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Sorelle: dobbiamo imparare a difenderci!

Parla con lui, documentario di Elisabetta Francia (trailer) (interviste), è uno sguardo disincantato sul mondo degli uomini violenti. Nessuna enfasi. Nessuna disumanizzazione. Sono uomini. Violenti. Ritengono normale picchiare una donna, minacciarla con un coltello, addomesticarla perhè faccia quello che loro chiedono, intimidirla, terrorizzarla, ucciderla immaginando che sia stata lei a volerlo e quando dicono che è lei che se l’è voluta intendono dire che se lei non li avesse lasciati loro, ovviamente, non le avrebbero uccise.

Un video che diventa anche strumento di analisi per tentare di capire cosa si può fare. E in questo senso può aiutare l’esperimento sociale del Centro di ascolto per uomini maltrattanti di Firenze che nel suo sito tenta di rompere il ghiaccio divulgando un opuscolo di auto-aiuto e un Test che dovrebbe far comprendere agli uomini violenti quando e se hanno bisogno di aiuto.

Quello che a me questo video in realtà ha fatto venire in mente è invece l’enorme sovraesposizione delle donne. Quanti e quali sono le violenze che sono costrette a subire e come sia veramente difficile districarsi in una cultura che ancora vede gli uomini radicati in pregiudizi maschilisti dei quali si servono per legittimare crimini atroci.

Mi viene in mente dunque che bisogna continuare a ricordare alle donne che innanzitutto devono difendersi. Che non è compito loro sostenere questi uomini che difettano di buon senso, di coraggio, di maturità e di umanità.

Le donne muoiono. Le ragazze vengono ferite a sangue. Bisogna difenderle. Bisogna che imparino a difendersi fintanto che non c’è nessuno che tra le mura delle loro case come in tutti gli ambienti che frequentano le aiuti a sovvertire le regole relazionali tra i sessi affinchè possa sopravvivere a qualunque tipo di rapporto.

Sorelle, la vostra primaria e migliore arma di difesa risiede in voi e nella vostra sicurezza.

Su le spalle, fate emergere la rabbia che avete accumulato mentre stavate subendo ogni tipo di prevaricazione.

Urlate. Tirate su la testa. Sguardo dritto, determinato. Implacabile.

Voi avete subito violenza. Nessuno può prendervi in giro. Nessuno può farvi pensare che è stata colpa vostra. Perché nessuno ha il diritto di mettervi le mani addosso, di farsi sentire oggetti, di mutilarvi corpo e anima.

La rabbia è sana. La passività e la sottomissione è l’atteggiamento al quale siete addestrate. Ricordate che tutti là fuori continuano a dirvi che voi dovete solo piangere e chiamare un cavaliere errante che vi trarrà in salvo.

E’ una bugia. Il cavaliere continuerà ad errare e a gongolarsi nel suo ruolo mentre per voi sarà troppo tardi per fare qualunque cosa che potrà mettervi in salvo.

Fidatevi delle vostre sensazioni. Ricordatevi che un uomo violento continuerà a dirvi che vi picchia per colpa vostra, vi insulta perché lo meritate, vi sbraita contro perché non vi siete comportate bene.

Dovete recuperare tutta la forza che possedete e smettere di ascoltare questi uomini confusi che pretendono di fare di voi corpi senza cervello buoni solo per soddisfarli sessualmente.

Un uomo che tenta di picchiarvi può essere fermato. Smettete di avere paura e urlate. Afferrate la mano che tenterà di abbattersi su di voi e mollate un calcio nel posto al quale tengono di più.

La vostra reazione li stupirà perché loro immaginano di potervi terrorizzare e immobilizzare grazie alle minacce. Usano il terrore come sedativo per il vostro coraggio e la vostra capacità di ribellione.

Scappate, senza voltarvi indietro. Chiedete aiuto. Non permettete a nessuno di mediare il vostro rapporto. Non permettete che nessuno vi dica che potete parlargli ancora.

Un uomo violento non è disposto a cambiare e voi dovete salvarvi la vita. Dovete pretendere perciò che la rete di sostegno, di persone che conoscete, di risorse esistenti sul territorio vi tutelino e se non lo fanno dovete denunciare la mancata tutela.

Se queste violenze avvengono a scuola dovete poter contare su un insegnante e sul preside. Se nessuna di queste persone si occupa di quello che subite dovete denunciare tutti. Rivolgetevi ai genitori. Se la violenza che subite avviene in famiglia dovete usare ogni risorsa per difendervi.

Costruite alleanze con le vostre compagne di scuola, le vostre amiche, le vostre vicine di casa, le vostre sorelle. Ricordate che c’è un motivo per cui la solidarietà femminile viene scoraggiata: se le donne si appoggiano l’un l’altroa chi fa violenza su di voi sfruttando il vostro isolamento e la vostra debolezza non troverebbe più un terreno facile per lui.

Prendetevi cura di voi. Prendiamoci cura di tutte noi.

—>>>Manuale di autodifesa

—>>>L’autodifesa

—>>>Bollettino di Guerra

—>>>Per l’immagine grazie alla segnalazione di Fastidio

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


3 Responses

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  1. wildsidez says

    Sul trailer: certo che i preti non si smentiscono mai, eh?
    Prima definisce la donna non come persona ma come \vita\ (cioè che dà la vita, un contenitore per l’embrione insomma), poi dice che la violenza più grande su una donna è lo stupro perchè \non si può imporre un atto d’amore a una donna che non lo vuole\ (!!).
    Cioè, per questo prete, l’introduzione a forza di un pene o di un oggetto in una tua cavità con la violenza, sarebbe \un atto d’amore\???
    Molto più sinceri invece sono i criminali intervistati, che quando si guardano dentro sanno benissimo che il sesso e la violenza sono puramente strumenti di dominio e umiliazione, e servono a dimenticare la propria fragilità e insicurezza imponendo qualcosa a qualcun’altro con la forza fisica.

  2. rho says

    Io invece penso sia e/o possa essere utile. Ognuna sa di cosa ha bisogno, qualcuna non ha bisogno esclusivamente di essere ascoltata anche di conoscere, informarsi delle cose più diverse, di dotarsi di stumenti di difesa ad esempio, e conoscere è uno di questi. Magari non tutte hanno subito violenza ma conoscendola anche nelle diverse narrazioni può servire a starne lontane il più possibile o a elaborare strategie di fuga/difesa il più “sicure” possibili (è ovvio che la violenza non dipende dalle capacità difensive e predittive delle donne, e per dirlo a chiare lettere non voglio spostare la responsabilità su chi la violenza la subisce: è sempre chi l’agisce il responsabile, ma più strumenti di difesa/conoscenza si hanno meglio è). Certo non mi aspetto che gli aguzzini e i violenti domani smettano di esserlo magicamente o perchè denunciamo in piazza femminicidi e violenza di genere. Ogni informazione può essere utile. Anche ad esempio vedere che quelli che in molti casi vengono dipinti come “mostri” sono uomini qualunque. A mio parere. Certo magari per molte è un’ovvietà, ma non per tutte/i, mi pare evidente. Magari una volta visto tutto il doc torno a dire più compiutamente qualcosa.

  3. tiziana Iocolano says

    la violenza è progressiva e mai regressiva, per cui fare un cortometraggio del genere, tra le altre cose profumatamente pagato da noi cittadine, è veramente vergognoso.
    Noi donne abbiamo bisogno di essere ascoltate e non di parlare con i nostri maltrattatori!