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Appunti femministi

Appunti femministi, in pillole, da ingerire sempre dopo i pasti perché difficilmente digeribili.

Un ragazzo si suicida e repubblica ha la bella idea di buttare la croce sulla ragazzina che lo ha lasciato. Non ne è sicur@, colui che ha scritto il pezzo, infatti usa una marea di condizionali, però insinua che potrebbe essersi ammazzato per lei.

Continua con una descrizione strappalacrime, bravo ragazzo, lavoratore, primo della classe, aiutava la famiglia, aveva un padre malato. Ce ne sarebbe da usare altri mille di condizionali, se fossimo irresponsabili e volessimo gettare la croce sulla famiglia. Pressioni, doveri, responsabilità.

Invece no: repubblica istiga all’odio verso questa ragazzetta alla quale viene indirettamente imputata la "colpa" di essere tanto malefica da rifiutare un così bravo ragazzo e non importa se ogni anno ci sono tanti ragazzi che legittimati da questa letteratura giornalistica misogina si presentano dalle loro ex armati di coltello o pistola minacciando il suicidio e in genere non accontentandosi mai di togliersi la vita da soli.

Una domanda per repubblica: se avesse ammazzato anche lei prima di uccidersi sareste stati contenti?

Ancora una domanda: avete chiaro quale può essere l’effetto delle vostre irresponsabili parole su una ragazzina? Avete chiaro qual è l’obbligo che impartite a tutte le donne e le ragazze? Restare con i potenziali suicidi? Assisterli? Aiutarli?

E dove sta scritto che dobbiamo sempre fare da balie ai ragazzi e agli uomini fragili? Dove sta scritto che lo Stato deve delegare a noi anche questa incombenza?

Ha presente repubblica di quante siano le cadute in prima linea per diretta assistenza del maschio italiano? Le ha contate? Ha contato le morte e ferite?

Forse potrebbe cominciare a farlo e cominciare a contare anche le donne crocifisse da articoli misogini come questo.

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Il corriere ci delizia con un’altra delle sue inaffidabili ricerche. Stavolta ci racconta che facebook sarebbe causa del ritorno della sifilide.

A noi facebook non sta simpatico per tate ragioni ma questa ci sembra una grandissima idiozia.
Ad avere un po’ di sano senso dell’umorismo potremmo suggerire di connettervi a fb con un preservativo. In realtà ci sentiamo davvero in pieno medioevo e continuiamo a non capire come faccia il corriere a godere della stima dei “colleghi” dato che pubblica sovente queste immani stronzate.

La prossima ricerca cosa ci svelerà? Che google è portatore sano di piattole?
Che bisogna proibire alle adolescenti di uscire, tenerle segregate in casa perché troppa socializzazione produce il rischio di contagio di gravi malattie?

E se la socializzazione è così demonizzata ci spieghi il corriere come mai non si interessa eventualmente della promiscua vita dei parlamentari  e dei ministri che pare trombino più della media degli esseri umani con qualunque cosa respiri.

Un suggerimento sensato: viaggiate ovunque, incontrate chi vi sembra adeguat@, non molesto, non violenti, diffidate degli stronzi e di chi vi vuole male e usate preservativi per “preservarvi” da malattie sessualmente trasmissibili.

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Una sentenza dice che se una ragazzina di età inferiore ai 14 anni fa sesso consensuale con un adulto è comunque stupro.

Immaginiamo che la questione sia stata sollecitata dai genitori di lei e non entriamo nel merito della vicenda.

A nostro avviso però la storia varia di caso in caso. Ci sono tredicenni che fanno sesso con quattordicenni e in quel caso non si compie una illegalità ma si svolge una normale fase della sessualità.

Ci sono adulti che condizionano la vita delle ragazze prima e dopo i 14 anni e l’età – e parliamo di adolescenza – non è un parametro per stabilire se si tratti o meno di violenza a partire dalla patologizzazione della capacità di intelligenza delle ragazze.

Crediamo che non sia corretto insinuarsi nella libertà di scelta di una ragazza. Crediamo sarebbe auspicabile che giudici e società smettessero di darle della bugiarda quando invece afferma di essere stata effettivamente stuprata.


Ciò accade
troppo spesso. Finchè sarà lasciata al giudice la libertà di stabilire quando una ragazza è stata stuprata o meno a prescindere dalla sua testimonianza non avremo pieno riconoscimento delle nostre scelte e non avremo pieno riconoscimento nel momento in cui davvero denunciamo una violenza.

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Un’altra sentenza ha fatto capolino oggi. Chi filma lo stupro è come se l’avesse commesso.

Noi aggiungeremmo alla serie la catena di complicità e aggressioni che si realizzano attorno e contro la ragazza che denuncia uno stupro.

Se la mafia dello stupro agisce, quella mafia deve essere denunciata per quello che è.

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Altra questione che ci lascia basite.

Lei si rifà il seno. Scelta sua, direte voi. Pare di no. Perché lui, dopo la separazione, chiede la restituzione di metà della somma spesa per quell’operazione. Il risarcimento sarebbe dovuto perché lui non può più godere di quelle “cose” piazzate sul torace della ex.
Lei avrebbe potuto staccarsi una protesi e restituirla, invece decide di ridargli i soldi.

La questione, apparentemente di un livello infimo di idiozia, evidenzia in realtà il capitolo della proprietà dei corpi femminili.

Pensate alla lunga fila di maschi che dopo una separazione chiedono indietro pezzi di corpi bionici, un po’ cyborg e un po’ no, di queste donne che presto saranno brevettate come costruzioni subumane rivendute in serie dalle industrie di robotica.

Pensate al tipo di rapporto stabilito tra un essere vivente ed un altro essere vivente.
Pensate a tutta la retorica vuota e bugiarda che riempie talk show e riviste sul fatto che le donne rifanno il seno per se stesse, che si rivolgono al chirurgo estetico per se stesse etc etc.

Pensate che potrebbe esserci qualche folle pronto a chiedere risarcimento per aver contribuito in parte alle cure mediche della sua ex compagna, per aver comprato la montatura dei suoi occhiali, aver pagato la pulizia dei denti, aver contribuito alla cura di malattie cardiache, aver contribuito in viaggi e spese mediche per i bypass attaccati al cuore della ex.

Immaginate uno stronzo che viene a chiedervi: ridammi indietro i soldi che ho speso per le tue terapie cardiache perché del tuo cuore non posso più fruire.

Siamo oggetti: dobbiamo essere “belle” per loro, sane per loro, vive per loro.
Quando non serviamo più possiamo smontare i nostri pezzi e suicidarci, prima che ci ammazzino loro.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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  1. Francesca says

    compagna femminista hai assolutamente, incontestabilmente ed evidentemente RAGIONE!!! sono stufa della stampa misogina che butta la croice sempre e solo sulle donne, ragazze, bambine! non ne posso più di leggere che qualunque cosa succede è colpa nostra, se ci stuprano ce lo siamo cercate, se ci ammazzano qualcosa avremmo pur fatto, se uno si ammazza è colpa nostra perchè non abbiamo rispettato il comandamento supremo: SACRIFICATI PER IL MASCHIO, il tuo dovere, femmina, è quello di stargli accanto nella buona e nella cattiva sorte…sono stanca di tutto questo peso scaricato senza nessun ritegno sulle nostre spalle! BASTA!!!