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Perchè le donne non si fidano delle altre donne?

Traiamo spunto da alcune suggestioni che ci rimanda la storia di Ginevra per riflettere su un dettaglio che effettivamente bisogna prendere in considerazione.

Lei dice che se le donne si fidassero di più l’una dall’altra molte eviterebbero di incontrare uomini che hanno già fatto male a qualcuna di loro.

Dice che sono gli uomini a continuare a plagiare le donne perchè ritengano che le loro simili sono bugiarde, gelose, invidiose, eccetera eccetera.


Se tanta violenza maschile
prospera e resta radicata nei nostri mondi lo dobbiamo anche all’omertà, qualche volta alla complicità ma più spesso al silenzio che diventa l’elemento di invisibilità grazie al quale gli uomini possono continuare a perpetrare violenza.


Non c’è obiettivo
più perseguito che quello di chiudere la bocca alle donne, di non farle parlare, di denigrarle e distruggere la loro credibilità perchè tutti e tutte pensino che qualunque cosa dicano sia falsa.

C’è perfino chi su questi principi ha basato una legge che praticamente vincola donne e bambini a non poter testimoniare mai contro l’uomo padre/marito che ha fatto violenza su di loro. 

Ci sono tutti i processi in cui si parla di violenza contro le donne che vedono le donne come imputate anzichè vittime. 

Per le vittime si parte dal principio di "colpevolezza". Devono innanzitutto dimostrare di dire la verità mentre tutto il mondo maschile costruisce, alimenta e mantiene in vita una cultura che distrugge costantemente, umilia, mortifica e offende la credibilità delle donne.

La verità poi la vediamo scritta tutti i giorni. C’è il cap’ufficio che obbliga allo stupro la dipendente per garantirle il lavoro, c’è l’amorevole figlio che tenta di ammazzare la madre nel sonno e che si becca solo una accusa di lesioni gravi, c’è perfino quello che aggredisce un prete, forse uno dei pochi, che aiuta una donna a trovare casa e lavoro e ad allontanarsi dal marito violento e per questo merita di essere ferito. Ci sono decine e decine di episodi di violenza quotidiani che vengono costantemente giustificati, edulcorati, resi accettabili ai più. E non mancano gli articoli giornalistici stracolmi di misoginia in cui le vittime di stupro vengono descritte come puttanelle anche se hanno 11 anni o quelli in cui le vittime di femminicidio diventano donne "cattive" anche da morte.

Insomma questi uomini sarebbero dei santi e sarebbero le donne a tirare fuori il peggio da loro. Come dire che in fondo siamo noi che ce lo meritiamo. Ci meritiamo di morire, di essere stuprate, di essere offese, insultate, processate e perfino bruciate, perchè no.

E non parliamo di fantascienza. Parliamo di una convinzione che si produce in una campagna culturale e politica, che diventa legge e diventa rivendicazione terroristica dopo ogni femminicidio.

E’ la regola del padrone: se mi obbedisci io non ti faccio male e se avrò voglia di farti male è e sarà comunque sempre colpa tua perchè le regole le stabilisco io e posso aggiornarle, cambiarle, integrarle quando mi va.

Dicevamo delle donne che non si fidano delle altre donne: Quante volte vi è capitato di stare a sentire qualcuna che vi diceva di non dare retta a quel tale uomo perchè era stato una vera merda con la vostra amica?


Noi ricordiamo
di un episodio accaduto ad una nostra cara amica. L’ex del suo spasimante si presentò e non venne a dirle di lasciarlo stare perchè era innamorata di lui. Venne a dirle invece di fare attenzione perchè lei ne aveva passate di tutti i colori.

La nostra amica scambiò quel gesto per gelosia e invidia e non stette a sentirla. Dopo un anno finì in ospedale con due costole rotte e la faccia piena di lividi.

Ci fu un’altra nostra amica che si era separata dal suo ex marito con tanta fatica. Era riuscita a sopravvivere nonostante le botte, la persecuzione e un tentato omicidio. Poi un giorno incontrò per strada la nuova compagna del suo ex e quella sentì il bisogno di dire che aveva vinto lei, quell’uomo le apparteneva, come se si fosse trattato di una competizione, come se una donna che si libera di un marito violento fosse da compatire.

Chissà cosa le avevano raccontato. La nostra amica le disse solo che sperava che lei fosse felice. Glielo disse con il cuore, senza malizia. Si beccò un vaffanculo.

Perchè le donne non credono alle altre donne?

Qualcuna di noi l’ha sperimentato sulla pelle. Parliamo dei messaggi subliminali e del plagio che mettono in atto certi uomini. Tant’è che la nostra regola è quella di non volere avere mai a che fare con chi parla male della propria ex.

MAI AVERE A CHE FARE CON CHI PARLA MALE DELLA PROPRIA EX!

Nostra sorella ci dice che quell’uomo raccontò per filo e per segno di quante e quali cattiverie fece la la ex moglie. Dopo un paio di domande ben assestate su dove lui fosse quando ce n’era bisogno, cosa avesse potuto fare lui di cattivo alla ex moglie, lui si produsse in una scenata acida e isterica che concluse con un "siete tutte uguali! tu sei come lei".

Dunque la sorellanza, quell’istinto primordiale che ti fa intuire che un uomo che ha picchiato una donna non può certo essere gentile con te, viene descritto come una cosa negativa.

Invece non lo è. Invece vi salva la vita.

