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La sessualità delle donne in provincia

In questi giorni ho pensato molto al significato dell’espressione “libertà sessuale”. E’ indubbio che, dall’epoca delle nostre madri o nonne, le cose siano cambiate, che le donne si siano liberate e possano vivere con più facilità la propria sessualità. Ma fino a che punto questa libertà è tale? Ci è davvero concessa piena autonomia nel sesso? Viviamo davvero in modo autodeterminato la nostra sessualità? A me non sembra, anzi credo che, oggi come ieri, le donne continuino ad essere soggette a norme e limiti che nelle province possono divenire anche “medioevali”.

Vivo in una provincia non molto grande, ma assai borghese. Qui tutti più o meno si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, tutti giudicano tutto e tutti. In una realtà come la mia, dove il rispetto, l’onore, il buon nome della famiglia sono ancora espressioni di uso comune, che hanno un significato ed un peso preciso, la sessualità delle donne non è per nulla libera.

Ci sono le ragazze che non vivono per nulla il sesso, che non hanno avuto ancora alcuna esperienza perché i genitori le tengono sotto controllo 24 ore su 24, impedendogli di crearsi una vita propria e una rete di affetti duraturi. La maggior parte di queste famiglie sono estremamente cattoliche, vanno a messa tutte le domeniche, iscrivono le figlie ai cori e ai gruppi che la chiesa organizza. Inculcano alle figlie un sacco di paure sul sesso che alla lunga le traumatizzano. Conosco ragazze che hanno letteralmente paura del sesso e ancor più della vagina. Per loro è un organo a sé, che serve per fare la pipì e da cui ogni mese esce il sangue mestruale, che sanno cos’è ma non sanno da dove effettivamente esca. Una volta mi sono ritrovata a doverlo spiegare e, alla fine, mi sono sentita domandare come facevo a saperlo.  Lì per lì ho esitato nel dirgli chiaramente che mi masturbavo da parecchi anni e che ciò mi è servito per conoscermi meglio, ho semplicemente detto che lo sapevo perché ogni tanto mi guardo, e già solo per questo ho ricevuto sguardi di disappunto.

Poi ci sono le ragazze che vivono la propria sessualità entro certi limiti prestabiliti, che, se rispettati, permettono di non essere etichettata come “facile”. Alcune di queste regole sono:

  • Le prime sere mai dargliela. Limitarsi all’innocuo sesso orale, spesso solo da parte della ragazza.
  • Durante una frequentazione, seppur lui va con chi gli pare, tu donna devi essergli fedele perché devi dimostrare di tenerci.
  • Non devi mai parlare esplicitamente di sesso e quando l’argomento viene trattato è meglio esprimersi per frasi fatte (che potrei racchiudere in “tutto ciò che è fuori la norma è da considerarsi una “perversione””).
  • Se sei single non puoi fare sesso tutte le volte che vuoi, soprattutto se è con persone diverse. Se è con la stessa persona, invece, puoi sempre dire che vi state frequentando.
  • Mai vestirsi in modo “provocante”.
  • Ribadire sempre che il sesso si fa con chi si ama e mai con una persona conosciuta una sera. Il sesso puro e semplice deve essere rifiutato.
  • Mai parlare di masturbazioni o fantasie erotiche.
  • Nel caso in cui ci si lasciasse con il proprio ragazzo bisogna aspettare un tot di tempo prima di farsi vedere in giro con altri ragazzi.

Ed ecc.

La lista è davvero lunga e deprimente. Ma chi non la rispetta è automaticamente etichettata come “ragazza facile”. Chi rientra in questa categoria ha due possibilità: fidanzarsi e quindi in un certo senso redimersi, facendo capire che ormai “ha messo la testa a posto”, oppure fregarsene e continuare a fare ciò che più piace cercando comunque di non peggiorare la propria “condizione”, perché il pallino della “reputazione” ce l’hanno tutti/e. Ed è questo il grande problema.

La liberazione sessuale, che doveva eliminare i limiti, i divieti, le norme, in realtà è stata strumentalizzata dalla stessa cultura maschilista, che ne impediva la venuta, e che l’ha delineata in altri limiti, regole, divieti per perpetuare il suo secolare controllo sul corpo delle donne.

