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Se non ora, quando? Se non tu chi?!?!

Questa riflessione di alcune sorelle femministe e antispeciste indirizzata al coordinamento “Fermare Green Hill” scaturisce da una discussione nata nella ML FaS: la pubblichiamo perché davvero, con tutto il cuore, speriamo che le parole scritte sul loro striscione non siano solo facili slogan, ma un nuova attenzione al discorso di genere (e non solo) all’interno del movimento…per la pari dignità di ogni lotta!

Car*,

abbiamo ricevuto il vostro appello intitolato “se non ora quando, se non tu chi?”

Siamo felici del fatto che abbiate cavalcato l’onda dello slogan “Se non ora quando” – nel quale peraltro non ci ritroviamo per nulla, ma che sicuramente ha ricevuto grande visibilità mediatica negli ultimi tempi – praticando un po’ di sano subvertising o détournement che dir si voglia per veicolare concetti a noi molto cari!

Le parole non appartengono a nessuno, di questo siamo convinte: ma quello che non abbiamo potuto non notare, da femministe animaliste quali siamo, è che al di là dell’appropriazione di uno slogan, poco ancora nel movimento antispecista italiano si approfondiscono le connessioni tra antispecismo e antisessismo.

L’usare in modo critico il “Se Non ora quando” ai fini animalisti poteva essere lo spunto di una più ampia riflessione sulla lotta ad un sistema di dominio che affonda le proprie radici in un sistema patriarcale del dominio che, applicando il sistema delle gerarchie sia a livello inter che intraspecifico, di fatto riproduce il medesimo sistema di potere declinandolo in funzione di quelli che considera i diversi oggetti su cui vuole esercitare il proprio dominio.

Seguendo le riflessioni proposte dall’area femminista radicale, che ha contestato duramente la divisione binaria tra “donne per bene” e “donne per male” presente nell’appello della manifestazione del 13 febbraio, si sarebbero potute prendere le distanze da una mobilitazione basata sulla stessa logica normativa e gerarchica che decide quale vita sia degna di essere vissuta e quale no.

Ma anche questa volta si è persa l’occasione: e sono ormai troppe le occasioni nelle quali, nel movimento antispecista, la voce delle donne – che ben sapete essere protagoniste tanto quanto gli uomini – non è stata presa in considerazione quanto quella dell’uomo, e dell’immaginario maschile fatto di eroiche liberazioni da parte di uomini a volto coperto (ci riferiamo alle liberazioni in stile ALF).

La stima che abbiamo nei confronti di chi dedica la sua vita alla liberazione animale è fuori discussione: seguiamo il vostro operato, e operiamo anche noi su livelli paralleli, e più volte, che ne siate consapevoli o meno, le nostre strade si sono incrociate. Certo è che sentiamo profondamente la mancanza, nello scenario animalista attuale, della nostra voce, la voce delle donne.

Donne che, oltre ad essere spesso liberatrici, sono anche la maggior parte di quelle persone che si occupano e preoccupano delle sorti degli animali liberati, prendendoli in carico, e curandosi del loro benessere e della loro riabilitazione… della loro vita.

Donne che, nella duplice esperienza di oppresse  – dallo stesso sistema che reifica gli animali – e di oppressori – poiché facenti parte dell’umanità che tutta basa la propria esistenza sullo sfruttamento degli altri esseri senzienti – vorrebbero vedersi rappresentate in un movimento del quale hanno sempre fatto parte ma, come spesso accade, relegate dalle proprie controparti maschili in ruoli ‘ancillari’, nella più classica delle visioni gerarchiche di stampo patriarcale.

All’ultimo Animal Rights Gathering a Venaus, una di noi aveva proposto proprio di parlare, tra i vari argomenti, di femminismo e animalismo, ma le è stato risposto che non era stato possibile trovare qualcun* disposto a parlarne e che perciò quello sarebbe stato un interessante argomento per il futuro… cogliendo il vostro spunto vi vogliamo dire che quella porta da parte nostra è sempre aperta, sta a voi far seguire alle parole i fatti. Perché quello che temiamo è che sia più facile trovare le parole per chi non ne ha, piuttosto che confrontarsi con chi, alla vostra stregua, le possiede, ancorché diverse dalle vostre.

Un altro mondo è possibile, ne siamo certe: sarà ancora più vicino alla sua realizzazione quando i fatti saranno finalmente coerenti con le parole.

Posted in Ecofemminismo, Pensatoio, Personale/Politico, R-esistenze.


