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Sopravvivete, altrimenti il nostro sangue sarà stato inutile!

Abbiamo
avuto dei problemi ma possiamo risolverli!

Questo
ero il suo incipit retorico. L’attacco da grande attore drammatico. Il resto
era in crescendo.

I
verbi dedicati
a me erano tutti una continua negazione. NON potevo. NON dovevo.
NON esistevo. NON avrei fatto nulla senza di lui. NON mi avrebbe voluta più
nessuno. NON ce l’avrei fatta. NON potevo pensare che… NON l’avrei passata
liscia.

L’unica
frase
affermativa era quella che diceva che senza dubbio me l’avrebbe fatta
pagare.

Tu
dici no
e lui si vendica. Tu dici no e lui ti finisce. Tu dici no e lui non può
permettere che tu dica no. Il tuo NO non esiste, non è immaginabile, non è un
tuo diritto.

Le
donne
non hanno diritto di dire NO. La verità sta tutta qui.

Il
crescendo
delle sue parole era accompagnato da gesti sempre più frenetici,
pugni stretti, lineamenti contratti, sguardo incattivito.

Fece
su e giù
dal salotto almeno quattro volte. "E non finisce qui", diceva sbattendo
la porta. Poi tornava e io lì attenta a farmi insultare perché se uno che ti
insulta vede che non sei attenta e non prendi appunti, come deve fare ogni
buona scolara, ti ripete “ma mi ascolti? Devi ascoltarmi, capito? E guardami…
perché non mi guardi?
”.

E
il primo schiaffo
te lo molla perché mentre lo guardi hai battuto le ciglia
perché è importante guardare chi ti insulta e sbraita e fa la sceneggiata senza
mai battere le ciglia. Non devi muovere un solo muscolo altrimenti la paghi.

Il
secondo schiaffo
te lo da perché ti è venuto fuori un “ahi”. Mai dire “ahi” se
un uomo ti picchia. Questo lo indispettisce ancora di più. Perché quelli che ti
picchiano vogliono farlo senza che tu gli ricordi che ti stanno facendo male.

Anche
se stanno per ucciderti e ti hanno fratturato diverse costole è essenziale che resti intatta la loro bugia: stanno soffrendo più di te perciò devi
essere punita, capito?

Le
lacrime
sono assolutamente da evitare. Una donna picchiata che piange diventa
insultante per un vero macho che ti prende a pugni. Secondo il loro punto di
vista bisogna essere virili e incassare con orgoglio. Essere picchiate da un uomo
come fosse una nota di merito, un premio, un atto di grande amore.

Ogni
pugno
è amore all’ennesima potenza e una donna morta è una equazione matematica
di amore e amore e amore e amore…

Non
puoi urlare
, dire niente, piangere, lamentarti, battere le ciglia. Già ti
permettono di inspirare ed espirare, con difficoltà certo ma è un privilegio
mica da tutti. Cosa vuoi di più?

Quando
ha finito
la prima raffica di botte spia le tue espressioni e se gli sembra di
vedere un accenno di ribellione torna con la mano punitiva e mentre ti spinge e
ti strattona dice “ma vedi come sei? È colpa tua… colpa tua”.

La
ritorsione
e la vendetta sono religioni per il nostro stato, al pari del
negazionismo e il revisionismo.

Subito
dopo
c’è lui che guarda quei lividi e le ferite e si commuove e allora vuole
baciare e abbracciare la sua vittima. Esige il perdono e considera una
ulteriore offesa il fatto che la persona massacrata non voglia più essere
toccata.

E’
in quel caso
che alla vittima viene lasciata la libertà di piangere, solo
quando lei permette al suo carnefice di espiare con due minuti di ipocrisia.

A
lui importa
solo di se stesso. Non ha empatia né la minima comprensione per
lei. L’ha picchiata per compensare il suo disagio e cerca il suo abbraccio
perché non vuole stare male per quello che ha fatto.

L’altra
parte
è quella che dice che tu non devi uscire con quei lividi. E’ meglio
nasconderli perché lui ne sarebbe dispiaciuto. Ed è la vittima a proteggere il
suo carnefice invece di denunciarlo.

Siamo andati avanti così per due anni. Non
c’è un solo osso della faccia che sia rimasto intatto. L’ultima volta mi ha
spaccato lo zigomo. L’hanno sostituito con una placca artificiale.

Il mio
nuovo compagno
dice che sono una cyber girl, un po’ come la donna bionica, e
ci scherziamo su.

Il mio
vecchio
e violento compagno pare abbia tentato il suicidio. Non è morto. Ha solo
fatto finta. Chiedeva di me. Gli ho fatto pervenire una lettera dal mio
avvocato.

Il mio
nome
non è importante. Quello che importa è che voi sappiate che al primo
schiaffo dovete mollare la persona che dice di amarvi. Non vi ama. Non vi ama
affatto e vi distruggerà.

Sopravvivete
anche per me, per tutte quelle come me e per quelle che invece non sono sopravvissute.
Altrimenti le nostre ferite, la nostra consapevolezza, il nostro sangue saranno
stati inutili.

Grazie!

—>>>Grazie a te! Un abbraccio infinito e tanta sorellanza da parte nostra!

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Storie violente.


2 Responses

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  1. francesca says

    davvero…menomale che ci siete!

  2. cloro says

    meno male che ci sei te, che scaldi il cuore.