A questo punto mi chiedo: Quando alle donne è concesso di scegliere per se stesse? Quando siamo libere di vivere il sesso come più ci piace? Perché dobbiamo essere divise tra “sante e puttane”? Perché dobbiamo essere perennemente in balia delle regole? Perché la libertà non può mai essere totale?

La cosa che più di tutte mi fa arrabbiare è la complicità di alcune donne nei confronti di questa cultura maschilista. Nonostante ne siano vittime, nonostante debbano subirne le restrizioni,  la avvallano, la alimentano e mai e poi mai la affrontano. Anzi, a volte, la usano contro altre ragazze. Questa forse è la cosa più orribile.

Nel mio paese siamo tutte sotto giudizio, ogni santo giorno, per tutto il tempo. Ne siamo consapevoli tutte ma nessuna si ribella. Ribellarsi vorrebbe dire mettere in discussione troppe cose e perderne delle altre, senza poi avere la certezza di ottenere qualche risultato. “Ribellarsi sì, ma se con me lo facessero tutte” è quello che mi sento rispondere quando affermo di non voler accettare queste logiche maschiliste. Per molte di loro il tentativo di un singolo gruppo o di un unico individuo appare privo di importanza. Ma per me non è così.

Tutte le ribellioni sono sempre partite da piccoli gruppi che pian piano si univano ad altri piccoli gruppi, creando poi una rete forte e stabile che ha permesso la nascita di innumerevoli insurrezioni. Allora perché oggi le donne permettono a questa cultura di dividerle? Perché invece di definire un’altra donna una “facile” non si ribadisce che ognuna è libera di fare ciò che vuole senza dover subire alcun processo? Perché non ci alleiamo come sanno fare le sorelle, le amiche, le compagne? Non è così difficile, basta impedire a vecchi pregiudizi e logiche machiste di farci sentire sempre in lotta per chissà quale motivo.

Forse la mia esperienza è così drastica perché vivo in provincia o forse è così ovunque? Non lo so, ma mi piacerebbe conoscerlo.

Per ora posso dirvi che sono stanca di dover omettere delle cose e di dovermi sentire giudicata per altre. La mia vita sessuale appartiene solo a me, le mie scelte appartengono a me, il mio corpo appartiene a me così come il suo piacere.

Vorrei che tutte le donne urlassero “IO SONO MIA” e lottassero affinché ciò divenisse realtà e non restasse uno slogan o una frase detta a bassa voce o fra sè e sè. Vorrei che le donne non si accontentassero di piccole concessioni ma rivendicassero una libertà piena, reale ed effettiva.

E’ un nostro diritto, ricordiamocelo.

Posted in Corpi, Pensatoio.


13 Responses

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  1. Mary says

    Ho trovato questo

    http://donna.libero.it/sotto_le_lenzuola/sesso-i-10-errori-delle-donne-a-letto-ne1835.phtml

    Ho notatoche nn è solo un problema di provincia…il problema è che i pregiudizi vengono anche veicolati dai mass-media…che si preoccupano molto su come soddisfare un uomo..trascurando quanto è importante il piacere femminile. Da notare i paragrafi che ci impongono di essere sexy e impeccabili e quello che parla solo del sesso orale fellatio 8trascurando il paicere femminile).

  2. meli says

    condivido in pieno l’opinione di elvira: dobbiamo smettere di difendere la nostra reputazione… in fondo che cosa ci guadagniamo? il sentirci dire da delle vecchiacce che “siamo proprio delle brave ragazze”? “da sposare”? o delle “ragazzacce”? “donnacce”? “svergognate”? (perchè poi “senza vergogna” dovrebbe essere un insulto?) quando non sanno nulla di noi? il loro “rispetto” io non lo voglio! che cosa me ne faccio?

  3. Mary says

    Tantissimi complimenti per questo post!!! Ci voleva! e’ tabù anche denunciar equesta cultura.
    Io vivo in una provincia, un paese di 50.000 ab..Beh diciamo che non è arretrato come uno di quelli descritti nel tuo spot..forse perchè è grandicello…ma ci sono molti pregiudizi anche qui..Mi mamma ad esempio quando le dissi che non ero + vergine si infuriò….più volte mi aveva impedito di rincasare tardi..diciamo che discriminazioni in quanto donna ne ho subite parecchie…Sono scappata di casa…mi sono comportata da ribelle, spesso e volentieri.

