Ne abbiamo due. Uno premiato con l’Ambrogino D’oro a Milano e un altro definito "eroe" dal sindaco di roma e dalla presidente della regione lazio.
Cosa hanno fatto? Il primo ha suonato il clacson del suo taxi per sventare uno stupro e il secondo ha difeso la sua ragazza da un altro tentativo di stupro. I due violentatori sono filippino e romeno.
Di che parliamo? Non del fatto in se che certamente è meritevole. Si intervenisse per sventare uno stupro o un episodio di violenza domestica in qualunque caso e qualunque sia l’etnia dell’uomo violento saremmo tutte più felici. D’altronde lo abbiamo sempre detto: non bisogna delegare responsabilità.
Parliamo invece di comunicazione sessista e di comunicazione politica: si fosse trattato di violentatori italiani sindaci e amministratori avrebbero "premiato" il gesto? Ne abbiamo avuti di casi di violenza commessa da italiani, fuori e soprattutto dentro casa, eppure non ci è sembrato di sentire altrettante parole di elogio. Oltretutto la prassi del premio all’italico machismo è rispolverata dai metodi mussoliniani…
Prendiamo la comunicazione fascista, quella che dice "non stuprate le nostre donne" ed è lì che si riassume questa discrezionalità dell’elogio su base etnica che esalta il ruolo del maschio salvatore e veicola l’immagine della donnina in balia del nulla. Si tratta di costruzione culturale del machismo. Come quando si assegnano medaglie al valore ai vigili del fuoco e non alle persone che sono sopravvissute ad un incendio. Così si esalta e si premia la figura del macho salvatore e non mai la figura della vittima, sempre vilipesa, colpevolizzata, criminalizzata, che pure un gran premio lo meriterebbe eccome.
Vediamo invece cosa dice la stampa e cosa dicono i maschilisti quando a salvare le donne sono altre donne o sono le stesse vittime a salvarsi?
Se una donna si serve dell’autodifesa per liberarsi da uno stupratore si dice che è "violenta". Se si difende dal marito che la picchia in casa allora è sicuramente una moglie priva di senso della famiglia.
Se le donne fanno rete e creano strutture e servizi per difendere altre donne in difficoltà allora sono femministe che fanno una politica anti-uomo. Se le donne si difendono da sole e sfuggono alla morte certa, alla persecuzione e al massacro allora vogliono distruggere l’istituzione patriarcale della famiglia.
Quello che conta è che la donna resti sottomessa a meno che non sia un maschio a salvarla. Quello che conta è che si stabilisca che la violenza si annidi fuori casa e che sia ad opera di uno straniero. Così restano sotto tutela di una cultura dello stupro e della violenza domestica i maschi italiani che massacrano donne e bambini dentro casa. Così alle donne non si dirà mai che devono avere fiducia in se stesse e che devono essere sicure di se’.
Donne elogiate solo perchè partoriscono a rischio della vita – con quelle storie strappalacrime da italietta nazional popolare di madri che portano avanti le gravidanze anche sapendo di morirne – quindi figure considerate di valore se danno figli alla patria e se ne fregano di se stesse. Donne che altrimenti sono sempre e solo fanciulle sotto tutela, all’occorrenza da mettere dentro un manicomio ma in ogni caso da "affidare" alle mani "sicure" del patriarcato. Più fascismo di così…
—>>>Bollettino di Guerra, se vuoi seguire la rassegna di violenze maschili contro donne e bambini