Bisognerebbe istituire un registro delle esperienze e delle storie delle donne perchè tutte possano usarlo come fosse il libro delle streghe. Ed è quello in effetti il grande libro delle streghe di cui i misogini parlano, quello da bruciare per nascondere le tracce delle orribili cose che gli uomini possono fare. E’ il libro delle memorie e delle esperienze delle quali nessuno deve sapere.

Bisognerebbe avere un libro segreto e comune, in cui ciascuna deposita la propria narrazione che insegni alle altre a riconoscere la violenza. Bisognerebbe rompere l’omertà e smetterla di parteggiare con gli uomini violenti, anche se li abbiamo partoriti o ce li abbiamo nostro malgrado in famiglia.

Loro contano su questo. E noi invece dovremmo non delegare a nessun@ la responsabilità di chi ci sta attorno

Che la sorellanza ci assista!

Ps -> Per esempio, un suggerimento antistalking da sorelle, un pò intrise comunque di cultura patriarcale, che ci veniva sempre dato, diceva: se qualcuno vi molesta, vi inquieta, vi insegue in motoretta e immagina che questo vi sia gradito sappiate che in sicilia il metodo per liberarsi di costoro è il silenzio. In quel caso dovuto. Per i molestatori qualunque frase tu possa dire, da un vaffanculo a un non voglio avere a che fare con te, viene scambiato per un invito a continuare, per un segno di disponibiltà. Nella cultura arabo/sicula si immagina che il maschio debba provarci e la donna rifiutare. Se la donna offre uno sguardo, due parole, un sms, allora è come se si dichiarasse una disponibilità. E’ una regola che fa schifo ma è bene conoscerla per cambiarla. Spalle dritte e via per la vostra strada. Perchè nessuno possa dire che "voi eravate consenzienti"!

Quelle sorelle sapevano il fatto loro. Sopravvivevano in un mondo di lupi. Però assumevano come verità la diffidenza verso le altre donne e assumevano come verità il fatto che se una donna riceveva violenza in qualche modo se la meritava, come fosse colpa sua. Se lei non appariva, si vestiva diversamente, non parlava, non diceva nulla, sicuramente, secondo il loro punto di vista, secondo quello che a loro era stato insegnato dagli uomini, non sarebbe stata violentata e ferita. Va detto che questo metodo era utile finchè non sono arrivate fior di gran donne a rimetterlo in discussione perchè tutto va capovolto e così deve e dovrebbe essere.

Il nostro suggerimento dunque è che dovete essere orgogliose di poter dire, fare, parlare, apparire, quando e come volete e non sarà questo a dichiarare la "vostra disponibilità". Se voi dite NO significa NO. E una donna che dice a voce alta NO non può e non deve essere interpretata come "consenziente" mai. Perciò NO! E’ chiaro?

Ps -> Quando parliamo di donne ovviamente ci riferiamo a donne che non fanno le ventriloque dei maschilisti e neppure agli stessi maschilisti che si travestono di account femminili sui social network per accreditarsi nelle pagine femministe! 😛

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. paola says

    orgogliose di poter dire, fare, parlare, apparire, quando e come volete e non sarà questo a dichiarare la “vostra disponibilità”:
    già, lo ho sempre pensato, e mi sono tante volte trovata di fronte al difetto di percezione maschile, come tutte noi. Il mio commento abbasserà un po’ il tono del post e del PS, perché per mia fortuna non ho mai dovuto affrontare situazioni tragiche, ma proprio il PS mi ha fatto riflettere su un fatto: da giovane mi mettevo spesso al riparo dall’equivoco maschile adottando un’aria severa e grintosa, che poi, acquisita sicurezza in me stessa, ho abbandonato, permettendomi di comportarmi in modo affabile e cordiale con gli uomini di qualsiasi età ed estrazione culturale con i quali mi trovassi a interloquire: questa precisazione la faccio perché non finisce di meravigliarmi l’attualità della diffusione interclassista e interculturale del suddetto difetto di percezione, per cui cordialità e disinvoltura, da parte di una donna, significano, ancora per molti, disponibilità sessuale. E il bello è che io mi sento tanto più sicura che non si possa incorrere nell’equivoco in quanto ritengo (e mi sbaglio, evidentemente) che il mio disinteresse per il genere maschile sia, appunto, percepibile! sono pertanto grata a tutte quelle persone che, a rischio di danneggiarmi nei rapporti professionali, si incaricano di provvedere all’outing della sottoscritta senza che ne siano stati richiesti: insomma bisogna sempre sacrificare qualcosa?

  2. Luna says

    Bellissimo post! Grazie 🙂

  3. Valentina says

    Vi ringrazio di cuore per i bei post che ci regalate. Io personalmente non ho mai subito violenze di questo tipo, ma ho visto cosa ha passato mia madre. Non riesco a credere che fatti simili possano verificarsi in Europa, nel 2010. E’ una situazione scandalosa. In Italia molte donne sono ancora trattate come animali da certi mariti senza cervello, onore e dignità. Di fatto, sono loro, le donne, ad essere i veri uomini, che sopportano, allevano, lavorano, vanno avanti con forza nonostante gli abusi, senza mai fiatare e lamentarsi. Gli uomini violenti, che tornano a casa e picchiano le mogli e i bambini, sono equiparabili solo alle bestie. Dovremmo confidare l’una nell’altra, ma dopo aver subito tante violenze è difficile fidarsi di qualcuno.
    Siete meravigliose. Grazie per il bel lavoro che state facendo e per questo magnifico blog.
    Continuate così, non fatevi intimidire dai loro improperi!
    Valentina.