Repubblica parla di infiltrati. Forse perchè è troppo imbarazzante ammettere che i manifestanti abbiano aiutato un agente armato a rialzarsi. Un articolo del Post dice che invece si tratta di manifestanti. Cossiga diceva di aver usato un metodo che si serviva di infiltrati. Negli anni trenta c’erano gli infiltrati e le spie delle SS. Negli anni settanta c’erano un sacco di infiltrati.
A che servivano gli infiltrati? A fare quello che diceva Cossiga. Perchè mentre i manifestanti facevano la rivoluzione civile, il governo proclamava lo stato d’emergenza e invocava leggi speciali. E se si invocano leggi speciali il governo non ha più scuse.
Il controllo di tutte le comunicazioni viene fatto in nome della sicurezza, il regime di controllo viene legittimato di fatto, ogni repressione contro qualunque forma di dissenso viene applaudita. L’opposizione è spazzata via in meno di niente.
In ogni caso, oggi, forse, non è il tempo del testosterone sulle piazze. Oggi è il tempo del testosterone sulle gru.
Ps: volevo anche dire che le “escort” hanno una grandissima dignità. Quelli che ieri hanno venduto il proprio voto in parlamento invece proprio per niente.
scusate va be il caso singolo, ma in generale,
per essere infiltrato, non c è bisogno di essere polizi
ma si possono reclutare fascisti, ultras, strafatti di coc e altro.
Leggi libri cossiga gladio, tensione rituale della paura delle masse.
non lo dico io cito Cossiga numero uno in queste cose.
non si tratta di liquidare la rabbia, giusta, e neppure di liquidare le lotte che per fortuna ci sono. il problema è che siamo in italia e non in bolivia. il problema è che il metodo è sostanza e devo chiedermi a chi serve perchè è già successo, ricordi?
non possiamo fare finta di non conoscere la storia perchè l’abbiamo già vissuta.
la differenza tra piazza e gru è di forme di comunicazione. questo intendevo dire. si cercano modi per bucare i media?
la piazza non buca se non c’è chi rompe le vetrine. machismo e testosterone a go’ go’. ma le vetrine non fanno il paio con una gru che arriva sui media imbarazzando poteri e obbligando tutti a ragionare sui motivi delle lotte.
e’ la società dello spettacolo. o si sa fare spettacolo o si ripropongono gli stessi schemi di sempre e in quegli schemi il potere vince, vince sempre.
molto meglio gli striscioni degli studenti sui monumenti. e parlo sempre di comunicazione.
ps: gilda leggi la mail che ti ho mandato. 🙂
non mi pare il caso di ridurre così la questione.
questa volta non sono assolutamente daccordo.
se anche non ti piacciono i metodi, non si può liquidare la rabbia (giusta rabbia) che una intera generazione sta esprimendo in tutta europa con la solita storia degli infiltrati.
non so se è il tempo di salire sulle gru, forse invece è il tempo di stare parecchio per terra.
le rivoluzioni sono sì culturali, ma anche sociali, economiche, sono un rovesciamento che non si fa in un giorno, in uno scoppio, ma che non si fa se si ha paura della rabbia.
Non so, mi viene in mente la Bolivia, la guerra per l’acqua e per i beni comuni è stata mesi di battaglie, di scontri con il potere.
sarà che sono veramente molto incazzata
Monicelli prima di morire ci ha lasciato il suo testamento: rivoluzione.