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Da femminista, al disertore

Sempre dalla nostra mailing list: Silvestra B. risponde a Drew a proposito del suo racconto di diserzione:

Come femminista, io mi sveglio con una angoscia che mi spezza il respiro. Come femminista metto il coltello tra i denti e lo stringo forte tutto il giorno, a lavoro, per la strada, perché ho imparato cosa vedono i più quando mi vedono e non mi conoscono.

Ho stretto il coltello forte tra i denti spesso anche nella mia stessa casa. Nel corso degli anni però, nessun* mi aveva preparata, nessun* mi aveva mai insegnato a difendermi, nessun* mi aveva detto che ne avrei avuto bisogno. Nessun* mi aveva detto che avrei avuto bisogno di essere femminista o di diventarlo.

Ero stata allenata per accudire o sedurre gli uomini. In tutti quegli anni, da quando ero bambina e fino a quando gliel’ho permesso, ero stata cresciuta e preparata come una cameriera per curare i bisogni altrui, anticiparli, assecondarli, compiacerli e mendicare apprezzamenti. Istruita a guardare le altre come rivali, o al massimo complici, in un gioco appena percepito. Mi avevano così nutrito di romanticismo e superstizione, ma sentivo che tutto era feroce nel suo ordine apparentemente sano e invece della chiamata alle armi c’era sempre per noi uno strisciante invito a competere per essere scelta..il tutto mentre altri imparavano a reprimere le emozioni, gestire il loro privilegio e soprattutto a manipolare. Finchè tra fogli di disegno e pagine di libri non ho trovato delle tracce e seguendole… le altre.

Non fu la tua compagna ad essere picchiata, non era tua, neanche quando scriveva poesie per te o tu per lei. Non fu il suo migliore amico a picchiarla ma “il ragazzo più dolce del mondo” che proprio perché voleva imporre il suo desiderio di chiamarla ‘sua compagna’ si permise di sfogare – sul corpo di lei – la rabbia derivante dal non poterlo fare.

E’ stato – anche- allora che si è palesato chiaro l’implicita perversa violenza e il dolore ha spezzato il respiro e forse sì, anche il tuo. Quel dolore spero ti porti a scoprire la sofferenza che credi ti sia stata risparmiata, che ti riveli non le umiliazioni e gli abusi che non ti saranno mai inflitti ma quelli che ti hanno toccat* e deformat* e che ancora non riconosci come tali ma che l’ esercito del Patriarcato ha imposto anche a te, mutilando il tuo sentire, portandoti ad ignorare e tradire te stess* negli anni.

Disertore, ti do questo permesso: Guarda bene nei campi di battaglia cosparsi di vittime non riconosciute, violate e ridicolizzate, guarda se non ci sei anche tu come femminista e non.

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, Personale/Politico, R-esistenze, Storie violente.


3 Responses

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  1. Silvestra B. says

    Avete deciso di pubblicarlo qui… 🙂

  2. Rachel says

    è triste. tutto ciò è davvero triste.
    non dovrebbero esistere femministe. non dovrebbe esistere qualcuno che combatte per i nostri diritti. APPUNTO PERCHè SONO DIRITTI DEVONO ESSERE RISPETTATI PER OVVIETà, SENZA CHE NESSUNO CI AIUTI.
    Mi spiego meglio.
    un uomo ha diritto a vivere. è una cosa che sanno tutti no?
    e una donna? perchè una donna non può avere il diritto alla vita? non dovrebbe essere una cosa scontata? oppure questa è una mia idea completamente sbagliata?
    sono ancora giovane, eppure mi sento già femminista. o meglio spero di esserlo. sono arrivata ad un punto in cui decidere cosa fare della mia vita e, spero che la mia scelta mi permetterà di combattere la violenza sulle donne.
    solidarietà a tutti coloro che combattono per i nostri diritti e un applauso lunghissimo a coloro che curano questo blog. siete le donne più toste che io abbia mai conosciuto (anche se in questo caso solo via internet :-))!!!!!
    ci sarebbero tante altre cose da scrivere, ma vi lascio perchè voglio continuare a leggere i vari post.a presto =)

  3. tiziana iocolano says

    io vedo il suo corpo smembrato….