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Napoli: la regione blocca 14 milioni di euro destinati alle donne!

A Napoli la situazione per i servizi sociali e socio-sanitari non è per niente buona. Il Comune di Napoli, a causa anche del deficit lasciato dalle amministrazioni precedenti, ha un debito di 200 milioni con coop e associazioni e per ora ha investito appena 56 milioni nella spesa sociale. Questa spesa esigua, risultato anche dei tagli del Governo al fondo sociale e dei minori trasferimenti ai comuni, sta provocando disagi enormi alle realtà esistenti tanto che i rappresentanti del comitato “Il welfare non è un lusso” hanno lanciato l’allarme in conferenza stampa congiunta con altri rappresentanti di un centinaio di associazioni e cooperative sociali laiche e cattoliche.

Secondo quanto detto durante la conferenza stampa ci sarebbe stato il mancato rispetto degli impegni da parte del Comune di Napoli, della Regione Campania e dell’Asl Napoli 1: infatti, sebbene ci fossero stati quattro anni di mobilitazione, non è stato aperto nessun tavolo di confronto con le organizzazioni sociali, nonostante le promesse in tal senso dalla Regione.

Inoltre la Regione non ha neanche sbloccato i fondi per il sociale né avviato le procedure per la fine del Commissariamento dell’ambito Napoli, come pure non ha nominato i sub commissari della Asl Napoli 1, che si stima abbia un debito di almeno 20 milioni di euro per i servizi socio-sanitari gestiti dal terzo settore. I rappresentanti delle associazione e delle coop sociali denunciano una situazione molto grave: le uniche due case famiglia nella regione per malati di Aids già non accolgono più pazienti, e rischiano di chiudere nonostante da sole non siano sufficienti a coprire la domanda di accoglienza delle persone affette da Hiv, secondo ciò che denuncia Pasquale Calemme, dato che possono ospitare complessivamente 30 persone su una domanda di almeno un centinaio.

Intanto a Napoli l’ente locale non ha rifinanziato le educative territoriali, vale a dire i servizi di accoglienza dei minori a rischio, dislocati su tutto il territorio cittadino: in tutto sono 33 e accolgono da un minimo di 30 a un massimo di 60 bambini tra i 7 e i 13 anni, per un totale di circa 2mila minori. Anche le ludoteche sono chiuse e i semi-convitti sono in gravissime difficoltà, tanto che già tre hanno dovuto chiudere. E se i servizi chiudono ciò vuol dire anche che centinaia di operatori/trici sociali non verranno pagati/e e perderanno il posto di lavoro.

Tra i finanziamenti la regione Campania ha 14 milioni di euro destinati al comune di Napoli per le pari opportunità, di cui circa 5 milioni destinati alla prevenzione e al contrasto alla violenza sessuata, che però sono stati anch’essi bloccati, anche se hanno scadenza il 31 ottobre. Lo ha denunciato l’Udi ieri in piazza del Gesù, in adesione al presidio “il Welfare non è un lusso”, lanciato dall’omonimo comitato, in cui si è cercato di capire quali fossero i punti fondamentali per riprendere una forte azione politica rispetto al femminicidio nella città e provincia di Napoli:

•Rinegoziare il protocollo d’intesa con le forze dell’ordine e la sanità, questa volta aggiungendo i sindacati: l’aumento delle donne uccise, di età sempre più giovane, il fallimento della vecchia logica del riparo del danno già avvenuto, senza prospettive di sostegno al riscatto delle vittime di violenza domestica e sul lavoro. C’è bisogno di dare un nuovo segnale. Si continua a parlare dello stalking (pubblicità governativa) e della possibilità di denunciarlo. Sappiamo però che a sostegno delle denuncianti non c’è nulla e spesso la vittima dopo aver denunciato si trova sottoposta ad un vero e proprio linciaggio sociale.

•Abbiamo denunciato già in passato la logica del “ricovero” come unica soluzione al passo successivo alla denuncia da parte delle vittime di violenza (a questo proposito vi allego un documento di alcuni anni fa). Appartamenti temporaneamente ceduti alle vittime ed un sostegno al percorso occupazionale, ci sembrano le prospettive intermedie da raggiungere, studiando bene i progetti Europei, sul modello spagnolo. Bisogna andare oltre le asfittiche prospettive date dal vuoto politico attuale. Come a suo tempo abbiamo smosso le acque nelle questure ora dobbiamo partire da Napoli per rilanciare la sfida, approfittando del’opportunità offerta dal fatto che una di noi è assessora alle pari opportunità. Pina infatti ci ha assicurato il massimo sostegno ed il suo interesse a sbloccare la situazione della casa di accoglienza che attualmente occupa i sei miseri posti “permanentemente” con le stesse persone.

•Prendere contatti con tutte le consigliere delle municipalità per avere un monitoraggio costante sia della situazione delle vittime nelle singole realtà e sia dei servizi pubblici e privati destinati al contrasto alla violenza.

Infine è stata lanciata l’iniziativa delle tre domande a Caldoro che riportiamo:

Signor Presidente della Regione Campania,
sarà così cortese da risponderci?

1) Lei è a conoscenza che 14 milioni di euro dei fondi europei destinati alle donne di Napoli , entro il 31 Dicembre, saranno persi a causa del mancato trasferimento dalla Regione al Comune di Napoli ?

2) Lei sa che questo mancato trasferimento avrà come risultato la chiusura dei centri antiviolenza, l’impossibilità di dare sostegno alla maternità e l’impossibilità di dare risorse alle pari opportunità per le quali l’Italia è maglia nera in Europa?

3)Signor Presidente per quale motivo non sblocca i fondi, e permette alle donne di cominciare a risolvere i problemi “della crisi”?
firma le 3 domande e mandale a
seg.presidente@regione.campania.it
oppure al Fax 081796 2320

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali.


3 Responses

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