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La contesa

Rubiamo questo post al nostro amico Riccardo di Asocial Network. Non avremmo saputo scrivere di meglio. Grazie a Riccardo. Buona lettura!

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Scusami, ragazzina, se continuo a tirarti in ballo; ma, d’altronde, che ci vuoi fare.

Perché,
ragazzina, da queste parti vai a finire sempre sul giornale. Tutti i
giorni. E sempre in forme spiacevoli. Un giorno ci sei in forma di
cadavere in bicicletta; un altro in forma di oggetto di attenzioni
da parte di tuo padre, di tuo zio, di tuo fratello; un altro ancora in
forma di ammasso di carne sparato in cameretta dal babbo depresso (e
nella camera accanto, in forma analoga, c’è la mamma); e un altro ancora
ancora in chissà quante altre forme non contemplate da Top Girl. Ci sono dei giorni in cui, addirittura, ci vai in tutte queste forme assieme, e in altre ancora.

Per esempio, ieri ci eri, ragazzina, in forma di contesa.
Stavolta hai tredici anni, e ti spiego un po’ questo paese. In questa
città, che è molto lontana da dove abiti, iermattina sono entrato in un
bar per prendere un caffè, e c’era un giornale sul tavolo che riportava
la notizia del tuo essere contesa. C’erano due anziani signori che pure bevevano il caffè, e commentavano. Certo che lo capisco che va a finire così, a tredici anni sono già delle rizzacazzi!, diceva uno dei due signori; l’altro, invece, mosso a pietà, diceva: io penso ai genitori di quei poveri ragazzi. Ho deciso che il caffè non mi andava più.


È successo questo: ti contendevano
due ragazzi, uno di tredici anni come te, e l’altro di sedici. Anche
io, a quell’età, contendevo un sacco di ragazze; ma avevo il buon gusto,
che allora era del tutto naturale, di contendermele nella mia testa, ed
erano ragazze di fantasia. Anche qualcuna vera, ma sempre nella mia
testa. Per farla breve, mi disfacevo dalle seghe. Invece, questi altri
virili adolescenti di questo maschio paese, attualmente, hanno deciso di
passare all’azione. Non più pippe e fantasie. Bisogna contendere. E si
sono affrontati per te, ragazzina; come si suol dire, sei stata l’oggetto del contendere. Un oggetto, appunto. Il sedicenne ha tirato fuori un coltello e ha sbudellato il tredicenne.

Sul giornalone hanno intervistato tutti. Padri, madri, amici, il parroco, ‘u sìnnacu persino. Di te, ragazzina, invece si fa menzione solo in quanto contesa.
E, naturalmente, tutte le ipotesi sono aperte. Persino quella che, al
tuo paese così come in una grande città lontana, ti considerino d’ora in
poi una rizzacazzi e che ti
diano la colpa di tutto quel che è successo. Non so, ma qualcosa mi dice
che sia quantomeno una probabilità, viste le premesse. Andrà magari a
finire che il povero tredicenne è morto e sepolto, il suo assassino
sedicenne avrà tutta la comprensione del mondo, e quella che sconterai
tutto quanto sarai tu, ragazzina.

Pensi forse di essere la prima? Così impari a farti contendere. Ah, dimenticavo: magari non lo sapevi neppure che quei due ti contendevano. Magari non sai nemmeno cosa vuol dire, contendere.
Contendere, del resto, è roba da maschi. Le femmine possono essere
soltanto contese, persino a loro perfetta insaputa. Ma non importa. In
qualche casa, in qualche bar, a qualche tavola, ti stanno già puntando
il dito addosso. Magari, proprio adesso, qualcuno della tua famiglia ti
sta dicendo: ma cosa hai combinato?

Ma sono ipotesi, certo. Soltanto ipotesi. E magari ti sta già contendendo qualche altro.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


