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La maternità come ricatto e un femminicidio

Davvero non è sufficiente, tutto quello che le donne subiscono, che sono costrette ad affrontare, spesso rischiando o perdendo la vita.

Ancora due notizie di cronaca che si sommano all’enorme quantità di crimini che i maschi violenti compiono contro donne e bambini.

C’è il tale che ha sequestrato la ex moglie, l’ha torturata e violentata così "ti metto incinta e tu non mi lasci".

Ed ecco come appare evidente che il controllo delle donne avviene a partire dal controllo dei loro corpi. Mettere incinta una donna, nella testa di un ex marito violento, diventa un modo per segregare, sequestrare, impedire la libera scelta ad una donna. Ecco come viene concepita la maternità, come un obbligo, una trappola, una imposizione dell’uomo che così la obbliga ad assolvere ai ruoli di cura e dunque a restare intrappolata entro un contesto "familiare" violento dal quale dovrebbe invece immediatamente poter allontanarsi.

Assieme a questa notizia c’è l’altra che si riferisce all’ennesimo femminicidio. Lei lo lascia, lui la vuole rivedere, lei accetta di rivederlo per l’ultima volta e lui la uccide. Una dinamica talmente abituale che ci spinge sempre a dire alle donne che non bisogna MAI e poi MAI accettare di rivedere un uomo che vi perseguita perchè non vuole accettare la fine della storia.

Non c’è nessuna lusinga ad essere perseguitate. Nessuna libertà nell’entrare a fare parte del mondo di dipendenza molesta e ritorsioni che produce un uomo violento. Bisogna sottrarsi, scappare, andarsene, tenerlo lontano e salvarsi la vita, quella psicologica e quella fisica. E se riprova a contattarvi denunciatelo e usate tutti gli strumenti esistenti, dai centro antiviolenza alle reti di donne, per salvarvi la vita.

Un uomo che non accetta la fine della storia rifiuta che voi possiate dire di NO. Vi reputa colo un oggetto utile al proprio benessere, una cosa, semplicemente un accessorio, una proprietà. Non lasciatevi MAI condizionare dalle distorsioni dei suoi ragionamenti, non siete tenute a soddisfare le sue rivendicazioni di proprietà, non gli dovete niente. Dovete andarvene e basta.

Ma in generale questa cosa deve riguardare tutti. Tutte le persone che stanno nel raggio di azione di queste donne in difficoltà. Non bisogna delegare responsabilità, occupatevi delle persone che vi stanno attorno. Non siate complici, non tutelate i violenti con l’omertà, non offrite facili giustificazioni a chi è violento, non concedete nessuna attenuante. Occupatevi delle donne vittime di violenze. Non potete restare indifferenti rispetto al numero così alto di donne che muoiono ogni settimana per mano di un uomo.

Bisogna prevenire, immaginare dispositivi che disinneschino e salvino la vita alle donne, bisogna attivare meccanismi di protezione per le vittime e allontanare i violenti. Bisogna fare qualcosa. Subito.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

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  1. Mary says

    Vergognoso..I nostri corpi usati sempre come oggetti..La colpa è anche delle campagne della chiesa che relegano le donne ad uteri oppure dallamentalità corrente che considera la donne con figli a carico come perdute se nn hanno un uomo accanto.

  2. sara says

    Un altro femminicidio: Simona Melchionda, scomparsa lo scorso 6 giugno, uccisa dall’ex, un carabiniere. Le ha sparato e ha buttato il cadavere nel Ticino

  3. Rossella says

    Esatto, SUBITO. ADESSO.

  4. serbilla says

    Ciao : ) vi lascio questa segnalazione:

    http://www.sporablog.com/a-gambe-larghe/