l’esperienza e anche se so che non sarà facile portarla avanti, perché si arriverà sempre a situazioni come quelle descritte da Ale, io continuerò a perseverare e a cercare modi per disinnescare l’inghippo della gelosia-esclusività. Non è per niente facile, ma questo non è un buon motivo per rientrare in modelli che palesemente rifiuto. Sarebbe difficile comunque adeguarmi.
Infine Rho devia un po’ il discorso e ci scrive:
sulla falsariga della “muestra marrana” (« Renueva tu imaginario porno» o « Otro porno es posible» http://muestramarrana.org/ ) direi che si potrebbe esclamare:
« Rinnova il tuo immaginario relazionale»
o
« Altre relazioni sono possibili»
Con questo voglio sottolineare che -esattamente come per l’immaginario erotico- anche per l’immaginario sentimental-relazionale bisognerebbe spendersi un pò per dare spazio, visibilità ad “altre narrazioni” (modo di dire caro a molt*, a ragione).
Le paure che leggo qui e che sento raccontate da molte/i hanno a che fare con il buio quasi assoluto sulle possibilità diverse di creare relazioni che ci corrispondono di più. Ogni relazione porta con se un “rapporto di forze” a noi inventare come gestirle, come viverle, come evolvere. Per me vale la pena puntare sulla propria “autenticità” e capacità di mettersi in gioco.
Visto che ci sono butto qui un estratto da un film che magari c’entra marginalmente, ma mi piace moltissimo questo il monologo su “paralisi/immaginazione”….. che ci volete fare, sono fatt* così!
http://www.youtube.com/watch?v=OHSBXqVYhnk
Magari prima o poi articolo qualcosa di più.
E invece voi cosa ne pensate?
Finalmente qualcun* che parla di questi temi! Anche in contesi cosiddetti illuminati, la relazione esclusiva è un postulato negando il quale si diventa automaticamente persone poco serie e senza obiettivi nella vita. Bisognerebbe se ne parlasse più spesso, decisamente. Complimentoni, davvero! Dopo quasi tre anni in cui la monogamia per me era il demonio, tra amicizie particolari varie e un’esperienza di coppia aperta, mi sono innamorata di un monogamo convinto ed ho abbandonato la vecchia via, almeno a livello pratico. Mi sono resa conto, in questo passaggio tutt’altro che semplice, che l’esclusività e gli altri modelli più liberi sono due mondi completamente diversi, non solo dal punto di vista strutturale e da quello filosofico, ma anche a livello di rapporto stabilito tra le persone che costituiscono l’unità. Non sto dicendo che generalmente in una forma di relazione vi sia più sincerità, complicità ed affiatamento rispetto all’altra, semplicemente che esse hanno peculiarità, valori e modi di svilupparsi diversi, quando non diametralmente opposti, per cui per adeguarsi ad una delle due è necessario adottare una forma mentis che sarebbe totalmente inopportuna nell’altra. Addirittura parlare con chi ha sperimentato solo una delle due dell’altra talvolta si rivela un problema: da una parte ci si chiede come faccia chi è monogam* a resistere alle pulsioni sessuali scaturite da input provenienti dall’esterno della coppia, dall’altra chi crede ciecamente al fidanzamento tradizionale come unica via difficilmente comprende i meccanismi che regolano le relazioni più sciolte, o peggio le ritiene sintomo di qualche disagio psicologico, forte dell’accettazione sociale che il suo modello ha e l’altro no. Incontro spesso persone che affermano che chi ama davvero non prova attrazione fisica per nessun altro. Grandissima montagna di balle. Se una persona non sta reclusa in casa per tutta la vita con lo stesso partner, senza vedere nè sentire mai nessun*, prima o poi avrà, come tutti, il giorno in cui “parte l’ormone” e pensa: “toh, che gran bel pezzo di fi…sico!”. Come giustamente è emerso dal dibattito, è proprio in quell’occasione che, in entrambi i casi, iniziano i problemi, certamente diversi se l’adocchiatore/trice è l’altr* o sei tu. In una relazione aperta normalmente se ne parla al partner, talvolta si arriva addirittura a scambiarsi consigli, nella monogamia inizia quella brutta bestia nella gelosia, che inizia a far parte della quotidianità, mentre nel primo caso essa è vissuta come una colpa ed uno spunto per la riflessione sul cambiare o meno scelta di vita. Se invece nel caso di un rapporto esclusivo si applica la soluzione dell’altro modello i risultati sono imprevedibili, dalla battuta scema (magari fatta in presenza del diretto interessato, com’è successo a me) ai litigi con conseguente rottura. La gelosia è comunque inevitabile e se una coppia non è più che ben rodata la singletudine è dietro l’angolo. È ovvio che, mentre chi è “open” può sfogare l’attrazione fisica per l’altra persona direttamente e senza sensi di colpa, se l’altro è consenziente, chi non lo è deve scegliere se scaricare il/la fidanzato/a, “tirare fuori” il tutto parlandone col partner, con una persona