    Ora sono grande, ho 23 anni e anche se non sono matura e consapevole quanto una di 40, sono fermamente convinta che non c’è pregiudizio che mi freni…Non so come io abbia fatto a maturare questo. Da ragazzina avevo quei freni inibitori che descrivi nel tuo spot, ora con la mia vagina ho un rapporto di complicità e anche con la mia libertà sessuale…Cioè non ci penso due volte a prendere iniziativa sessuale con un uomo se questo mi attizza…

    Più volte sono rimasta single e più volte ho fatto sesso occasionalmente. Spesso mi capitava di farlo con più di un ragazzo alla sera..Ma ho semrpe pensato: che male faccio? nulla…siamo in due….

    Proprio l’altro ieri ne parlavo con mia madre….Mi ha detto che non devo mai farmi vedere che prendo iniziativa e non devo far vedere che sono ho tanto desiderio sessuale e che ho tanti orgasmi (ho gli orgasmi multipli). Questo mi ha fatto pensare quanto ancora oggi molte donne vivono dei pregiudizi imposti dal mondo maschile, terrorizzato dalle donne.
    Beh sinceramente quella cosa del sesso orale non l’avevo mai sentita..Dalle mie parti le prime sere non bisogna dare nemmeno un bacio e se capita il sesso dicuramente è meglio di una fellatio (dalle mie parti quelle che fanno solo fellatio sono viste + troie di quelle che la danno).

    Sento nel mio paese criticare ragazze che dopo essersi mollate si fanno vedere con un altro. Non mi sembra giusto..
    Mi chiedo: in italia il corpo è nsotro solo quando dobbiamo fare calendari &co? Allora a quel punto non si può criticare, perchè loro scelgono, perchè loro sono consenzienti.
    L’unica sessualità che dobbiamo contemplare è la mercificazione del corpo femminile….Se critichiamo quella siamo bigotte e non siamo emancipate….ma non siamo bigotte invece se critichiamo le ragazze un pò “farfallone” o che vestono provocanti il sabato sera..missà che in italia qualcosa è andato storto.

    Ehhehe io non rispetto nemmeno una delle regole citate!!! Sarei quindi la più zoccola della terra? Non mi pare….anche eprchè quando trovo il ragazzzo che amo sono la + fedele del mondo.

    Però c’è anche un processo schizzofrenico nella nostra società. Ci sono uomini che dicono che dobbiamo darla, perchè se no l’abbiamo di legno..mentre dall’altra parte ci sono ancora i pregiudizi della donna che “la da” zoccola. Come possiamo noi donne vivere con queste pressioni?
    E’ una domanda che mi sono chiesta ma che poi mi sono data una risposta.

  4. elvira says

    anch’io vivo in una provincia borghese, e come me le mie amiche, ma la nostra realtà è profondamente diversa. Credo che il primo motore del cambiamento siamo noi stessi, se siamo noi i primi ad avere bisogno di difendere la nostra “reputazione” allora siamo noi che dobbiamo iniziare a cambiare.

  5. michela says

    @ Mariobadino,grazie per la tua testimonianza,evere un punto di vista anche sulle limitazioni al maschile (seppur molto minori) è interessante e utile per cercare di raggiungere quell’equilibrio di genere che sembra tanto lontano!