5 Responses

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  1. Sabry says

    mamma mia che pesantezza e che leggerezza c’è nel giudicare……
    penso solo che la ragazzina non ha nessuna colpa e che magari lei era all’oscuro di tutte queste contese…vogliamo dargli una colpa a tutti i costi?? beh s’è così l’unica colpa che può avere è quella di esser piaciuta ad entrambi malgrado si dice che entrambi hanno litigato per difendere gli interessi di altri due amici……
    se ne dicono di tutti i colori e nessuno è qualcuno per giudicare. mettiamo a tacere tutte queste dicerie e uniamoci al dolore di due mamme che, in un modo o nell’altro, hanno perso i loro figli nello stesso giorno!!!! E cmq Franci io sono di Bronte ma vivo all’estero da un pò di tempo, però in paese ci scendo anche 3 volte all’anno e di cose credimi ne ho già sentite fin troppe in piazza. La gente che da la colpa alla ragazzina sono i vecchiacci che sono dalla mattina alla sera al bar a giocare a carte e a spettegolare. E’ una situazione complicata e delicata…io mi fermo qua non voglio scrivere un poema…dico solo che non possiamo essere sempre della stessa opinione perchè siamo donne…con tutto il rispetto per chi l’ha scritto ma secondo me è un pò troppo esagerato in questo caso.

  2. franci says

    strano perchè io sono di un paese vicino e invece ho sentito conoscenti in piazza che dicevano cose poco carine della ragazza. mi dispiace per il ragazzo morto e per l’altro che si è rovinato la vita ma sono d’accordo con l’articolo. anche quando la ragazza non c’entra niente subisce il giudizio della gente.
    scusa sabry ma tu sei proprio sicura di vivere a bronte? da quello che dici ne dubito oppure forse non frequenti la piazza e non senti le chiacchiere di paese.
    e se io possono dire la mia la vera tragedia sta in una cultura che considera una bambina come un oggetto, un trofeo per cui scannarsi. se non ci fosse questa concezione arretrata e questo modo di vedere le ragazze non ci sarebbe stato neppure un ragazzo morto.
    quindi sabry, invece di contestare l’unica analisi seria che ho letto fino ad ora e che può aiutarci a noi siciliane a fare un discorso culturale utilie perchè certe cose non si ripetano, dovresti essere d’accordo. con tutto il rispetto.

    grazie a questo blog per il meraviglioso lavoro che fate.
    un saluto dal profondo sud.

  3. Sabry says

    Io sono di Bronte, il paese dove è successa questa tragedia. In questi giorni c’è un’aria strana in giro e ovunque vai tutti parlano della stessa cosa: la tragedia! Io conoscevo sia il piccolo Matteo che l’assassino. Fino ad’oggi non ho mai sentito dire che la colpa è della ragazzina. Non so neanche chi sia questa ragazzina ma non sono d’accordo con quello che ha scritto Riccardo.La gente stupida arretrata e schifosa purtroppo esiste anche in questo paese ma non vuol dire che adesso tutti daranno la colpa a questa ragazzina. Perchè qui il problema non è la ragazzina.Non vi rendete conto che la cosa allucinante e da restare senza parole resta soprattutto nel sapere che un ragazzino cammina col coltello in tasca pronto ad ogni tipo di aggressione come se dovesse continuamente difendersi???e ha ucciso un ragazzino di 13anni…aveva ancora tutta la vita davanti e adesso non c’è più. Forse è il dolore che provo in questo momento ma non condivido questo post…qui si parla della ragazzina…di una cosa che è stata raccontata da terzi e non da loro due, e non sappiamo neanche se è vera questa storia.La vera tragedia sta in quello che ho appena scritto…e scusate care blogger a me è sempre piaciuto questo blog, vi seguo da mesi e siete davvero grandi però non condivido…

  4. Lilith says

    Questo articolo riassume a pieno ciò che ho pensato dopo aver letto sul giornale la notizia.
    Tra l’altro ho sempre trovato cretino,sessista ed inconcludente il “contendersi” una donna.Come se spettasse agli uomini sceglierci e litigarci,senza calcolare minimamente i nostri sentimenti,come fossimo un trofeo.Ovviamente poi,comunque vada siamo sempre noi le cattive ed è sempre colpa nostra…Che schifo.

    @Rosa: concordo quando dici che gli uomini vengono sempre assolti.Non importa quanto sia grave ed ignobile l’atto da loro compiuto,che troveranno sempre qualcuno che li giustifichi,spesso con argomentazioni che definire assurde è poco.Alle donne invece non viene perdonato nulla,anche quando sono loro le vittime,per noi c’è solo la gogna,a meno che non ti immoli sul patibolo come santa e vivi come vittima addolorata tutta la vita…

  5. Rosa says

    Uno che fa un commento del genere in un altro paese + civile non solo verrebbe accusato di sessismo ma pure di pedofilia..Che vergogna accusare una ragazzina per quello che è successo…Gli uomini vengono sempre assolti come se nonfossero in grado di intendere evolere…come gli handicappati.