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Le istituzioni tutelano gli uomini violenti con le donne?

A Chiavari una donna viene picchiata dal marito. Stanca e stufa delle botte decide di prendere con sé i suoi due figli piccoli e di scappare via. Una decisione che credo condividiamo tutte. Proteggere sé stessa e i propri figli da un uomo violento è un’azione che meriterebbe l’appoggio e il sostegno delle istituzioni, ma non è così. Il giudice del tribunale di Chiavari, Andrea del Nevo, le ha imposto di fare immediatamente ritorno a casa, pena un’imputazione per sottrazione di minori. La donna quindi, secondo il giudice, dovrebbe ritornare a farsi picchiare e a far vivere i propri figli in una situazione di violenza, nonostante esistano numerose prove, referti medici e testimonianze, che dimostrano le violenze subite e nonostante la procura della Repubblica abbia già avviato nei confronti dell’uomo un’indagine per maltrattamenti in famiglia.

Per quale motivo, ci chiediamo, il giudice Nevo impone tale ritorno? Non si rende conto che se la donna è scappata è perché il marito è un violento? Perché la violenza fa male a chi la subisce e anche a chi la vive, sente e vede? Perché anche i figli della donna stanno subendo una violenza, anche se non fisica. Guardare tuo padre picchiare tua madre, sentire le urla, gli spintoni, gli urti, gli insulti, vedere tua madre che piange e forse cerca anche di dissimulare, per non farti preoccupare, sono cose che non si cancellano nella memoria e che ti lasciano qualcosa dentro, anche quando cresci. Le istituzioni non esistono per proteggerci? Per aiutarci? E allora dov’è la difesa della vittima? Dove sono tutti quelli che difendono la famiglia? E la vita? Questa è una famiglia, ahinoi una delle tante, in cui giornalmente si consuma la violenza, come se fosse pane e acqua.

Forse qualcuno crederà che esagero ma guardatevi attorno e controllate se la vostra vicina o una vostra amica vive o conosce situazioni di violenza, scoprirete che sono la dannata normalità. E nonostante siamo a 109 vittime di femminicidio, nonostante le donne subiscano ogni santo giorno molestie, discriminazioni, violenze, i centri antiviolenza chiudono perché il governo ha deciso che finanziarli fosse superfluo e non si fa nulla per diffondere una cultura antisessista.

La situazione è così grave che nella nostra mailing-list Rossella ci segnala quest’altra notizia: secondo la Cassazione non si può negare l’attenuante di aver agito in stato d’ira a un marito che ha ucciso l’amante della moglie dopo averli sorpresi a letto. Con tali motivazioni ha annullato il ‘no’ allo sconto di pena decretato per tre volte dai giudici di merito nei confronti di una guardia giurata. Quindi nel 2011 ci ritroviamo di nuovo il delitto d’onore, che sapevamo esserci sempre stato, ma che adesso viene ribadito e giustificato. L’ira ritorna l’asso nella manica di tutti i mariti violenti, che ti uccidono perché eri “cosa loro”, “proprietà privata” e soprattutto “portatrice dell’onore” quel termine obsoleto, vuoto e inutile con cui tanti si riempiono la bocca.

A causa dell’onore le donne hanno dovuto rinunciare alla sessualità libera e consapevole, alla possibilità di emanciparsi, hanno dovuto sposare uomini scelti dai padri o a compiere matrimoni riparatori e vivere con chi le aveva violentate,  sono state denigrate, isolate, insultate e infine ammazzate. E mentre tutto questo accade nel nostro paese i media continua a trattare la violenza come una specie di rimedio alle ferite, giustificandola e istigandola, perché, ne sono convinta, qui ci vogliono morte. E dopo morte forse ci diranno che gli dispiace, che non sapevano, che era una famiglia così perbene, una disgrazia o forse ci insulteranno, perché neanche da morte, in questo paese, siamo rispettate. A noi di rispettare l’onore ce ne fotte, ma la dignità la pretendiamo.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico.