Skip to content


Le blogger andranno in estinzione

[Foto di Elivet Aguilar ]

Con la norma che esige la rettifica entro le 48 ore e che ci espone al ricatto di chiunque voglia intimidirci con una minaccia di denuncia, pena il pagamento di 12.500 euro per ogni danno riconosciuto, si spegneranno mille voci. Di uomini e donne. Credetemi quando dico che non voglio farne una questione di genere perchè ci sono uomini, blogger, ai quali stenderei un tappeto rosso ogni volta che mettono mano alla tastiera. Perciò è giusto che tutti e tutte ci si opponga a questa proposta sperando che ci lascino fiato per respirare. Ma due parole su quelle come noi lasciatecele dire.

Ha ragione Meltiparaben quando dice che il problema è che hanno paura dei blogger. Perchè in fondo siamo gente che scrive gratis, perchè ci crede, perchè prova a fare arrivare ad altre persone un pensiero differente, una riflessione che non leggi sui grossi quotidiani, una analisi necessaria. Regaliamo ossigeno per il cervello e non è una cosa semplice perchè alla lunga diventa una responsabilità.

Prendi noi, abbiamo cominciato per gioco, poi abbiamo visto che qualcun@ ci leggeva e ci esortava a continuare e siamo diventate più numerose, abbiamo formato un gruppo misto, che segnala, inventa, crea, fa rete con chi vuole fare parte della rete. Ci hanno scritto in così tante persone che non si riesce neanche più a contarle. Tante donne e uomini che ci hanno scelto come punto di riferimento, ci hanno raccontato la loro storia, ci hanno chiesto di non mollare, di resistere, di continuare e ci hanno ringraziato per quello che inconsapevolmente abbiamo regalato e noi abbiamo ringraziato tutt* per quello che inconsapevolmente hanno regalato a noi.

Tutto questo può essere un blog che diventa community, collettivo, che realizza percorsi di solidarietà e che si dedica con passione a ideali autentici privi di qualunque interesse diversificato perchè di fondo c’è la passione politica, quella vera, c’è una dimensione ideale che non leggevi più da mille anni in qualunque giornale, neppure in quelli di sinistra. 

Qui vorrei dedicare una parentesi alle donne, non perchè siano cosa differente ma perchè ne so un po’ di più. Le voci delle donne delle quali potevi leggere sui quotidiani, sulle riviste o sui siti istituzionali erano sempre le stesse voci, brutte, belle, comunque sempre uguali. Un pensiero che si ripeteva, una voce che faceva l’eco all’altra mentre tutte le altre stavano fuori dal cerchio.

Il web e i blog hanno in parte spezzato quel cerchio e hanno permesso a donne che mai avevano avuto neppure il coraggio di alzarsi in piedi a manifestare una opinione nel corso di una assemblea di avere uno spazio di discussione, una pagina in cui poter dire qualcosa di diverso.

Il web e i blog hanno liberato delle voci che altrimenti non avremmo mai potuto leggere da nessuna parte. Noi lo sappiamo perchè il web lo conosciamo da tanto tempo e le donne che avevano diritto di parola erano davvero pochissime. Un po’ per incapacità tecnica e un po’ per eccessivo rigore degli strumenti così come erano pensati prima della forma colloquiale dei blog e dei social.

Non sto facendo l’apologia del web 2.0 anzi, sapete quanto siamo critiche in rapporto ad esso. Sto solo dicendo che nel corso degli anni riuscire a leggere prima una, poi due, poi tre voci di donne e infine decine e decine, tra le quali molte interessate a fornire una visione radicale della realtà, alla maniera delle donne, partendo dal personale per arrivare al politico, è stato entusiasmante.

Che cos’era la rete prima di quel momento? Tanti siti commerciali, siti indipendenti molto virili, duri e puri, siti di uomini che parlavano in tecnichese di cose tecniche, siti di gossip femminile e rari spazi di donne, femministe, lesbiche, che li potevi contare sulle punta delle dita.

Ed è così che si è trasformato il linguaggio, si è radicalizzata la comunicazione, si sono create delle specificità in un dialogo costante tra tutt*, nella consapevolezza che l’un@ non può bastare senza l’altr@.

L’incontro con altre donne in web è stato fantastico e entusiasmante è stata la solidarietà immediata, la sorellanza che ne è scaturita, perchè parlavamo un linguaggio comune, avevamo delle cose da dire e stavamo inventandoci dal nulla un metodo di comunicazione che nessuno ci aveva insegnato.

Tra le persone che sicuramente non possono permettersi il lusso di pagare 12.500 euro a botta ci sono soprattutto disoccupati, studenti, precari e le donne sono tanto precarie. Mille voci si spegneranno, noi comprese perchè evidentemente è quello che vogliono. Spegnere le voci critiche, seppellire il dissenso, censurare la differenza di opinioni attraverso un mezzo farraginoso e anacronistico.

