Leggo l’articolo un po’ perplesso – giustamente – di Loredana Lipperini e poi vedo La Stampa, La Repubblica, un grande lancio di promozione gratuita per lo spot evento di Yamamay che sfrutta il canale antisessista, quello dalla parte delle donne, per cavalcare l’onda e fare dimenticare quegli slogan tipo “Il mio corpo è la tua casa” e altri che fanno da cornice al catalogo messo in circolazione per i 10 anni di attività.
Sorrentino e la Ferrari sono un duo formidabile, senza dubbio. Mostrare la sensualità invece che una tettona rifatta spiaccicata sul video è una sfida. La sensualità sta a certi canoni di bellezza esattamente come l’erotismo sta al porno. Ma questa cosa della “normalità delle donne” continua a suonarmi male. E non capisco perché tutti si premurino a ritagliare una “normalità” quando si parla di corpi delle donne.
La Ferrari, per quanto abbia i suoi 47 anni, non è la “normalità”. E’ una attrice, bellissima, che non ha una grinza in nessun punto del corpo o se ce l’ha non si vede. Viso tirato a lifting, niente sottomento, pelle cadente zero, morbida il giusto, levigata come fosse venuta fuori da una liposcultura, braccia tornite, non le ho visto le gambe ma insomma lei non è la “normalità”. E’ una che di mestiere fa l’attrice e che cura il suo corpo che è uno degli strumenti di espressione per fare il suo lavoro.
Mutande e reggiseno sono accessori che tutte noi indossiamo. Spostare avanti l’età per cercare sempre e comunque quello che secondo l’occhio esperto del capo dell’azienda è il meglio del meglio del meglio significa comunque applicare gli stessi standard ritardati di un ventennio. Per rappresentare l’anziana “normale” chi avrebbero scelto? Claudia Cardinale? Non so. Mi sembra un po’ stravagante questa cosa di dettare regole sull’immagine delle donne di ogni età per cui comunque, certo, è un bel passo avanti ma in che direzione?
Personalmente vorrei vedere le rughe, le smagliature post gravidanza, le imperfezioni, tutte, le cicatrici, la storia delle donne riassunta non in una rappresentazione comunque cinematografica dell’essere donna adulta ma delle tantissime donne che vivono ogni giorno portandosi dietro corpi affaticati che non hanno soldi e tempo per curarsi e che a prescindere dalla cura comunque di certo non somigliano alla Ferrari.
Conosco molte donne oltre i quaranta anni e sono belle, molto belle, sensuali, splendide, carnali, seduttive, desiderabili e non sono come la Ferrari. La “normalità” è una cosa che non può essere definita. Perciò resto perplessa anch’io per quanto apprezzi lo sforzo.
Quello che mi piace dello spot? Almeno di ciò che ho intravisto… Il sesso prima di indossare il reggiseno. E’ una donna che vive e gode con soddisfazione. Certo la cornice è di un lusso che pure quella non si capisce quale normalità rappresenti ma per la rappresentazione di una coscienza di classe di chi fa pubblicità, nel tempo in cui ancora siamo a discutere di corpi, c’è tempo.
Paolo 84, senza dubbio il problema non è nella pubblicità, ma _la_ pubblicità.
X Serena ma credo che si voglia solo dire che per una volta una marca di intimo non ha scelto una ventenne, visto che l’età media di modelli e modelle è quella..cioè non credo che volesse insultare i giovani
C’è un punto in cui dice che meno male che yamamay ha scelto una quarantenne invece che una ventenne, una quarantenne che ha una sua storia, un’anima, e dei difetti… eh??? Cioè, me stai a dì che noi ventenni non abbiamo una nostra storia, un’anima, e dei difetti??? BAH.
Antonella, ma a parte il fatto che a quarantasette anni si può ancora avere un aspetto giovanile e attraente , vorrei capire com’è che deve essere una donna di quasi cinquant’anni per essere considerata “normale”,(e si aprirebbe tutto un discorso su cosa è la normalità) quanto all’essere belle per forza, hai mai visto una pubblicità di intimo maschile in cui il modello non fosse bello? Per quanto sia raffinata e ben fatta, la pubblicità è pubblicità, il suo scopo è vendere il prodotto, il messaggio è “compra il prodotto X e ti sentirai più bello, più felice, più desiderabile, più libero,più raffinato come lei o lui” ovviamente non c’è nulla di razionale in questo ma la pubblicità non punta molto sulla nostra razionalità sopratutto quando si parla di biancheria intima: in effetti non c’è alcun motivo razionale per cui io debba scegliere la marca di mutande X anzichè la Y così si punta sulla bellezza e sensualità del testimonial che qua è una persona di età matura ed è comunque un passo avanti.
