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I cacatori spaziali

Mimì, Cocò e Carmeluzzu ‘u pazzu si erano immaginati un futuro di cacatori spaziali.

Avevano fabbricato con le loro mani un piccolo velivolo a pedali con un buco in posizione anale. Tutte le volte che dovevano andare di corpo, sincronizzavano l’orologio, provavano a farla tutti assieme e qualche volta ci riuscivano altre volte c’era chi la faceva prima e chi la faceva più tardi.

L’importante era però riuscire a beccare almeno una delle femmine chinate e prone a faticare nel campo con il raccolto.

La strana tradizione ebbe inizio quando una donna fu colpita dalla cacca di un uccello. Subito tutte dissero che era un augurio di buona fortuna. Così a Cocò, che tra i tre era il più intraprendente, venne l’idea di fare “felici” le donne facendo piovere merda almeno una volta al giorno.

Secondo i tre uomini il loro contributo al lavoro collettivo poteva fermarsi a quello. E se c’era una donna che si lamentava allora Cocò subito rispondeva:

Siete delle ingrate. Senza la nostra cacca non avreste fortuna e senza la fortuna che vi diamo noi non ci sarebbe raccolto. Dovreste adorarci e ringraziarci.

Così la povera donna si ritirava in buon ordine per dare alle altre il messaggio dei cacatori spaziali e per approntare l’altarino in adorazione degli shit-men.

Non c’era proprio modo di cambiare quella storia perché una volta che la Carolina provò a chiedere a Mimì di insegnarle a pilotare l’aereo lui disse che non era cosa da femmine e che le donne non avrebbero saputo cacare altrettanto bene.

Carolina convenì su quest’ultimo punto perché in effetti le donne non erano delle gran cacatrici di professione. Ci vuole esperienza, una alimentazione adeguata e soprattutto la predisposizione ad umiliare il prossimo per cacare merda dall’alto sulla testa di qualcun altro.

Le donne si parlarono ancora una volta perché c’era bisogno di capire tutte assieme cosa fare.

Imparare a volare, beh si, forse, ma non per quell’uso. Si poteva innaffiare il campo, per esempio.

Cacare dall’alto proprio per niente perché eventualmente andava concimato il terreno e non la schiena ricurva delle lavoratrici.

Perciò c’era bisogno di inventarsi una cosa nuova.

Inizialmente fu la cuoca che preparò pietanze che impedivano a Mimì, Cocò e Carmiluzzu ‘u pazzu di cacare ogni giorno sulla testa delle poverette.

Poi ci fu un guasto al motore del velivolo. Infine le donne usarono i secchi di cacca accumulata nell’ultima settimana e la gettarono in testa ai tre uomini. Perché per la “fortuna” non c’è mica bisogno che la merda arrivi dall’alto.

Mimì disse che era un attentato all’ordine costituito. Cocò si appellò allo Stato di diritto e Carmeluzzu ‘u pazzu, essendo notoriamente giustificato in quanto pazzo, prese il fucile e lo puntò sulle donne. Sparò tre volte e tutte e tre le volte non partì nessun colpo. Cominciò invece a gocciolare merda.

La donna che puliva la casa aveva nascosto tutti i proiettili e al suo posto aveva messo tanta bella cacca del mattino.

Carolina fu guardata con disprezzo perché i tre pensarono che fosse stata lei a istigare le altre alla disobbedienza, perché in fondo, diceva Mimì, non vi manca niente, avete un lavoro, un tetto e da mangiare e noi vi facevamo piovere dal cielo anche la fortuna. Che desiderare di più?

Rispose una contadina, di quelle che i tre uomini non l’avevano mai vista in faccia dato che le avevano soltanto cacato sulla schiena.

Signo’, io non so parlare, ma se la merda vi piace tanto noi ve la possiamo regalare tutti i giorni, però le cose stanno così: o vi mettete a faticare come noi o ve ne andate per la vostra strada. Perché io non so niente ma so contare e ora come ora vedo che noi serve che vi abbiamo arricchito e ci siamo fatte coprire pure dalla vostra merda siamo di più. Voi siete solo tre…

Mimì, Cocò e Carmeluzzu ‘u pazzu giurarono vendetta, forse sarebbero tornati con aerei enormi e pieni di uomini cacatori spaziali pronti al lancio o forse avrebbero messo in scena un loro show in un circo. Presero il piccolo velivolo e sparirono all’orizzonte.

Di loro si dice che abbiano tentato di farsi accogliere da Ciccio Furetto e la tribù degli Udumaieda. Appena comunicarono però che il loro contributo poteva solo consistere in merda dall’alto furono cacciati. Stesse notizie arrivano dalle tribù dei Grattapalle e degli Sputatori.

Le donne del campo mai come quell’anno ebbero un raccolto meraviglioso e con quello riuscirono a nutrire perfino il villaggio vicino.

La contadina fu eletta Presidenta della fattoria, la cuoca divenne la tesoriera e Carolina, finalmente, imparò a volare e portò acqua nei terreni di tutto il territorio.

Ps: se vi piove un po’ o tanta merda dall’alto non siate mai felici e non sentitevi mai fortunate. Potrebbe essere la cacca di Mimì, Cocò e Carmeluzzu ‘u pazzu…

—>>>E’ un racconto di pura invenzione. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale.

Posted in Narrazioni: Assaggi, Pensatoio, Satira.