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Antispecismo e antisessismo, gli inseparabili (parte 2)

Ancora dalle Dumbles:

(1) Manifesto dell’iniziativa antispecista Macelleria di Vita,
organizzata all’interno di UdinEstate, programmazione culturale estiva
del Comune di Udine
(2) Manifesto pubblicitario animalista della PETA (People for the
Ethical Treatment of Animals) con testimonial Pamela Anderson
Trova le differenze…..

CHE COS’HANNO DI DIVERSO QUESTE DUE IMMAGINI?
NIENTE, SONO ENTRAMBE SESSISTE…

…noi lo abbiamo detto QUI,
a Udine, solo pochi giorni fa, che la prima immagine (1) ci offendeva  e
abbiamo scritto il perche’ in un post in cui rivendichiamo che
ANTISPECISMO, ANTISESSISMO E ANTIFASCISMO sono indivisibili!
…e adesso viene fuori che lo  dicono pure
in Canada
che la seconda pubblicita’ animalista (2) quasi identica
alla prima, discrimina le donne ed è sessista. Il Corriere della
sera,
che
non si smentisce mai
, trova pure il tempo di usare gli avverbi per
dirlo, con  quel CURIOSAMENTE che non ci va ne’ su ne’
giù, della serie "quale sara’ mai il problema?"
Di sicuro ce n’e’ uno e bello grosso…i grafici/animalisti sono a corto
di idee e i giornalisti di vocabolario…

Posted in Ecofemminismo, Fem/Activism, Omicidi sociali.


2 Responses

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  1. Feminoska says

    Come antispecista e femminista però, ci tengo a sottolineare che ormai da diversi anni (se non decenni) la Peta rappresenta gli animalisti tanto quanto il Pd rappresenta l’alternativa alla destra. La Peta non è più animalista, e ormai più che donne nude non sa mostrare, e questo nei giri animalisti seri è risaputo!

  2. Valerio says

    Secondo me sono immagini ambigue. In effetti per completezza avrebbe dovuto esserci l’immagine (di cronaca nera) di un femminicidio con donna fatta a pezzi, ma non credo avrebbe potuto pubblicizzare alcunché… Sono immagini che se lette in un verso denunciano l’animalizzazione delle donne. Se lette in un altro partecipano con ironia (che detesto profondamente…) a questa animalizzazione… (e questo succedeva nei lager, con i carri bestiame e la marchiatura a fuoco, per esempio… mentre i nazistelli sgomitavano “ironici”).

    Quella a sinistra ha un che di pseudo-scientifico… sembra tratta da un manuale didattico per macellai.
    Quella a destra scompone la pin-up in segmenti che mimano il “complesso di castrazione” e vi è leggibile il collegamento diretto tra pulsione della moda (passione del modello… feticismo capitalista) e cannibalismo!… (la desensibilizzazione e la virtualizzazione che tutto investe).

    Di sicuro, oltre ad essere sessiste per un verso, sono immagini disturbanti… che cozzano con le logiche (o i codici) del “desiderio”, che la pubblicità cerca sempre di disciplinare in senso feticista… Ma, ripeto, l’ironia (quella alla Oliviero Toscani, per intendersi) mi disgusta… Se proprio si deve far emergere del materiale primario, psicotico, forse è meglio l’horror o lo splatter, dove vi è la giusta distanza critica… è uno stile più appropriato di quello pubblicitario…

    Nel caso della Pamela poi, c’è anche un’evidente analogia tra la macelleria e la chirurgia plastica…
    Mi sorge una domanda vedendo quell’immagine: “Ma che te ridi?”.