Discorsi nel bel salotto virtuale di Malafemmina, popolatissimo dall’alba a notte fonda.
Crescenzo avvisa “chi può mettesse su rai3 c’è Sveva Casati Modigliani che ha appena fatto il panegirico della donna di una volta che con il suo “mettersi in disparte” faceva durare i matrimoni…” poi fa un breve report “Ti dico solo che ha anche lodato i rapporti sessuali di una volta perché c’era più mistero… Va be’, la fiera delle banalità, insomma.”
Mala risponde: “si si, crescenzo, infatti per mia madre temo che i rapporti sessuali restino ancora adesso un “mistero”!” (E Crescenzo le dice che non deve essere l’unica della sua generazione)
Luca replica: “la mia nonna (1904) un giorno mi confessò che lei e il nonno non si erano mai visti nudi!”
A me non resta che raccontare di quella volta in cui io, mia sorella e mi@ figli@ spiegammo concretamente a mia madre cos’è la fellatio. Alla fine del racconto, che aveva sollecitato giacché noi si parlava e lei aveva chiesto “chiarimenti”, disse semplicemente “schifìu!” (che schifo!)
Per mettersi in pari però ci raccontò di vite vivacissime delle sue vicine di casa. Ce n’era una che le si era rotta la ‘ummarola, ovvero la gomma, il preservativo, come lo chiamavano a quei tempi. E pure quella non deve essere stata una gran cosa ma penso che per mia madre fosse il massimo della trasgressione che si sentiva di condividere.
C’era mia nonna che parlava del sesso come una cosa da sfuggire. A me diceva “ma chi te lo fa fare?“, ché il sesso per quelle generazioni doveva essere un dovere da espletare. Chiusa una pratica se ne riapriva un’altra e il matrimonio era tutta una burocrazia notturna.
Che belli i rapporti sessuali di una volta, in cui l’orgasmo era una chimera sconosciuta e in cui gli uomini usavano le donne per pisciarci dentro, come se quelle femmine fossero cessi ambulanti senza piaceri, bisogni, desideri. Che a sentir dire che il loro più grande desiderio era di non essere toccate io proprio non riesco a immaginarmelo, giusto io che vivo di carnalità e passione e che mi devi proprio toccare, il corpo o l’anima se preferisci ma se mi tocchi pure il corpo io sono più contenta e se non ci capisci allora ti guido io e so per certo che mi piacerà perché noi della generazione delle scostumate abbiamo una confidenza con il nostro corpo che mamme e nonne se la sognavano.
Povere donne, condannate all’assenza di pelle e di respiri, proprio perché c’erano in giro troppe teste di minchia che andavano indottrinando circa la bellezza del “mistero”.
Lo dico da profonda amante dei thriller. Ché mai potrei immaginare Lucarelli a dedicarsi a una puntata di Blu Notte sulle faccende della mia vagina. O quegli altri che si occupano di paramenti dell’occulto a ravanare nelle cose mie. Mi parrebbe quantomeno fuori luogo. Quale bellezza, quale mistero. Mistero un paio di ovaie. Vi faccio una mappa, piuttosto, che dovete arrivare preparati. Per mia madre non c’è più tempo ma per me e mi@ figli@ invece si. Di tempo ce n’è in abbondanza.
E comunque complimenti a rai3, che senza quelle perle di saggezza di sicuro noi non dormivamo la notte. Quando in televisione si parlerà di sessualità in modo equilibrato scommetto che noi saremo estinti, come razza umana, e allora arriveranno gli alieni che nel loro museo di archeologia degli umani riporranno la registrazione dell’intervista alla donna che parlava della sessualità come di un mistero e rideranno a crepapelle. Com’erano buffi questi umani degli inizi del terzo millennio…
Giulia, non è così sbagliato: in passato lo si usava anche per esprimere una forte agitazione o una grande ansia, solo tra gli anni ’60 e ’70 ha cominciato a prevalere la seconda accezione (ora divenuta dominante sull’altra) di “picco” dell’eccitazione sessuale.
Io l’ho scoperto leggendo alcune lettere degli anni ’20 di Liliana Castagnola indirizzate a Totò: http://www.antoniodecurtis.com/liliana.htm
beh,oddio,io se Raz Degan ravanasse un po’ tra le mie grotte per scoprire il mistero non disprezzerei…..mwahahah! 😛
La madre di una mia amica le diceva sempre: “Non fare tardi che mi fai venire un orgasmo!” e noi ce la ridevamo con tenerezza…