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La r-esistenza delle donne molestate

http://www.repubblica.it/images/2010/07/21/071827057-a5bb5051-e4a4-474f-a599-3695bb3bf7ee.jpg

Non serviva certo l’Istat per sapere che 10,5 milioni di donne hanno subito molestie sessuali [QUI tutti i dati della ricerca]. Una donna su due. Nella vita, nel lavoro, nello studio. Tra molestie verbali, fisiche, pedinamenti, ricatti sul lavoro, ricatti in spregio al diritto all’istruzione che le donne hanno.

Ma a noi sembra anche che siano molte di più. Forse 10,5 milioni sono quelle coscienti di aver subito una molestia sessuale. Altre vengono ammansite da uomini negazionisti e addestrate a banalizzare, a riderci su, a considerare le molestie quali “forme di corteggiamento” o “garbati complimenti e apprezzamenti”, come abbiamo avuto modo di sentire di recente in una nota premiazione letteraria.

Molestie che poi, certo, sono tutte da dimostrare perchè nei tribunali si fa a gara alla sentenza più sudicia, a quella più permissiva.

La mano morta dello straniero su culo italico giammai ma la mano sulla tetta in ufficio da parte del collega giocherellone invece si. Lo strusciamento nel bus da parte del vecchiaccio segaiolo viene assemblato alla serie di comportamenti da linciaggio e il toccamento di coscia da parte del datore di lavoro invece implica mille prudenze e mille pregiudizi nei confronti delle donne.

La verità è che viviamo in un paese talebano in cui ancora ti dicono che se non vuoi essere molestata devi indossare un burqa. Molti maschi, di qualunque estrazione sociale, vanno in giro a spargere molestie come fosse semina primaverile in attesa del raccolto.

Sono maschi che si arrabbiano se li mandi a quel paese, gli stessi che pensano che le donne esistano in quanto che stanno lì a disposizione del genere maschile. Che altro potrebbe desiderare una donna se non di essere molestata dal primo stronzo che arriva? Eh, già. Che altro, sorelle?

Potremmo fare un lungo elenco ma lo abbiamo già fatto mille volte e un po’ siamo stanche di dover sempre ripetere le stesse cose a fronte di miserabili e mediocri individui che ritengono il mondo appeso al loro uccello.

Che ne sanno loro del fatto che la nostra vita è una specie di autoscontro in cui bisogna essere addestrate ad evitare gli ostacoli. Parliamo di ostacoli che ti si schiantano contro pretendendo che tu li accolga a braccia aperte.

Pietre che rotolano, infami, infinite, in una lapidazione costante che non ci consente di esistere in serenità come accade a loro. Protetti dalle istituzioni, nei luoghi di lavoro, a fare branco con altri molesti dal sorrisino complice del dopo/stupro, a sogghignare del culo della tizia o del seno dell’altra tizia, le quali tizie invece tentano solo di esistere e di resistere avendo appreso l’arte del subire.

Perchè reagire in italia è proibito. Un paio di donne che hanno reagoto alle molestie per strada quest’anno sono state ferite con i coltelli. Reagire in generale viene considerato un gesto degno di amputazione della lingua.

Sono tutti lì a impartirti lezioni su come si deve essere femmine che accettano le molestie:

se non le accetti sei invidiosa;

se non le accetti sei una che ha poco senso dell’umorismo;

se non le accetti sei una che non sta allo “scherzo”;

se non le accetti sei una puttana.

E andando avanti di questo passo sai le risate, mentre sfumano le occasioni di studio e di lavoro e ogni possibile opportunità di esistenza a meno che non fai dichiaratamente la puttana, cosa che gli uomini molesti non gradiscono.

Con quelli che pontificano sulla santità delle donne che non la danno immaginando di essere ancora nel tempo in cui loro DEVONO provarci e le donne DEVONO resistere.

Ma chi l’ha detto che le donne devono stare sempre in trincea a resistere?

In ogni caso, eccola lì la verità. E se ci volete in R-Esistenza, poi non lamentatevi se qualcuna reagisce inventandosi giochi contro i maschi molesti.

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Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.