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Donne, Galline…e altri animali

 

A volte mi chiedo perché grafici, pubblicitari et similia siano così pronti a fregiarsi di un titolo – quello di ‘creativi’ – che non meritano per niente, dal momento che tutto ciò che le loro spumeggianti menti riescono a partorire è solitamente di una banalità e scontatezza tali da far cadere braccia e gonadi in un sol colpo.

Su FaS siamo sempre state attente al fenomeno delle  ‘bordate sessiste’ in agguato su cartelloni, manifesti e pagine dei giornali, dato che – come ben sappiamo e come ha esplicitamente dichiarato il saggio e pragmatico Rocco Siffredi – “la patatina tira”.

E da “portatrici sane di patatine” quali siamo, e stimando le nostre parti intime qualcosa di più che gadget buoni per vendere dai prodotti alimentari al silicone ai pannelli solari, abbiamo sempre denunciato gli orrori di ‘creativi’ buoni forse per realizzare un inserto pubblicitario nelle pagine di Playboy (forse).

Ma il creativo, si sa, ha mille frecce pronte al suo scalpitante arco, e pare attingere a piene mani dal fulgido e strabordante immaginario dell’italiano medio il quale è veramente maestro nel mixare come un sapiente barman un caleidoscopico cocktail di razzismo, sessismo e perché no, specismo, giusto per tenere a mente come un mantra che “l’importante è discriminare”.

Abbiamo già parlato della bruttissima pubblicità di Piazza Italia, ma vorrei riparlarne da femminista animalista (il peggio del peggio).

Personalmente l’abbinata donna – gallina non mi offende per nulla, per diversi motivi:

a)      Perché le galline non sono animali “stupidi”. Sono volatili che vorrebbero vivere la loro vita di volatili, se non fosse che la loro vita mediamente vale meno di niente. Le categorie di animali “stupidi” non esistono, esistono invece umani mentecatti come quello che avuto questa geniale trovata pubblicitaria (e che le galline le ha viste solo probabilmente sulle confezioni di uova).

b)      Perché le galline, proprio come le donne, vengono tenute in considerazione perlopiù per via del proprio apparato riproduttore, con l’aggravante che le prime per questa loro peculiarità vengono torturate a vita prima di diventare “petti di pollo” senza mai aver potuto nemmeno posare le proprie zampe nell’erba o distendere le ali, o sentire il sole sulla propria pelle.

Per questo motivo io non mi offendo, anzi. Come donna sono oltremodo felice di vedermi paragonata ad una gallina poiché lotto ogni giorno per il rispetto che meritiamo ambedue come animali, umani e non.

Perché ci è dovuto rispetto, perché i nostri corpi non devono essere mercificati, torturati, e le nostre vite non sono a disposizione per essere derise da animali umani con più boria e cattiveria nell’animo, che cuore e cervello.

Essere femministe, essere antispeciste ed essere tutte e due le cose insieme significa questo: che non esiste un “noi” da innalzare da una parte e un “loro” dall’altra da denigrare e abusare per sentirsi migliori o trarne qualsivoglia vantaggio. Significa sapere che cambiare per davvero non significa includere sempre più categorie in quelle “degne” di rispetto, ma distruggere un sistema vecchio, assassino e iniquo che si regge sul motto “divide et impera”.

Rispettare le differenze, rispettare gli esseri viventi per quello che sono, non “stupidi” ma solo ognuno diverso dall’altro, e in questa loro differenza meravigliosi.

W le donne, e W le galline!

Ps: E quello che la gallina voleva dire alla modella, beh io l’ho sentito chiaramente, e voi?

 

Posted in R-esistenze.


One Response

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  1. Francesca S. says

    Se le donne sono stupide come le galline, loro sono esseri invertebrati senza la minima traccia di cervello. Questo mi verrebbe da dire se usassi il loro stesso linguaggio. Usando solo il mio, invece mi vien da dire che sono solo dei luridi incapaci e limitati.