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Giu’ le mani dai corpi delle donne: delibera Ferrero 2… la Vendetta!

Ci pare abbastanza chiaro ormai che un certo stile di far politica, volto perlopiù al vantaggio ‘ad personam’, abbia da tempo fatto scuola nella maggior parte dei nostri supposti ‘rappresentanti’ (che a loro volta si suddividono in categorie abbastanza nette per quanto sovrapponibili: gli spudorati sostenitori di questo stile verso destra e i silenti ratificatori del medesimo verso sinistra).

Non in altro modo sembrerebbe possibile leggere l’accanimento e la caparbietà con cui il Presidente della Regione Piemonte, Cota, continua a riproporre (senza vergogna) come priorità assoluta della sua – immaginiamo – fittissima agenda, la stessa sbobba pro-life appena bocciata dal TAR, questa volta in salsa pseudo-generalista:

http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/07/20/news/gli_antiabortisti_in_ospedale_cota_vara_la_nuova_delibera-19363695/

Non solo nulla cambia nella nuova proposta, ma in più l’apparente tono politically correct che garantirebbe l’ingresso nei consultori  – a mò di microscopica ciliegina sulla ingombrantissima e irrinunciabile torta delle associazioni antiabortiste –  a quelle associazioni che possiedano “un’esperienza almeno biennale nel sostegno alle donne e alla famiglia”, vuole in realtà raggiungere, attraverso un complicato e tortuoso giro di parole, lo scopo di:

1 – Riproporre tale e quale la Delibera Ferrero;

2 – Utilizzare come apparente correttivo una forma di ‘apertura’ anche ad associazioni non spiccatamente pro-life, applicando però alle stesse uno sbarramento discriminante ( almeno due anni di esperienza comprovata);

3 – La somma di uno più uno in questo caso fa davvero tre: perché questa manovra combinata ha anche l’effetto, da non sottovalutare, di equiparare la militanza pro-life all’esperienza sul campo… insomma, una ‘laurea honoris causa’ agli antiabortisti, di colpo riconosciuti come ‘esperti naturali’ in ambito riproduttivo, e un bel bastone tra le ruote (per non dire di peggio) a tutte le altre associazioni!

Luciferino, bisogna ammetterlo!

A questo ennesimo attacco – sferrato a piena potenza  – contro l’autodeterminazione delle donne, fa da contraltare la solita flemmatica e sibillina risposta di talune rappresentanti politiche del centrosinistra (Artesio, Bresso, Cerutti, Manica, Pentenero e Motta) che recita: “Il contenuto della nuova delibera è discutibile e soprattutto non può produrre alcun effetto immediato che giustifichi tanta urgenza”.

L’ennesima occasione sprecata di affermare una posizione netta… che rende, se ce ne fosse ancora bisogno, palpabile la distanza di codeste ‘signore’ da quelle donne i cui interessi dovrebbero almeno sforzarsi di rappresentare.

Distanza esplicitatasi chiaramente nel giorno in cui, mentre all’interno delle aule del Tar si discuteva della legittimità della ‘fu delibera Ferrero’, con Casini e Boero presenti in persona a perorare la causa pro-life, le donne radunatesi all’esterno per far sentire la propria voce venivano lasciate orfane di qualsivoglia rappresentanza istituzionale. Come dicevamo all’inizio? Spudorati sostenitori di questo stile a destra… e silenti ratificatori (ma anche, ed è forse peggio, ratificatrici) del medesimo a sinistra.

Al di sopra, o al di là di tutto questo, ci siamo noi,  le donne, la nostra libertà di scelta in campo riproduttivo e il nostro diritto (negato) all’autodeterminazione, sempre più messo in scacco in quello che, non ci stanchiamo di ricordarlo, è il paese più maschilista d’Europa.

Il paese nel quale viviamo che, in barba alla propria Costituzione e al fatto di aver ratificato la Convenzione per l’Eliminazione di ogni discriminazione contro le donne nel 1985 (ben 26 anni fa!) nella realtà non fa che boicottare continuamente coloro che lo abitano nella propria piena realizzazione come esseri umani: togliendoci di volta in volta spazi e prospettive lavorative dignitose, precarizzandoci, legandoci a doppio nodo alle mansioni di cura di anziani e bambini, al ruolo di ancelle silenti, sorridenti e consenzienti dei maschi alfa al potere, decidendo dei nostri uteri, dei nostri corpi e delle nostre vite.

Per questo ci è chiaro che l’importanza della lotta ‘senza se e senza ma’ contro questa “nuova” delibera assume un significato che trascende il particolare di cui parlavamo in prima battuta: sappiamo già che la manovra del Presidente della Regione Piemonte ha più valenze, tra le quali quella del ‘favore personale’ ai propri elettori antiabortisti non è l’unica, e a ben guardare nemmeno la più decisiva… perché si va ad inscrivere, con tutta la propria pericolosità, nel disegno generale di questa (nemmeno ben celata) ‘guerra civile’ dichiarata alle donne di questo paese, trattate come individui incapaci di intendere e volere, da una casta di uomini vecchi dentro e fuori, miopi e gretti, avvinghiati come parassiti ai propri posti di comando.

E così insistente e pervasiva è stata ad oggi questa ‘campagna pubblicitaria’ indegna e sessista contro la libera scelta delle donne di diventare madri, dal rendere la parola pro-life quasi ad uso esclusivo di un unico padrone e beneficiario, il movimento antiabortista, tanto falsamente protettivo nei confronti dei ‘feti in generale’ quanto accanitamente crudele nei confronti di quei ‘feti in particolare’ che hanno osato non restare zitte e tramutarsi al contrario in donne, pensanti e parlanti per sé stesse.

Contro questa visione monolitica della questione, che vorrebbe segnare, attraverso un determinato uso di specifiche parole, un solco invalicabile tra i “buoni” (antiabortisti) e le “perfide assassine” (donne e femministe), ci sorride l’idea di chiamare in causa Virginia Woolf, la quale in un suo discorso affermava che ‘ la loro maggiore peculiarità (delle parole) è il loro bisogno di cambiamento, poiché la verità che mirano a rappresentare è sfaccettata […] perciò per una persona hanno un significato, per un’altra ne hanno uno diverso… […] ed è per via di questa complessità, di questa capacità di avere diversi significati per persone diverse, che riescono a sopravvivere.’

E’ perciò fondamentale continuare a lottare, non solo attraverso le nostre (necessarie) azioni, ma anche riappropriandoci delle parole colonizzate dal potere, affermando a gran voce che la nostra VITA è in grave pericolo,  e che perciò sì: la vita, la nostra vita, la difendiamo e sosteniamo ad ogni costo, perché non è e non sarà mai una vita ‘di serie b’, di cui poter disporre ad altrui piacimento. Noi non siamo e non saremo mai le ancelle del potere, né muti e servizievoli recipienti a disposizione del patriarcato e dei suoi sostenitori. Noi non saremo funzionali alla ripetizione di questo schema mortifero e iniquo, noi non staremo mai zitte, e lotteremo per ridare alle parole il loro vero significato:  ne va delle nostre stesse vite, e delle vite delle donne che verranno.

Per questo continueremo a ripetere: GIU’ LE MANI DAI NOSTRI CORPI!

P.s.  E proprio nell’ottica dell’empowerment e della condivisione dei saperi invitiamo tutt*, donne, femministe (parola che a noi non fa per niente paura usare!) e disertori del patriarcato a partecipare al Fem Blog Camp 2011 che si terrà il 28/29/30 ottobre a Torino!

Posted in Anticlero/Antifa, Disertori, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, R-esistenze.