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Il tempo che ci rimane

Il tempo che ci rimane, meraviglioso film di Elia Suleiman, è basato su tratti autobiografici del regista il quale racconta della sua famiglia a partire dal tempo in cui suo padre prese a far parte della resistenza palestinese. Sopravvissuto all’arresto e alle torture continuò a vivere tra gli arabi israeliani, ovvero quelli che vivevano da stranieri nella loro terra oramai occupata.

Elia Suleiman riesce a raccontare quella storia arrivando fino alla seconda intifada con una ironia e un umorismo eccezionali. E’ uno sguardo lucido, tenero, efficace, che si fissa sui dettagli più bizzarri e attraverso quelli riesce ad illustrare la vita di un palestinese in terra israeliana.

http://www.youtube.com/watch?v=5AlMnszqXKY

Essere costantemente sotto tiro, con i tank in giro per le città a fare sentire tutto il peso del potere che gli israeliani esercitano sul popolo palestinese. Essere sotto costante osservazione per qualunque cosa, perfino per andare a pescare o a ballare. Essere mediamente anziani, essere passati attraverso la resistenza senza vincerla per diventare alienati e privi di identità in una terra che ti fa perdere il senso di ciò che hai vissuto e stai vivendo.

C’è la parte iniziale, quella in cui si racconta dell’occupazione aiutata dagli americani, i quali dopo la seconda guerra mondiale presero a pretesto l’olocausto per favorire un insediamento in un territorio, quello mediorientale, attraverso il quale tenere d’occhio l’est. Un avamposto americano in medioriente aveva bisogno di una istruzione adeguata, una formazione per i giovani alunni, costretti a rinunciare alle proprie radici e ad apprendere nuove culture dalla bocca di mille john wayne. Significative in questo senso sono le scene che raccontano cos’è stata la scuola per il giovane Elia Suleiman.

Poi c’è la ricostruzione del periodo più recente, un presente in cui i giovani palestinesi somigliano sempre di più ai ragazzi americani, in tenuta da hip hop a scimmiottare la resistenza senza averne più la stazza e la convinzione.

Sullo sfondo l’incontro con la madre invecchiata, che si ritrova una badante che canta il karaoke e che alla fine cede i suoi occhiali al figlio per prestarli alla statuetta della madonna perchè la madonna, in palestina, forse in effetti ha qualche problema di miopia.

Ci sono delle scene esilaranti, raccontate al ritmo delle comiche e la lucidità di un regista che riesce a offrirci una descrizione degli eventi senza presunzione e senza dare un giudizio. Il film vale davvero la pena di essere visto.

http://www.youtube.com/watch?v=4Fp7tsqTzag&NR=1

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