Skip to content


Con la violenza maschile non c’è niente da ridere

Una
delle pratiche
costanti degli uomini che sono dediti alla violenza contro le
donne è quella di banalizzare, minimizzare, buttarla sullo scherzo.

Se ti
molestano a scuola
se la ridono come un branco di fetentoni eccitati e
orgogliosi della bravata. Ridono anche quando ti stuprano. Ridono se ti
picchiano, se ti lasciano lividi grossi quanto cocomeri. Ridono quando ti
molestano, quando ti perseguitano, quando ti diffamano, quando ti minacciano. È
tutta una gran risata.

Accade
specialmente
quando sono chiamati ad affrontare alcune responsabilità:

ma
stavamo scherzando, rideva anche lei…
” sarà per questo che le esce il sangue
dal labbro, a furia di risate sulla faccia.

ma
no, ha frainteso, è pazza, lei ci stava…
” e ci stava si, ferma e costretta in
quella posizione dato che era tenuta da tre energumeni mentre uno le strappava
le mutande.

ma
dai su, si fa per ridere, sono cose che si dicono…
” e infatti chi pratica
violenza è solito dire sempre una serie di volgarità ogni volta che gliene
capita l’occasione.

ma
che minacce. È lei che ha capito male, io la stavo solo esortando a fare meglio…

ed è per questo che l’hai terrorizzata e non la fai dormire la notte da
settimane.

E’
tutto
un grandioso scherzo, le donne sono massacrate per burla, sono ammazzate
per dei piccoli fraintendimenti, stuprate per qualche banale equivoco, ed è tra
i fraintendimenti e gli equivoci, tra le ambiguità e le minimizzazioni che gli
uomini continuano a dominare e le donne continuano ad essere dominate. Ma sapete che c’è? Che la
violenza maschile è violenza per davvero
e non c’è un cazzo da ridere!

—>>>Trasponeteci questo: Bollettino di guerra!

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Vedere.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Martina says

    Nessuno si sognerebbe di ridere delle vittime di mafia, del cancro, degli incidenti stradali.
    Ma sulle donne, che pure muoiono ogni giorno, ci si permette di fare ironia, come se l’omicidio, in questo caso, fosse una cosa umoristica.
    Sono convinta che sia necessario ripensare l’educazione dei maschietti: che inizino un po’ loro a “femminilizzarsi”, a crescere senza il mito della violenza, della prevaricazione, del potere, della competizione e della conquista a tutti i costi.
    Che si riapproprino di tutta quella parte di esperienza di vita che riguarda la cura, l’affetto, la partecipazione (e perché no, anche quella roba da femmine, così fuori moda che è lamore, invece del solo sesso).
    Altro che streghe femministe, la vera castrazione è quella operata da una società che vuole l’uomo vincente, anche a costo di essere violento.
    Insegnamo ai nostri figli a “fare le femminucce”… è il primo passo.