Quando si tratta di togliere la vita alle donne molti uomini attingono ad un estro che probabilmente neanche speravano di avere, anzi, che probabilmente non hanno proprio, ma che per un attimo, tanto basta, balena nella vacuità dei loro pensieri, permettendo di trovare modi di uccidere alquanto eccentrici.
C’è quello che scambia un grazioso e sonnolento borgo del centro Italia per una landa deserta di qualche western americano, ed entra in un’abitazione privata per scaricare piombo sulla ex, la madre della ex, la sorella della ex.
C’è quello per cui il tiro con la balestra è sport ormai antiquato e un tantino monotono, e pensa bene di mandare il poligono in pensione sostituendolo con una donna.
C’è quello che rimpiange i bei-bui tempi andati, quando si appiccavano falò cui dare in pasto donne scomode, e che non si fa mai trovare sprovvisto di una tanica di benzina con annessa scatola di fiammiferi. Sai com’è, gli venisse in mente di accendere anche la moglie tra una sigaretta e l’altra.
C’è poi l’animo particolarmente sensibile, che trova esecrabili tali strumenti di morte, e si sente invece a proprio agio nel massacrare a mani nude la prima donna che gli capita di incontrare la mattina. Pugni forti, mirati al volto, deflagrazioni mortali che esplodono su occhi, setto nasale, denti e fronte. Un nostalgico delle sempre efficaci botte, insomma.
Ma ci sono anche le armi che uccidono indirettamente e socialmente, quelle che armi non sembrano affatto, ma il cui uso tesse pervicacemente la tela su cui viene quotidianamente dipinto il femminicidio .
Una penna, o una tastiera. Parole che dovrebbero descrivere ed analizzare, vengono abusate per mistificare e giustificare, parole che fluttuano in una melma di inesattezze dozzinali.
Per ogni donna che viene stuprata o uccisa o picchiata da un uomo, ci sono tanti uomini che nei loro articoli si affannano nel tentativo di responsabilizzare la vittima di quanto accaduto.
Ed ecco che tirano fuori un’antologia di volgari e stantii pretesti degni dei peggiori processi per stupro: considerazioni sul suo aspetto fisico, sulle quantità di alcool assunto (ma, pour magie, lo stato di ebbrezza diventa attenuante nel caso in cui sia l’uomo a trovarvisi), sulla sua presunta infedeltà, sulla sua presunta mancanza di prudenza, e via farneticando.
Si vanno ad impelagare in contorsioni linguistiche atte ad espropriare la vittima di qualsiasi barlume di dignità (perché mai l’uomo che stupra viene paternamente appellato come "giovane" e la donna violentata ridicolmente chiamata "fanciulla"?) e di diritto, riducendola ad imperfetto parafulmine degli scazzi quotidiani maschili. E nel contempo, giustificano il carnefice, lo psicanalizzano a distanza, si appellano ad uno sforzo di comprensione da parte della collettività, fornendo spiegazioni inverosimili alle sue gesta: temperatura sopra la media, minuto di follia, secondo di raptus, immaturità emotiva, demenza senile, demenza infantile, ci manca solo che attribuiscano i femminicidi all’innalzamento dei mari o allo spostamento del polo magnetico.
Siamo di fronte al dovere che diviene "volere", del tutto privato, di cronaca. Cerco di immaginare in quale contesto prendano forma questi fallimenti giornalistici; probabilmente, tra una battuta da caserma sulle foto soft porno pubblicate senza soluzione di continuità, le briciole di panino che cadono sulla tastiera, e un servizio sulla diminuzione dei petali delle margherite rispetto a cinquant’anni fa, qualcuno viene incaricato di scrivere dell’omicidio di una donna.
Ed ecco che, oltre all’orrore del fatto di cronaca, dobbiamo subire il teatrino perverso di questi compagni di merende che non usano né benzina, né pistole, né pugni, né balestre per uccidere, ma utilizzano consapevolmente le proprie risorse intellettive per promuovere la legittimazione culturale del femminicidio. Se non fossero pericolosi, farebbero pena.
ciao, forse nn centrerà nulla ma vi vorrei segnalare un articolo che mi ha indignata parecchio, e che lo reputo sessista.
http://www.ilpuntog.info/puntoG-come-trovare.html
Qestob corso parla di come trovare il puntog. Pratic amente secondo questi dotti per trovarlo ci vuole un uomo, come se la donna non fosse capace di trovarlo da sola e di aver diritto di conoscere il corpo da sola.
Come se avessimo bisogno di un uomo che ci insegni tutto.
Qui dice “e poi come farlo da sola…” non dovrebbe essere il contrario?
E poi non continuamo con sto punto g che nemmeno esiste..e tantissime donne si disperano perchè non arrivano all’orgasmo, si sentono menomate, solo perchè in giro ci sn stereotipi. Credo che l’unico nostro punto g sarebbe la clitoride…ma non se ne parla mai…
Secondo me è parecchio sessista. Voi che ne pensate?