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Il marito devoto

Una donna in condizioni di disabilità è ricoverata in gravi condizioni perchè il marito, un italiano, militare della marina in pensione, l’ha presa a martellate.

Si fosse trattato di una donna l’avrebbero fucilata al limite della diserzione per non aver assolto senza lamentarsi al ruolo di cura che le avevano assegnato.

Settimane e settimane di immagini di lei che perde la pazienza, di descrizioni sulla sua crudeltà, di show televisivi pomeridiani dal titolo “cosa sta accadendo alle donne oggi?” oppure “le donne non sono più capaci di amare”? e così via.

Invece si tratta di un uomo e l’articolo apre dando una descrizione precisa del suo stato d’animo. Non ce la faceva più, che equivale al “depresso” usato nel caso in cui qualcuno ammazza la ex moglie. Era distrutto, poverino, affranto per la croce che si portava addosso.

Distrutto. Lui. Mica lei per la disabilità e per avere un marito al quale normalmente la moglie sacrifica l’intera esistenza per poi risultare di troppo quando è lei ad aver bisogno di aiuto.

Tanta commozione per lo stato di quest’uomo e neppure due righe per il fatto che questa povera donna, oltretutto disabile, quindi non in grado di difendersi, semmai ci si possa difendere da un assassino che ti prende a martellate, è stata quasi ammazzata perchè LUI se ne voleva liberare.

A conti fatti una persona disabile può impegnarti anche per tutta la vita, invece così, ad ammazzarla, con l’infermità mentale, la buona condotta, garantismi di comodo e altre cose del genere lui aveva di che godersi la vecchiaia in santa pace.

Mi chiedo dove sono in questi casi le assistenze cattoliche, così attente nei confronti della vita quando non dovrebbero intromettersi e totalmente assenti quando c’è da assistere una donna che altrimenti viene lasciata in balia di maschi egoisti che sanno solo prendere e mai dare.

E la cosa triste è che una donna disabile, sfinita a martellate, se sopravvive, in ogni caso sarà ancora meno autonoma di come già non fosse. Eppure l’articolo si preoccupa dello stato d’animo dell’uomo. Del futuro di questa donna chissà chi potrà occuparsi.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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  1. mary says

    Che schifo…purtroppo viviamo in una società in cui se donna è ammalata o disabile non è più utile.
    Mi chiedo che opinione hanno certi uomini delle donne..le vogliono cameriere, bambole gonfiabili e se non sono + efficienti le ammazzano, perchè il ruolo di cura non è roba da maschi.
    Il problema è che gli uomini italiani usano le donne per i proprio bisogni poi quando questa non può per una malattia o perchè li lascia le ammazzano perchè da soli si sentono perduti. E il ruolo di cura in italia è considerato una cosa prettamente femminile, figuriamoci se un uomo si possa prendere cura di una donna disabile…

    Non so poi perchè la nostra società guarda con disprezzo quelle islamiche..se poi alla fine non siamo così diversi…
    Magari insegnare agli uomini i ruoli di cura….si eviterebbero questi femminicidi. ma se è impensabile oggi figuriamoci negli anni in cui quest’assassino ha vissuto l’infanzia.