5 Responses

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  1. davide says

    scusate se proseguo ma ho appena letto l’ultima notiza del sito di riferimento in italia alle azioni alf e ho pensato che fosse esplicativo a proposito del mio precedente intervento più di qualsiasi altra parola che potrei aggiungere ora. leggete la notizia che incollo sotto e spiegatemi, se potete, A chi se ne frega se il figlio di un allevatrice coltiva mariuna e viene arrestato??? o meglio B, che ha fatto di male adesso sto qua…per dirla tutta….magari se la fumasse tutta invece che prendere la strada della madre:>? e C ancora, perchè la questione animale viene associata ormai così spesso a concetti quali la preservazione della lucidità, della vita, dell’innocenza, della natura? io un’idea ce l’ho e va a parare con quella espressa da voi sul blog, cioè che non è stato affatto introiettata in questo ambito di attivisti, piuttosto attivi ma poco sensibili acerti temi invce attigui, la consapevoleza che la causa per la liberazione degli animali dovrebbe essere il cuore pulsante di una lotta estesa per la libertà…termine tanto abusato quanto imprescindibile per dichiarare la compenetrazione tra le lotte degli individui oppressi…vicino, e non solo ‘per’, ai diversi, agli altri, a coloro non che compatiamo in quanto deboli o categoria da proteggere dal male (protezione che è solo l’anticamera di una successiva più sottile e duratura sottomissione), ma che semplicemente si esprimono per un libero fluire della propria esistenza

    FINO ALLAFINE.INFO – notizia del 30/03/2011 – REGGIO EMILIA
    Ricevuto in forma anonima via email questo articolo probabilmente tratto da un quotidiano locale*:
    “Piantagione in cortile e serra in casa, arrestato coltivatore di marijuana
    Un uomo di 43 anni trovato con 72 piante e 120 semi, più 4 etti di foglie secche
    REGGIO EMILIA (29 marzo 2011) – Il kit del perfetto agricoltore con tanto di termostato e misuratore di acidità della terra, 4 etti di marijuana essiccata pronta al consumo e alla vendita, 72 piante di marijuana di cui 51 coltivate su terra e 21 su vasi, centinaia di semi di marijuana.
    Questo è quanto i carabinieri hanno sequestrato a un insospettabile agricoltore sanpolese. Con l’accusa di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio i militari hanno arrestato il 44enne P. M., residente a xxxxxxx. La scoperta della piantagione è arrivata dopo le investigazioni. Tutto era partito quando lunedì sera una pattuglia, durante un posto di controllo alla circolazione stradale, ha notato un furgone che ha eseguito una manovra sospetta. Fermato il mezzo i militari hanno avvertito odore di marijuana, invitando l’uomo al volante a consegnare lo stupefacente.
    Il guidatore ha consegnato uno spinello dicendo di avere in casa pochi grammi della stessa sostanza. Ma durante la perquisizione nell’abitazione l’uomo ha ceduto. Ha mostrato ai militari, vicino a un cumulo di letame, 51 piante di marijuana sul piantate terreno. Lì attorno, inoltre, un’area di due metri quadri era coltivata con semi di marijuana non ancora germogliati. Nel proseguo della perquisizione, in una stanza al piano rialzato dell’abitazione, i carabinieri hanno trovato un armadio-serra adibito alla coltivazione di 21 piante di marijuana riscaldate con lampade regolate da un termostato. Prima di essere arrestato il 43enne ha consegnato anche 4 etti di foglie di marijuana essiccate pronte all’uso ed alla vendita.
    In mattinata l’uomo è comparso davanti al tribunale di Reggio che lo ha condannato a 14 mesi di reclusione, 7mila euro di multa con la sospensione della pena.”
    * La persona che viene menzionata nell’articolo è il figlio di G. S., che assieme alla famiglia ha gestito per anni il lager oramai chiuso di animali destinati alla vivisezione

