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Noi siamo rumore!

Davvero non ho idee, o magari le ho e un po’ potrei anche dirvele.

Lavare una tazzina, nel frattempo, quella da cui hai bevuto un caffè. Poi riporla sul ripiano e compiere quei gesti tutti i giorni ed arricchirli di dettagli nuovi. Il manico girato un po’ di fianco, poi avanti e poi c’è il rumore della pioggia che batte sui vetri della finestra e lo stereo smorza il silenzio che altrimenti diventa impronunciabile.

Se mi concentro e mi fermo, prendo fiato e mi ricordo che la mia dimensione quotidiana somiglia a quella di tutte le donne che si svegliano la mattina con un obiettivo, poi bevono un caffè, ripongono la tazzina, sentono quella pioggia e vivono in più modi il proprio silenzio.

Non ho rumori questa sera, battito fermo, ticchettio spento. Siamo ferme, tutte, posizionate, a militare ciascuna sulla propria torre, senza incontrarci e parlarci e toccarci e abbracciarci e amarci, ché in fondo l’amore tra di noi ci tiene unite ed è una bella sensazione, sapete, pensare a quante siamo, in giro per il mondo, sentirsi parte di qualcosa, una festa di corpi e di mani e di vite e di parole.

Siamo puntuali, vestite, in prova per accedere alle nostre vite, quelle vere, quelle che mai vorranno farci vivere, ché ci concedono appena un assaggio e quello che pretendiamo ce lo negano, senza rispetto, senza rimorso, senza cortesia.

Siamo decise e teniamo il posto all’altra che verrà dopo di noi perché stare a turno è una cosa complicata e se noi rinunciamo, cosa troveranno mai le altre? Chi mai concederà loro un metro, un frammento, uno spazio?

Ferme e dritte, a guardare lontano, sapendo che noi potremmo andare avanti perché sappiamo, abbiamo capito, conosciamo la strada, ma se le altre non arrivano ci converrà spostarci?

Le conquiste si fanno insieme e allora un’arma fondamentale è la pazienza ed è questa la mia grande idea, il mio rumore. Pazientemente resto, infine, e non mi muovo, non torno indietro, e vado avanti, e porto con me tutte quelle che riesco a far passare e altre e altri, perché so per certo che da sola non potrei muovere un passo.

La forza non è mai individuale. E’ un gioco di prestigio. Una passione corale. Se stai con altre ti passa la paura e i passi vanno veloci, la dimensione è certa. Si può sfidare il fuoco, si può dominare tutto, si può guardare avanti e allora non ti peserà aver atteso, perché quel passo avanti in realtà derivava proprio dal restare dove stavi.

Ce l’ho un’idea. Si chiama Me, te. Siamo noi quell’idea, il rumore più temibile che esista, siamo un’idea talmente grande che vorrebbero sterminarci, abbatterci, spegnerci la luce e non capiscono davvero che quella luce siamo noi e che per quanto possano metterci in ombra noi brilleremo sempre.

L’idea è di restare, non demordere, non piegarsi mai. Spalle dritte, sguardo fiero, come quando sfidi il mondo e dici che il tuo respiro è una minaccia, l’unica che temono.

Ferma. Respiro. Cospiro.

Il mio futuro è già qui. Sono di fuoco, di pietra e terra, d’acqua e vento. Sono di carne e speranza e sono di concretezza e bisogni. Sono da sola. No, sono con altre come me e questo spazio è il nostro e non ce lo toglierà nessuno.

—>>>Ci vediamo al Feminist Blog Camp, Torino, Csoa Askatasuna, 28/29/30 Ottobre

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, Personale/Politico.


One Response

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  1. Angela ciliberti says

    BAstaaaaaaaaaaaaa, scusate lo sfogo, adesso arrivano anche le
    “Indignate, Gnocche” non c ‘e la faccio più girano sempre le notizie a modo loro, e meglio le falsificano spudoratamente, ti segnolo link.

    http://www.corriere.it/esteri/11_ottobre_20/blog-occupanti-sexy-wall-street-polemiche-femministe_96aa5c6a-fb0b-11e0-b6b2-0c72eeeb0c77.shtml

    buona lotta.