  6. mariobadino says

    «Credo che ci sia un rifiuto più o meno cosciente della sessualità femminile», dice Arguzia e questo è certamente vero. Condivido quanto scritto nel post e nei commenti, ma – immagino perché sono uomo – vorrei spostare leggermente la prospettiva per dire che il problema del controllo e della negazione della liberazione sessuale è in parte anche maschile. Nulla di paragonabile, intendiamoci. E come detto sopra, i maschi «si bullano» mentre le donne a volte si autoconvincono che nel loro piacere ci sia qualcosa di male, ecc. Resta vero però che «la liberazione sessuale, che doveva eliminare i limiti, i divieti, le norme, in realtà è stata strumentalizzata» non solo dalla cultura maschilista, ma anche dalla cultura conservatrice in generale (penso ad esempio alla Chiesa). Voglio dire che noi maschi, che tante volte troviamo conveniente perpetuare certe “tradizioni” dovremmo metterci in testa che la libertà reciproca conviene a tutti i generi. Sicuramente con meno oppressività, anche a me è stato inculcato, da ragazzo, il convincimento che la masturbazione era «peccato», un atto di egoismo da confessare in chiesa. O che il sesso andava bene solo entro i confini del matrimonio (e per alcun@ solo al fine riproduttivo). O che la nudità non andava esposta. Ci ho messo parecchio per liberarmi da queste convinzioni, che all’epoca mi sembravano la normalità. La condizione femminile, naturalmente, è diversa da quella maschile (ma vogliamo scherzare? basta contare tutte le donne che vengono uccise in quanto donne), eppure anche gli uomini si danneggiano nel non voler rinunciare a una certa visione del mondo. Anche in una prospettiva “epicurea”, non dovrebbe essere più piacevole avere un rapoprto sessuale con una persona che desidera vivere pienamente ciò che sta facendo insieme a te, invece di obbedire a schemi e sottostare a paure e convincimenti? Anche un altro discorso – salto di palo in frasca – quello sull’uso – indegno – del corpo femminile per reclamizzare merci è visibile in una prospettiva che include entrambi i generi: che cos’ha l’uomo da guadagnare dal processo di mercificazione dell’essere umano? Il processo è in atto anche contro di lui, sia pure con modalità diverse. Insomma, se nel post (e la pianto) si lamentava l’atteggiamento di quelle donne che sono complici «nei confronti di questa cultura maschilista», io lamento anche gli atteggiamenti di quegli uomini che sono complici nei confronti di questa “cultura” antiumana, che ci fa vivere peggio, tutte e tutti.

  7. meli says

    vivo a nord-ovest dell’italia, ma in questo post riconosco la descrizione di molte ragazze che come me vivono nei tristissimi paesi di provincia tra risaie e baragge
    alla fine è così ovunque

  8. Federico Pone says

    Ho sempre avuto un rifiuto per questo genere di regole e regolette sui rapporti… se da un lato ciò faceva parte di una condizione in cui non avevo rapporti (durata mooolto tempo), dall’altro mi ha permesso di cominciare *quasi* “da zero” quando poi li ho avuti.
    Detesto la formalità… è un modo per sfuggire dai contenuti.

  9. relius says

    “Lì per lì ho esitato nel dirgli chiaramente che mi masturbavo da parecchi anni e che ciò mi è servito per conoscermi meglio, ho semplicemente detto che lo sapevo perché ogni tanto mi guardo, e già solo per questo ho ricevuto sguardi di disappunto.”

    Questo non è stato positivo.

    “Tutte le ribellioni sono sempre partite da piccoli gruppi che pian piano si univano ad altri piccoli gruppi, creando poi una rete forte e stabile che ha permesso la nascita di innumerevoli insurrezioni. Allora perché oggi le donne permettono a questa cultura di dividerle? Perché invece di definire un’altra donna una “facile” non si ribadisce che ognuna è libera di fare ciò che vuole senza dover subire alcun processo? Perché non ci alleiamo come sanno fare le sorelle, le amiche, le compagne? Non è così difficile, basta impedire a vecchi pregiudizi e logiche machiste di farci sentire sempre in lotta per chissà quale motivo.”

    E’ vero ma tutte le ribellioni/insurrezioni hanno sempre avuto bisogno di figure di riferimento che si erano già liberate dalla propria schiavitù e provando pietà per i/le propri/e simili si battevano anche soli/e contro i repressori.