  2. davide says

    è sufficente dare una letta a questo opuscolo (sotto*), appena tradotto in italiano e distribuito ovunque da quegli attivisti per la liberazione animale che frequentano i gathering degli ultimi anni, per capire che qualcosa è davvero successo in termini di spoliticizzazine di un ambito come quello delle campagne di pressione animaliste stile antigrenhill, che ha mantenuto degli slogan sì, ma ha cessato collettivamente di perseguire i fini intrinseci a certi ideali. questa è almeno la mia opinione che va incontro alla lettera che apre la discussione e che spero contribuisca a far aprire gli occhi a qualcuno che ce li ha cuciti da un pò, più della famosa scimmietta Brigies che per chi la ricorda fu trasformata in un simbolo della lotta alla vivisezione dopo che essere stata sottratta a un laboratorio.
    * questo orribile opuscolo è comparso su http://www.informa-azione (senza la briga di un commento da parte di nessuno):
    http://www.informa-azione.info/files/abc%20della%20liberazione%20animale.pdf
    ,si chiama “abc della liberazione animale” anche se avrebbe dovuto chiamarsi “abc delle liberazioni animali”…poichè liberazione è un conceto molto più ampio dell’ammasso di machismo, purismo e militarismo gerarchico che troverete qui dentro al punto da farsi venire il dubbio che anche un militante un pò evoluto di forza nuova potrebbe divenire uno strenuo sostenitore del libretto in questione…un lavoretto propagandistico che parla impropriamente a nome dell’alf, uno come ne girano ormai tanti più o meno simili daltronde…ma se il prolife e lo streightedge infarciscono il movimento di liberazione animale è bene che almeno alcune femministe scelgano di non starsene maizitte! grazie da parte mia, davide

  3. Marco says

    io sinceramente credo che un poco di sessismo ci sia nell’iconografia alf. A parte il fatto che questo post solleva molti temi interessanti, anche solo pensando all'”immagine” dell’alf è difficile non vederci qualcosa che accetta e “rilancia” i soliti stereotipi di genere. Come sempre gli stereotipi di genere sono tali anche se vengono incarnati da donne. Difficile non vedere del machismo negli atteggiamenti dei “guerrieri” (!) alf, al di là del fatto che dietro al passamontagna ci sia un maschio o una femmina. In realtà, volendo fare un discorso un po’ più ampio, anche la modalità di azione politica delle “campagne di pressione” (chiuderemorini, fermaregreenhill, ecc.) è di contrapposizione quasi militarista, naturalmente in senso lato (e infatti si chiamano “campagne”!).

  4. Monsieur Colette says

    Sono perfettamente d’accordo con antispeak. Non credo che l’ALF abbia un’immagine sessista, anzi l’estetica garantisce la più assoluta neutralità del genere, quindi al di là di ogni binarismo nella totale autodeterminazione del soggetto che sta sotto il passamontagna.
    E’ anche vero che molto spesso si sente parlare di antisessismo tra antispecist* ma non c’è ne’ un approfondimento ne’ una reale messa in discussione della propria posizione privilegiata. sempre più persone avvertono questa mancanza nel movimento e quindi da sempre più parti arriva la richiesta di un reale confronto su questo tema fondamentale.
    Dopotutto, è più facile smettere di nutrirsi di esseri senzienti che mettere in discussione sè stess* e la propria posizione di potere.

  5. Antispeak says

    Non credo che il movimento ALF o l’estetica ALF sia sessista.Basta fare un giro su youtube per riconoscere che dietro i passamontagna ci sono tante donne quanto uomini.
    Personalmente da antispecista ho incontrato molte più donne che uomini e spesso mi sono trovato a riflettere sul perchè da solo e/o con altr* antispecist*.La risposta a mio avviso è molto semplice, la contraddizione antispecista è più forte in una donna perchè le donne vivono in uno stato di oppressione a tutto tondo.Anche tra i/le compagn* ad esempio.E questa è una cosa che riguarda tutti gli animali, che oltre ai nemici storici come il capitalismo, hanno spesso contro di loro anche i/le compagn*.E’ molto facile leggere antifà, più difficile leggere antisessita e ancor di più antisessista.Io ad esempio da uomo no-gender e bisessuale questa contraddizione la sento vicinissima e credo che la lotta antispecista sia vicina in generale a tutte quelle lotte che comprendono la vita di tutti i giorni e che combattono a tutto tondo, è molto facile quando i nemici sono lo stato e il capitale, la polizia cose distanti tutto sommato, è più difficile se devi lottare contro tuo padre, la tua famiglia, te stess*.
    Secondo me anche tra gli/le antispecist* ci deve essere di più verso l’antisessismo per gli stessi motivi di prima.

    Alcuni opuscoli di antisprciste no-gender e femministe
    http://files.splinder.com/1b112dda771d7cc4b97e8c7bbd6914bd.pdf
    http://files.splinder.com/c7316c80930fb17c3b6710bbd3f1009e.pdf