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Barcellona Pozzo di Gotto (Me), 13 febbraio: spezzone critico femminista!

Dalle meravigliose ragazze di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina):

Il movimento femminista non nasce oggi. Da secoli le nostre compagne, le nostre madri, le nostre nonne e così indietro hanno lottato, resistito, amato e hanno usato la propria forza contro un mondo che le vuole e ci vuole brave e silenziose o erotiche sì, ma per gli uomini…

Questo mondo non ci appartiene e non ci rappresenta perché non siamo state noi a costruirlo!
Da sempre, o quasi, noi donne siamo state messe da parte e relegate ad un ambito privato che ci ha volute sottomesse e curatrici, schiave e bottino di guerra e quando, come oggi, questo nostro mondo così “civile” e “progredito” vanta il nostro inserimento, non fa altro che “inserirci” appunto, in un processo di maschilizzazione o di perpetrazione in quanto oggetto di piacere sessuale, per di più sempre volto a soddisfare gli uomini e non noi stesse.

Abbiamo così interiorizzato certi modelli, succhiati fin dalla nascita, che siamo abituate a guardarci con gli occhi di un uomo: per scegliere un vestito, per giudicare il nostro corpo, per sentirci realizzate se riceviamo un complimento. E non c’è uomo o donna che non ci faccia notare i cambiamenti normali che vive il nostro corpo: se sei ingrassata, se sei dimagrita, se hai i capelli lunghi o se ce li hai corti. Fin da piccole ci insegnano inoltre a stare ferme, ad essere belle e delicate, sagge e pacate.

Il padre impartisce la disciplina, il prete ti sposa e ti consegna – attraverso dio sempre padre – a un altro uomo, un marito che apporterà quel lato razionale che a te, eterna minorenne, manca. Lo stato, espressione pubblica del patriarcato, attraverso le autorità costituite e le forze dell’ordine, assicura che il sistema si mantenga: non che la violenza non esista, ma che sia monopolizzata, non che la sessualità e il genere si trasformino, ma che siano controllati, non che il mondo cambi radicalmente, ma che le gerarchie fingendo piccoli miglioramenti mai attuati, rimangano immutate.

Siamo private del nostro corpo, coperte per non mostrare i nostri seni “volgari”, le nostre cosce “volgari”, i nostri culi “volgari”; la mestruazione è sporca, fa male e fa appassire i fiori e il movimento ci viene negato, non è per le signorine, perché il corpo e il movimento sono indispensabili per plasmare la realtà e la materia, ma sono prerogative del maschile.

La distruzione della natura e il predominio della macchina e del consumo riaffermano il delirio coitale di onnipotenza e il modello unico, ma in questo mondo moderno tuttavia possiamo rallegrarci perché il progresso ci ha fornito di una figura moderna di donna, una donna che sa competere, che è forte e spregiudicata, affermata, che sa dominare gli uomini e che ovviamente è più maschio dei maschi.
Wow! …e che cos’è cambiato?

Il femminile, inteso socialmente, rimane schiacciato sotto il peso del maschile: la forza, il coraggio, l’autorità, la fermezza, la razionalità, l’individualismo e il potere rimangono i valori dominanti di una società che, lontana dal liberarsi da gerarchie e deliri, li perpetua.

Oggi riprendiamo l’appello di quelle compagne che dicono che “non saremo il proiettile che uccide il re nudo”, non saremo quelle donne che stigmatizzano altre donne dividendole in buone e cattive.
Noi siamo pronte e puntiamo il dito contro la morale non della liberazione sessuale ma del patriarcato, del potere e del denaro che fa delle persone e delle donne in particolare, uno strumento di sottomissione e soddisfazione di un piacere egoista e malato.

Non basta avercela con quel cavaliere, mettiamo in discussione qualsiasi politica che assegna capacità e caratteristiche in base al sesso, che limita i comportamenti sulla base della decenza e non sulla capacità di considerare e riconoscere la dignità delle altre persone.

Il capitalismo trasforma tutto ciò che tocca in merce, dal lavoro ai sentimenti, alla soddisfazione dei desideri. La mercificazione delle donne trova in questo meccanismo un abile vantaggio, in una società in cui la realizzazione personale e il piacere sessuale sono repressi e canalizzati verso una vita di merda, gerarchizzata, degradata e individualizzata, finalizzata a una felicità sospesa, in un futuro-passato che ci priva del presente.

La sessualità di cui ci bombardano, non può quindi che riflettere una sessualità violenta, mercantile e coitale in cui ciascuno trova sfogo su quella che considera l’anello più debole della catena.

Noi celebriamo oggi tutte quelle donne

che non ci stanno!

che si ribellano!

che si amano!

che ridono con la bocca larga e non si vestono per bene!

che scelgono la diversità essendo ciascuna unica nel mondo!

quelle selvagge!

quelle isteriche!

quelle che urlano!

e quelle che parlano!

quelle che si prendono cura degli altri!

e quelle che si sono stancate di farlo!

che si uniscono!

che lottano!

che escono da una relazione violenta!

che rompono con il patriarcato e con l’eteronormatività!

le eterne zitelle!

le streghe!

e le disgraziate!

E l’elenco continua…

Facciamo nostra la lotta di tutte le lesbiche, i gay, i bisessuali, transessuali e queer che danno identità propria al proprio corpo e scelgono la loro sessualità nonostante le difficoltà e le violenze eteropatriarcali!

PER QUESTO E SEMPRE SORELLANZA!!

Ci vediamo alle ore 18.00 in Piazza San Giovanni

Posted in Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.


2 Responses

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  1. Elisa says

    Ragazze vi seguo da quasi un anno ormai e non potete immaginare a quante manifestazioni avrei voluto prender parte,ma essendo ancora minorenne mi è impossibile spostarmi più di tanto.
    E ora venite voi da me! io abito vicino Barcellona e quando ho letto tutto ciò stavo quasi per svenire!(si lo so,sono esagerata)
    Grazie davvero.

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  1. Ostaria al Vecio Pozzo – Venice Italy Venezia – Creative Commons by gnuckx :: Asia Vaganza linked to this post on Febbraio 14, 2011

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