non vedremo mai Kathy Bates far pubblicità ad un reggiseno come non vedremo mai Danny De Vito pubblicizzare delle mutande da uomo a meno che qualche agenzia pubblicitaria non voglia fare una super-provocazione
Lo spot di per sé è bello, ma non è questo il punto. E’ capirne il o i messaggi più o meno espliciti che conta. Io lo “inquadro” in un contesto che ben poco mi piace: cioé l’obbligo per le donne di non invecchiare mai! Di essere trentenni a cinquant’anni! E’ la stessa logica maschilista del dover esser belle per forza. Non mi faccio “galvanizzare” dalla bellezza della Ferrari (né mi è antipatica, anzi), e non esprimo giudizi sull’arte cinematografica del regista, ma a dire che la Ferrari è una normale donna di quasi cinquant’anni, ce ne vuole del coraggio!
Mi scuso un po’ per i toni che ho usato anche se confermo la sostanza di ciò che ho scritto (e che quando sento parlare di “rappresentazione cinematografica” come qualcosa di negativo un po’ mi altero dato che amo il cinema hollywood compresa), comunque con Sorrentino alla macchina da presa e Isabella Ferrari come testimonial non ho dubbi che sarà uno spot di qualità, io non considero la pubblicità arte ma da amante del cinema credo che attori e registi di cinema possano fare degli spot molto belli: ricordo quelli della Telecom diretti da Spike Lee, Woody Allen e Marlon Brando che erano quasi capolavori
Certo c’è anche un’altra scuola di pensiero secondo cui attori e registi di livello non dovrebbero abbassarsi a fare spot pubblicitari ma io tendo ad essere più indulgente
Ma voi vi aspettate la “realtà” da uno spot d reggiseni? Scusate, ma che uno spot di biancheria intima punti sulla sensualità mi pare coerente col prodotto (o vogliamo negare la sensualità dei corpi e il fatto che la biancheria intima può anche avere una valenza seduttiva?), che yamamay abbia scelto un’attrice brava e di classe come Isabella Ferrari e un regista come Paolo Sorrentino mi pare un segnale positivo…qua davvero sembra che non vada mai bene niente specie negli spot di intimo, La Ferrari è una bella donna? Certo che lo è (per attori e attrici il corpo è strumento di lavoro ciò non toglie che tanti attori e attrici caratteriste/i abbiano corpi tutt’altro che perfetti e ne abbiano fatto un punto di forza), ma non è una bellezza plastificata, francamente di quarantasettenni attraenti come la Ferrari non è che non ce ne sono in giro…io pensavo che nessuno di noi fosse contro la bellezza
Se avessero scelto una donna con le “smagliature post gravidanza” probabilmente ci si sarebbe lamentati che la pubblicità cerca di identificare la donna sempre e solo con la maternità
E davvero non capisco Annamaria: quella frase si riferisce con ogni probabilità ai nudi femminili che tanta arte ha rappresentato dal Rinascimento in poi..perchè se ora dobbiamo tornare a vergognarci della nudità allora diamo ragione a chi parla di puritanesimo Quanto ai soldi, bè Isabella Ferrari e Paolo Sorrentino non sono gli unici attori e registi che hanno fatto spot pubblicitari, e francamente sono contento che un po’ di cultura cinematografica entri nell pubblicità come è entrata nelle fiction televisive specie americane
Parlare di “normalità” e “televisione” porta sovente la conversazione verso questo punto: la “normalità” della televisione non è quella di chi ne vive al di fuori. Sembra un’affermazione scontata; eppure, interviste come quella a Isabella Ferrari dimostrano che non è mai compresa fino in fondo. Una realtà costruita da telecamere, costumi, trucco e regia non può essere paragonata alla quotidianità, che da tutto questo è lontana. Il coraggio di chi ha ideato lo spot sta -è vero- nell’aver scelto una modella di età inusuale per essere la testimonial di un reggiseno; ma non ha e non avrebbe potuto mettere in scena le donne “vere” di cui parla il post. Diciamo, allora, che l’autentica novità sta nel MODELLO proposto: la televisione è un’efficiente creatrice di modelli ed anche in questo caso mantiene detto ruolo. Isabella Ferrari è un modello molto diverso -per esempio- da Cristina Del Basso e, in questo senso, è un’alternativa significativa. Non ci si aspetti, tuttavia, di apprendere la realtà del mondo femminile dal piccolo schermo, neppure in tale occasione.
“Il corpo femminile è nudo, principalmente” Che triste frase hai detto, Isabella! Rivelatoria del regresso culturale delle donne stesse, se tu che si una donna impegnata in un mestiere che fai bene te ne vieni fuori con quelle parole. Ma perché sempre più donne si abbassano così? Non ti bastano la soddisfazione sul lavoro e i relatici compensi? Altri soldi, soldi e sempre soldi?