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Marchionne… ma ciao!

Se l’Italia non fosse fascista e l’economia non fosse autarchica, a protezione degli interessi di pochi italici che se aprissero il mercato ad altre aziende straniere affonderebbero per la loro incapacità, non ci troveremmo nei guai in cui ci troviamo.

Perché il danno non è determinato, a mio parere, dal fatto che davanti a Marchionne non si può più neppure pronunciare la parola “stella” che già urlano al terrorismo (stella, stella, stella, stella… tiè!) o dal fatto che lui continui a fare la parte del leone minacciando di andare via lasciando alla fame tante persone.

Il danno è determinato dal fatto che in Italia non c’è concorrenza, c’è un regime di protezione delle aziende italiche, dei marchi italici, degli idioti italici, che come sappiamo poi speculano sull’italianità concludendo affari costosissimi per il contribuente come quello dell’Alitalia.

Marchionne vuole andarsene? Ma se ne vada ‘affanculo. Lui e tutta la razza di sfruttatori dei lavoratori come lui. Andassero a fare ufficialmente gli schiavisti nei paesi in cui gli operai non hanno diritto a niente.

Liberassero il mercato alla concorrenza. Lasciassero entrare i francesi, i cinesi, i giapponesi, gli africani, chiunque, perché il lavoro non arriva di sicuro solo dal fatto che un imprenditore è italiano, dato che quando c’è da guadagnare soldi dell’italianità se ne fregano.

Siamo in Europa, perdio. Viviamo nel mondo, nel mercato globale, e ancora stiamo qui a difendere i confini come se temessimo l’avanzare delle truppe nemiche.

Cosa stiamo difendendo? Il Vaticano dall’invasione delle culture straniere che gli toglierebbero egemonia culturale? La mafia che tiene chiusi i confini italiani per poter accedere a paradisi fiscali all’estero? A che ci serve il fatto di non lasciare circolare denaro, persone e imprese concorrenziali nel nostro territorio?

A niente. Non ci serve a niente. Serve soltanto a quelli come Marchionne che contano sul fatto che noi non abbiamo nessuna alternativa così siamo più facili da piegare quando ci ricattano.

Il marchio patriottico è un furto per chi in italia ci vive davvero e non può delocalizzare la propria vita altrove.

Se l’alitalia fosse stata venduta alla francia, alla quale comunque sarà venduta con una speculazione in mezzo che fa guadagnare soldi, anche pubblici, a quelli che hanno imposto un passaggio italico e fallimentare di mediazione.

Se Trenitalia consentisse a gruppi stranieri di avere accesso alle linee ferroviarie italiane, così da ammodernarle e da realizzare una diminuizione dei prezzi, che sono alti per assenza di alternativa e non perché c’è la crisi.

Se chi fabbrica auto mettesse la propria professionalità a servizio di altre aziende straniere. Se la lega nord e tutti quelli come i leghisti smettessero di bloccare l’ingresso a investitori stranieri cinesi per paura di perdere la loro radice padano/cristiana del cavolo.

Perché la crisi è determinata dal fatto che c’è in italia chi preferisce che tocchiamo il fallimento piuttosto che smettere di favorire gruppi italiani incapaci e ladri nel mantenimento dei loro privilegi.

Che il referendum a Mirafiori sia favorevole o meno a Marchionne, bisogna ricordare che tutto quello che accade è responsabilità di chi gestisce l’economia di questo paese negli ultimi anni e ancora prima.

Non si può chiedere all’operaio di rinunciare a lavoro e stipendio quando le aziende si rifiutano di fare un corso di aggiornamento per parlare altre lingue mentre spingono per la valorizzazione dei dialetti del lombardo/veneto.

E’ una concezione medioevale dell’economia. Ed è la maniera (medioevale) di tenere chiuse e sorvegliate le mura della fortezza per garantire al riccone di continuare a dire ai suoi schiavi che li deve mantenere in schiavitù perché c’è la crisi.

Perciò davvero, lo dico sapendo che la vita di chi lavora non può essere messa in discussione dall’oggi al domani, ma per le generazioni successive è bene sapere che quando Marchionne dice che se ne va, con tutto il carico di ricatti e di strategia della tensione che i suoi contorsionismi lasciano intravedere, non si può che rispondergli con una sonora pernacchia.

Marchionne: ma ciao e a mai più.

E se non ti dispiace ti dico anche … stella!

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, R-esistenze.


2 Responses

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  1. mariobadino says

    P.S. Rileggendo il post, devo precisare che sono d’accordo con il concetto di fondo:

    «quando Marchionne dice che se ne va, con tutto il carico di ricatti e di strategia della tensione che i suoi contorsionismi lasciano intravedere, non si può che rispondergli con una sonora pernacchia».

    Ma non mi parlate dei vantaggi della concorrenza, per favore! Come del resto sapete, non è il mercato globale che ci salverà!

  2. mariobadino says

    Stavolta non sono tanto d’accordo, ma forse ho frainteso il tono del post. Condivido assolutamente che «il marchio patriottico è un furto per chi in italia ci vive davvero e non può delocalizzare la propria vita altrove», ma non buttiamola sui vantaggi della libera concorrenza, per favore: se è vero che l’imprenditoria italiana è incapace, non per questo il trionfo del libero mercato globale migliorerebbe le cose. «Marchionne vuole andarsene? Ma se ne vada ‘affanculo», si dice qui sopra. Di nuovo, sono perfettamente d’accordo. Ma a patto che Marchionne lasci davvero libero il posto. Perché Fiat non abbandonerebbe il suo mercato più ricco, si limiterebbe a chiudere gli stabilimenti, licenziando tanta gente, e a produrre auto altrove, ma poi continuerebbe a vendere macchine in Italia e a propinarci la pubblicità del “marchio italiano”. Te ne vai? Tanto piacere, ma allora hai chiuso con questo mercato. Dovrebbe essere così: un boicottaggio per legge. E le tue fabbriche, le tue proprietà in Italia dovrebbero venire requisite, riutilizzate dallo Stato o vendute per indennizzare i lavoratori. Oppure la Fiat dovrebbe restituire tutti assieme i fondi pubblici che ha ricevuto per decenni a compensazione della sua incapacità di puntare sulla qualità e sull’innovazione. Se invece prevale la linea di Marchionne, si ritorna alla prima età industriale (altro che modernizzare), oppure ci si limita ad aumentare il numero dei disoccupati di questo paese, ma senza avere niente in cambio.