Funziona così:
il maschilista attiva una pagina facebook in cui posta esattamente le stesse cose che posta nelle sue pagine maschiliste. Poi finge di essere “anna” o “francesca”, infine il titolo di quella pagina diventa addirittura un “movimento” che acclude una firma in comunicati in cui si sputa misoginia su ogni rigo.
Misoginia che si oppone a politiche contro la violenza sulle donne e sui bambini e che si oppone al riconoscimenti di diritti civili minimi a donne e bambini vittime di violenza maschile in ambito domestico.
Il cosiddetto movimento può chiamarsi “donne e sapori”, “donne e odori”, “donne e malumori” ma sempre di maschilisti si tratta.
Poi ci sono le associazioni fondate da maschilisti in difesa di maschilisti che inventano una partnership al femminile. Eleggono anche una presidente che non parla mai, non appare mai, e quando appare, in televisione, per esempio, accanto agli illustri manipolatori di sesso maschile, non proferisce parola.
La finta partnership al femminile dovrebbe accreditare parole piene di odio contro le donne, come se esistessero davvero donne a condividere ogni bestemmia proferita dai misogini. Di fatto questo genere di associazioni fittizie possono chiamarsi:
Madri appartate
Madri incazzate
Madri dalla parte dei padri
Madri un po’ padri e un po’ no
e via così.
E’ proprio vero, i maschilisti sono mantenuti dalle donne e sfruttano le donne in ogni senso, perfino come prestanome.
Alla prossima sfilata maschilista, cari eroi misogini del terzo millennio, quante donne saranno presenti (escluse le vostre parenti strette, tate, badanti, dipendenti, hostess in affitto)?