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Se per farti il culo devi esibire il culo!

[Foto da Riotclitshave]

Scrivono le Dumbles:

Nuovo ufficio di collocamento per noi donne: una sfilata in un bar, in abito elegante, in tenuta da lavoro e in costume da bagno (eh già!) per un posto di cameriera. Il pubblico ti guarda e ti vota e tu hai il posto di lavoro. Al signor Aurelio pare una bella idea, da ripetere, magari ogni sei mesi, “per aggiungere una ragazza, o male che vada, per cambiare quella che il pubblico ha votato sei mesi prima”. Ma guarda…! Gli Zarpellon, padre e figlio partorienti di cotanta idea, dopo le critiche hanno annullato la sfilata, ma poverini si rammaricano perchè così non potranno dare un posto di lavoro ad una ragazza del luogo. Già; perchè oggi le assunzioni è così che funzionano. La bava dei clienti e dei committenti prima di tutto.

Chi tra voi non ha fatto la cameriera almeno una volta nella vita? Sicuramente tutte l’avete fatta in casa e molte in un locale per pagarsi gli studi o una vacanza all’estero o per campare e arrotondare con un secondo o terzo lavoretto dato che ti pagano una miseria per farti un mazzo così.

A voi sarebbe sembrata una cosa normale che per farvi il culo qualcuno chiedesse di esibire il culo? Oltretutto si tratta di un culo usa e getta perchè il datore di lavoro voleva rifare la passerella ogni sei mesi per rinnovare la fiducia ad-culum o per rimpiazzarlo con quell’altro sculettante e bisognoso di stipendio.

Il signor Aurelio potrebbe aprire uno di quei locali che vanno tanto di moda nel nord est, quelli di cui parla Massimo Carlotto nei suoi libri, con le donne dell’est appese ad un palo ad esibirsi per maschi vogliosi. Basta solo scegliere la tipologia del “bar”. Ma se una dipendente, oltre ad esibire il culo, deve anche farsi il culo andando avanti e indietro per servire, sparecchiare, pulire il vomito degli ubriachi, badare agli stronzi che ti palpano come fossi tu la mancia per il cliente, pulendo e ripulendo il banco bar, i pavimenti, il locale, i cessi, e voi non sapete come sono ridotti i cessi di un locale dove tanti ubriachi vanno a pisciare senza mai centrare il buco, davvero non c’è storia.

Se mi assumi per esibire il culo, ed è una mia scelta farlo, allora voglio SOLO esibire il culo. Altrimenti vuoi in un bar il riassunto di quello che vuoi in casa: una schiava a tutto servizio con un bel culo, che si muova bene mentre striscia a pulire i pavimenti e mentre fatica facendosi i muscoli per servire lavativi e coglioni la cui intelligenza sfiora il sottosuolo.

Ed è una proposta che riassume il tempo in cui viviamo, in cui la discriminazione nei confronti delle donne è palese, poichè non hanno o avranno un lavoro a meno che non siano attizzanti, arrapanti e tanto carine con i clienti.

Papà Aurelio sa perfettamente che se vuole una donna così la trova nei bordi delle strade, dove i suoi vicini di casa fanno filmini da mandare a “italia uno” perchè le puttane sotto casa mai, ma dentro un bar come no. Papà Aurelio sa anche, però, che se una prostituta viene chiamata a fare la prostituta allora bisogna pagarla di più.

Chi vuole fare la prostituta alla misera cifra di una cameriera? (5/6 euro l’ora per farsi un culo così?)

Sapete che c’è? Che dato che le donne non hanno lavoro, perchè alle donne si preferiscono uomini ai quali non viene di certo chiesto di fare passerelle per mostrare il culo, le donne sperate di prenderle per fame. Meglio fare la telefonista erotica, almeno resti seduta e ti rilassi…

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


3 Responses

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  1. Rosa says

    @Serbilla
    Allucinanti le parole che ha pronunciato il tizio. Come se una donna dev’essere x forza assunta passando x certi compromessi. Ma pensa che siamo così disperate?
    Ora capisco xke l’italia è agli ultimi posti x lavoro femminile..O assumono uomini o ci assumono solo con le sfilate.

  2. Alberto says

    Condivido in pieno quello che avete scritto.

    Bisogna attuare il massimo boicottaggio nei confronti dei bar e dei locali pubblici che sfruttano le donne.

    Le rare volte che io esco con gli amici e che vado con loro in giro per i locali, quando entriamo per la prima volta in un pub o in un bar la prima cosa che facciamo è questa: entriamo e determiniamo il sesso di chi serve ai tavoli o al banco. Se dentro il locale ci sono cameriere donne che servono e a maggior ragione se ci sono cameriere donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni, scappiamo via dal locale a gambe levate e non mettiamo mai più piede in quel locale.

    Invece io e i miei amici siamo assidui clienti abituali dei bar e delle paninoteche dove ci sono baristi e camerieri maschi di età superiore ai 50 anni che si caratterizzano per la loro simpatia.

    In particolare, trascorriamo la maggior parte dei nostri sabati sera in un locale pubblico che fornisce panini e tost, gestito da un barista di 65 anni che quarant’anni fa ha partecipato a gran parte delle lotte operaie che hanno caratterizzato l’italia dal 1969 fino a tutti gli anni ’70 (purtroppo alcune volte ha preso anche botte dai fascisti negli scontri in piazza). Il barista in questione, nei momenti in cui ci sono pochi clienti, chiacchiera con noi e ci racconta tutti i dettagli delle battaglie che ha affrontato in passato e ci ha dato utili indicazioni su come affrontare la squallida situazione attuale, caratterizzata dalla distruzione di tutti i diritti conquistati in passato (attacco al diritto di sciopero, diffusione del lavoro precario, distruzione della scuola pubblica, distruzione della sanità pubblica ecc.).

    Massima solidarietà alla vostra indignazione, da parte di un uomo solidale con le battaglie portate avanti quotidianamente dalle femministe che lottano contro la mercificazione del corpo delle donne sul lavoro, contro la cultura patriarcale diffusa dalla televisione e dei giornali e contro i continui attacchi ai diritti delle donne attuati dalla attuale classe politica (vedi affido condiviso, cancellazione della legge 194).

    Un saluto da Alberto.

  3. Serbilla says

    Quando l’ho sentita questa cosa mi è venuto il vomito. Lui ha pure il coraggio di accusare la CGL, e di gridare alla “strumentalizzazione”, che adesso “un posto di lavoro resta vuoto”, ma perchè, per prendere a lavorare una cameriera c’è bisogno di una concorso di bellezza? se servisse davvero non basterebbe mettere un offerta on-line o spargere la voce? se servisse davvero un aiuto.
    “Voleva essere una festa, una serata un pò diversa dal solito” dice, «La morale di questa storia – conclude Zarpellon – è che senza volerlo chi ha voluto metterci i bastoni tra le ruote ci ha fatto una pubblicità pazzesca a costo zero. Faremo senza miss, pazienza, e una giovane resterà senza lavoro».
    Chi è che strumentalizza il bisogno di lavoro?

    http://www.leggonline.it/articolo.php?id=78104