Vogliono che i blogger siano equiparati alla stampa? Allora eliminate l’ordine dei giornalisti, ampliatelo, consentite ai blogger di svolgere una attività autonoma che finanzi le multe. Non è una nostra ambizione andare dietro l’audience, scrivere quello che piace per ricevere più click, uniformarci e omologarci ai gusti dei lettori, giacchè stiamo fedeli su una piattaforma che non ospita pubblicità e che ha una idea molto precisa, così come noi, in proposito, ma per altri sarebbe una pratica che in cambio della possibilità di beccarti una multa come fossi uno del mestiere ti da anche la possibilità di svolgere una professione che in america svolgono da secoli.

Eliminate carrozzoni buoni a mantenere aree di privilegio per caste di giornalisti che non dovrebbero neppure chiamarsi tali, che mille volte scopiazzano dai blog e altre mille passano il tempo a insultare chi quei blog li scrive. 

Le donne pagheranno caro il prezzo di questa decisione. Significherà tornare al silenzio. Significherà lasciare aree enormi di egemonia culturale a chi non ci rappresenta, a chi ci toglie il diritto di autodeterminare la nostra comunicazione, a chi ci insulta, ci copia e poi spera di vederci finite allo scopo di spadroneggiare per il web dicendo una marea di idiozie maschiliste.

Non ci sarà più un contraltare e cosa più interessante per i vari quotidiani e social network che sulla presenza delle donne contano un bel po’, dato che ogni nostro click li fa arricchire, non avremo più così tanto interesse a gravitare per la rete. Ci staremo il giusto, per scrivere una email, leggere contenuti liberi e rari, magari veicolati da blogger della cina, che in italia amiamo definire censurati quando invece fanno satira su ogni politico del loro paese senza che nessuno gli torca un capello.

Il nostro tempo della spesa sul web diminuirà drasticamente e così anche il traffico in rete e i quotidiani online o i vari siti commerciali che campano di pubblicità ne subiranno un duro contraccolpo.

I blog alimentano il traffico di chi guadagna anche solo scrivendo un commento duro e critico, certo, però con un link dentro. Chi compone i blog e aggiunge quei link ai quotidiani online non ci sarà più. Chiudi i blog e la rete è catastroficamente defunta. Lo è anche dal punto di vista economico per alcuni gruppi editoriali. Lo è nel senso che la tecnologia non tornerà indietro e dunque sul web troverai una marea di idiozie come per la televisione e smetteremo di frequentarlo, smetteremo di leggere repubblica online e smetteremo anche di accorrere a firmare ogni petizione fatta dai grossi quotidiani per ottenere ancora un click, due click, tre click…

Perciò noi, che non vogliamo trasformarci in un blog "rosa" che parla della cellulite della diva di hollywood piuttosto che del pancione della velina mediaset (piuttosto chiudiamo!), possiamo proporre due cose per sensibilizzare tutti al problema:

1 – dichiarare che ce ne freghiamo e continuare a scrivere fino a che non ci portano nelle patrie galere per aver evitato di pagare 200 multe.

2 – dichiarare che ce ne freghiamo, dire a chi ci vuole togliere spazio che noi ce lo prendiamo, costituire una zona di resistenza attiva, e smettere, sin da ora, di linkare grossi siti di quotidiani, riviste o altro, con pubblicità. Fermiamo il traffico della rete. Forse la rete si accorgerà di noi? 

Lo sappiamo che è una cosa irrealizzabile perchè oramai avete l’incontinenza da condivisione del link. Non leggete neppure il contenuto di una notizia che già l’avete condivisa su facebook. Ma ci proviamo lo stesso. Non riuscisse abbiamo speso queste righe per fare un ragionamento decente, forse uno degli ultimi che potrete leggere su questo blog.

Come farete senza di noi, eh? 🙂

Ps: la prossima volta vogliamo rinascere in islanda!

—>>>Per chi è interessat@ in rete c’è un appello da firmare.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. walai says

    Non vi azzardate a sparire o vi farò stalking con email intrise di lacrime e minacce del tipo ” O tornate o vi mando XXXXX a casaaa!!”
    🙁

  2. fs says

    hai perfettamente ragione mario,
    hai fatto benissimo a condividerlo. 🙂
    ciao

  3. Mario says

    Mi sono permesso di copincollare il post sul mio blog. E’, credo, una questione culturale: ciò che spaventa è lo stesso concetto di partecipazione attiva (in attività che prevedono il ragionamento) di masse di persone normalmente accudite da pochi manipolatori, che scelgono per tutt*. Meglio l’intrattenimento sorbito con la cannuccia televisiva, che almeno è deciso dall’alto, quale alto non importa, purché non si debba rischiare che le persone scelgano da sole…

Continuing the Discussion

  1. mariobadino linked to this post on Luglio 26, 2010

     
     [Foto di Elivet Aguilar]
     
     Che cosa potrà comportare il tentativo in atto di equiparare blog e siti internet alla carta stampata (con tanto di dovere di rettifica entro 48 ore e multe di 12.500 euro per chi non ha fatt…