  10. Sandra says

    Credo sia un problema forse più acuto in provincia, ma diffuso in contesti trasversali, da Sud a Nord, con molte zone grigie. Anche se devo lottare contro la mia riservatezza, mi trovo spesso a dover ribadire in pubblico che mi masturbo per il semplice fatto che è una cosa normale in un essere umano, donna o uomo, e che le donne che hanno molti partner sessuali per me non sono né superficiali, né strambe, né tantomeno moralmente indegne: se lo sono, sarà per altri motivi estranei alla loro vita intima. Lotto ogni giorno per ribadire che amare il sesso, anche quello senza fedi e senza promesse, non è sbagliato se hai una vagina e giusto se hai il pene, che il sesso non è degradante per una donna come non lo è per un uomo, che ripetendo a pappagallo le scemenze superstioze sul sesso che hanno guastato le vite delle nostre antenate stiamo già guastando quelle delle nostre figlie.

  11. Paola says

    E’ la perfetta descrizione del posto in cui vivo, mi rispecchio in ogni singola parola.. Qui la libertà femminile è sinonimo di puttanaggine, sei puttana quando sei fuori da queste gabbie sociali, quando non passi il test di “santità” a cui ti sottopongono continuamente uomini impauriti e donne masochiste, un uomo impaurito è quello che chiama puttana qualsiasi donna non sottomessa e libera di vivere una sessualità che egli non riesce a controllare o a limitare, una donna masochista è schiava delle regole stabilite dalle paure degli uomini, è complice di un sistema che sopprime la sua stessa libertà, e non parlo solo di sesso, perchè chi come me è nata e cresciuta in provincia sa benissimo che rischia di passare per una poco di buono anche se si ferma a parlare in strada con uomini, se indossa una minigonna, se fa tardi la sera, e per altri mille motivi. Io ho 21 anni e ho scelto di studiare / lavorare anzichè farmi chiudere in casa da un fidanzato o da un marito, ho amiche della mia età con cui non ho mai avuto il piacere di prendere anche solo un caffè al bar perchè i compagni vietano loro di uscire con amiche, e a loro purtroppo sta bene così, non so quante volte mi chiamano per chiedermi di andare a casa loro e la nostra amicizia vive solo tra le quattro mura della loro abitazione.. Sembra assurdo ma questa è la realtà, e vi assicuro che succede di peggio..

  12. Arguzia says

    Forse vivere in una grande città (immensa, da una certo punto di vista, dato che a Roma puoi non incontrare mai qualcuno con cui magari hai condiviso parecchio) rende le cose differenti, nel senso che nessuno conosce le mie abitudini sessuali.
    Insomma, io ho avuto una vita sessuale “allegra” e ora sono felicemente accoppiata (e sessualmente appagata, cosa non scontata, ma necessaria), ma non ho mai dovuto giustificare o nascondere le mie scelte.
    Vero è che spesso anche gli “insospettabili” tendono a guardarti strano se ne parli troppo apertamenre. Una donna che si masturba (o meglio, una donna che dice di masturbarsi senza problemi e imbarazzi), una donna che ha diversi partner sessuali più o meno occasionali, una donna che vive il sesso come divertimento e scoperta, è spesso vista come una “strana”, uun qualcosa che esula dalla “normalità” delle cose.
    Una volta si parlava di sesso e “i maschi” si bullavano delle loro scopate e io mi sono “intromessa” per raccontare le mie storie. Uno dei miei amici m’ha guardato stravolto: “ma davvero fai così?”, manco avessi detto che faccio sesso estremo con gli animali…
    Credo che ci sia un rifiuto più o meno cosciente della sessualità femminile. Il dramma è quando questo rifiuto è nostro.

  13. michela says

    mah,forse nelle città non è così “etremo” il limite,ma più o meno sono cose che la gente mediamente pensa ovunque…io ho avuto la fortuna-sfortuna di cominciare a vivere il sesso da grande (e intendo grande davvero,avevo già 28/29 anni) per una serie di motivi,tra i quali però non figura la paura del sesso o del giudizio, e questo ha fatto sì che l’abbia sempre vissuto apertamente e senza remore,con la consapevolezza che ciò che stavo facendo era solo affar mio! oggi a 38 anni questa consapevolezza si è trasformata,ho capito che molti dei rapporti che ho avuto sono stati solo fine a sè stessi e non mi hanno lasciato nulla,probabilmente se tornassi indietro non li avrei di nuovo,ma non importa,anche attraverso questo ho imparato a vivere meglio la sessualità,con meno “frequenza”,ma con più qualità