di fiducia o su un diario/blog/affini oppure tenersi tutto dentro e farsi mangiare viv* dai sensi di colpa, gli stessi che consumano nell’altro chi prova gelosia. In questo senso si potrebbe affermare che in pratica nei rapporti aperti vi sia più sincerità, tuttavia non è detto: due persone coinvolte in una relazione tradizionale stabile, solida e basata sulla fiducia possono condividere con l’altr* i propri apprezzamenti estetici, mentre in alcuni tipi di rapporti non esclusivi, come le amicizie con benefici, talvolta sono i sentimenti e le manifestazioni d’affetto verso l’altra persona ad essere soppressi, per la paura che il partner scappi a gambe levate. Per altri versi è forse addirittura più semplice essere sincer* all’interno di un rapporto biunivoco: cambiando spesso partner può capitare di essere con ciascuno una persona diversa e di non essere mai davvero se stess* con nessuno. È vero che in ciò che vuole la tradizione si pone il problema della voglia di evadere dalla solita routine, di scappare dalla gabbia che la vita in un certo senso (e talvolta anche legalmente) c’impone. Accade a tutt* ogni tanto, in tutti gli ambiti. Anche facendo attivismo praticamente a tempo pieno capita di voler fuggire verso una serata con gli amici sparando stupidaggini tutto il tempo. C’è da dire che è altrettanto vero che una persona esterna non sia l’unico modo per staccare la spina: ci sono nuove tecniche sessuali da sperimentare, c’è la fantasia, ci sono gli/le amici/e con cui fare una serata relax….. Si dice spesso che il problema della precarietà delle relazioni sia un problema per i “libertini”, ma forse è più il contrario: quando sei fidanzat* non hai altri agganci sessuali a cui appigliarti in caso di rottura, se la relazione finisce, magari per corna dell’altra persona, devi ricominciare tutto da zero. Quando hai visto attorno un numero consistente di tradimenti è normale che frequentemente ti ponga questo quesito. Concordo con chi sostiene che, in vista di una nuova società o meno, sia necessario rivedere il modello di coppia, il che deve necessariamente passare per l’accettazione sociale ed etica delle nuove forme di relazione: è inammissibile, ed è segno che la strada da percorrere è lunga, che una donna libertina sia etichettata come prostituta ed inaffidabile (gli uomini di solito son sempre dei fighi, invece) anche da persone sedicenti aperte e di sinistra. Sostengo che, d’altro canto, il passaggio di vietare la monogamia non sia fondamentale: se c’è libertà, io devo essere libera di mettermi dei paletti che io stessa ho scelto. Se è mi* e me l* gestisco io, allora sono io, e solo io, a decidere se concederl* in esclusiva o meno. La monogamia è un’imposizione del potere maschilista, è vero; lo è altrettanto, però, che essa assume forma fallocentrica solo quando è da una parte sola e quando all’interno della coppia sono presenti logiche di sottomissione. Questo va vietato, senza dubbio alcuno. Non credo, come scritto nel commento sopra, che le donne provino più desiderio sessuale degli uomini. Probabilmente ne provano tanto uguale e le statistiche confermano, tuttavia la cultura maschilista imperante fa sì che i primi siano portati a parlarne e sentirne parlare liberamente e ne sfoghino una parte in questo modo, oltre che con la pornografia appositamente fatta a loro misura (e che finisce per distorcere la loro percezione della sessualità e genera luoghi comuni che con la vita reale ben poco hanno a che vedere, ma questa è un’altra storia), mentre alle seconde venga continuamente chiesta una repressione, mentale quando non fisica, perciò gran parte di esso rimanga stagnante dentro di loro e finisca prima o poi con l’esplodere occasionalmente, dando in questi frangenti l’impressione che sia maggiore rispetto a quello dell’altro sesso. Questo burqa culturale va senza dubbio eliminato al più presto: anche noi donne dobbiamo essere libere di non dover stare attente a presentarci al mondo come madonnine di cera per non finire nell’altra categoria, quella delle put**ne, e venire socialmente emarginate. Libertini, libertine o comunque vi definiate, tenete duro: anche se fidanzata sono con voi nella lotta! Scusate se sono stata un po’lunghetta, ma su un argomento del genere era inevitabile!
Mi viene in mente un vecchio testo dell’antipsichiatria, “La morte della famiglia” di Cooper. Credo che la famiglia monogama sia la base di ogni sistema di repressione sociale. Per fare una vera rivoluzione, bisognerebbe cercare nuovi modelli familiari. Penso anche che le donne non siano geneticamente portate per la monogamia, e che la repressione della fin troppo libera e potente sessualità femminile (che porta, nei paesi musulmani, alla clitoridectomia e alla lapidazione per infedeltà) sia una costruzione culturale maschile di cui le donne dovrebbero liberarsi.