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La violenza maschile ha mille volti: diciamo con chiarezza quali?

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Un po’ di cose serie da fare oggi 6 marzo:

A perugia c’è la proiezione di "Bandite" [sito], narrazione di donne che hanno lottato per la nostra liberazione. Se ci siete non perdetevelo. A napoli c’è "aspettando l’8 marzo".  A modena c’è il presidio contro i Cie e per Joy. Se siete a ljubljana c’è il working-camp internazionale antifascista femminista. A firenze c’è la manifestazione "Liberiamoci tutte". A bologna oggi 6 e domani 7 marzo c’è l’antisessista GenerAlmente 2.0, da partecipare, sentire, vedere.

Commenti per oggi? Tutti all’insegna della lotta. A cominciare dal fatto che noi chiamiamo le cose con il loro nome. I 4 fanciulli che a Trieste hanno legato e stuprato un ragazzino non sono "bulli". Sono volgari stupratori. Sono maschi violenti. Sono criminali che non hanno rispetto per nessuno.

Che ne pensiamo del decretino fatto per riammettere le liste del partito virtuale? Non è fondamentale. Su questa cosa ci si stanno facendo una grande campagna elettorale sempre sulla scia vittimista che vuole fare pensare che sono perseguitati da giudici, burocrazia, leggi, eccetera eccetera. E poi si sorprendono che l’italia sia corrotta.

Dopo i decreti a tutela di ogni loro capo, atto, errore bisogna che osino di più: impongano per legge la loro presenza. Impongano per legge che loro hanno già vinto le elezioni prima ancora di andare alle urne e sarà chiaro a tutti che si tratta di una dittatura. 

Che altro c’è di nuovo da commentare? Ah si: hanno beccato il matto che ha ucciso pasolini. Ops, no, scusate, quello accadeva trent’anni fa, quando tutti dicevano che la strategia della tensione non esisteva. Ora dicono che è stato qualcun’altro a farlo fuori. Invece no: hanno beccato il matto che aveva attivato il gruppo facebook contro i down. Gli imputano l’istigazione a delinquere.

Noi continuiamo a pensare che esista lo squadrismo di rete che attua strategia della tensione virtuale puntando ad ottenere risultati in alcune direzioni (certo che esistono i troll ma esistono anche quelli che l’odio lo smerciano e diffondono per professione e normalizzare tutto con una accusa allo "squilibrato" è metodo tipico per distogliere l’attenzione da chi con l’odio governa), ma volendo prendere sul serio la notizia allora vi suggeriamo di valutare seriamente tutti i gruppi facebook in cui si istiga alla violenza contro le donne, i gay, le lesbiche, le trans e gli stranieri.[Presto il manuale sulle frasi di istigazione all’odio contro le donne!]

Vi suggeriamo di valutare seriamente anche tutte le affermazioni di politici, giornalisti, personalità pubbliche che istigano odio contro i suddetti soggetti. QUI (potete cominciare a leggere dall’ultimo al primo così seguite l’ordine giusto di indagine del sessismo sul web e non solo), a proposito di donne, potete farvi un’idea del tipo di mondo in cui viviamo. QUI potete farvi una idea delle conseguenze di questo genere di attività misogina.

Per consolarci possiamo leggere la King Kong Theorie. Possiamo anche opporre una critica costruttiva alla campagna contro la violenza sulle donne divulgata da l’unità. Non è male ed è meraviglioso che finalmente sia in creative commons, liberamente divulgabile, con messaggi chiari che non sono di comprensione, tolleranza, e tutto l’abc che siamo abituate a sorbirci in questi casi, ma, come si diceva nella nostra mailing list:

perchè la faccia dell’uomo violento non la vediamo mai? perchè non si riesce mai a rappresentare l’uomo violento nella sua normalità di marito, padre, fidanzato, figlio, conoscente? perchè le uniche rappresentazioni sono tipicamente lombrosiane? perchè le immagini di molte campagne contro la violenza maschile sulle donne sono esclusivamente rivolte alle donne? Perchè nessuno offre consigli ai maschi violenti? perchè siamo noi quelle perennemente iper-responsabilizzate? responsabili perfino di lasciare la violenza che abbiamo subito in eredità ai nostri figli? perchè nessuno tutti sono interessati a educarci ad una immagine dell’uomo violento che corrisponde ad una identità falsata, brutta, mostruosa insegnandoci così a non dare ascolto alle nostre sensazioni e intuizioni quando la persona violenta ha una faccia normale, una espressione normale e vive con noi? Quando sarà possibile leggere da qualche parte che le donne devono fidarsi del proprio istinto e non lasciarsi confondere mai dai bugiardi, da quelli che dicono che ci sbagliamo, da quelli che ci chiamano pazze e visionarie per salvarsi da denunce e accuse dopo che ci hanno stuprato e picchiato? 

Chiamateli per quello che sono, i maschi carnefici delle nostre famiglie, i nostri colleghi di lavoro, i nostri capi, amici, fidanzati, conviventi, ex, conoscenti. Sono uomini normali. Hanno facce normali. Non siamo noi a dover sopportare, capire, tollerare, cambiare, soccombere, sottometterci, stare chine subordinate al padre e marito. Sono loro che devono cambiare, una volta per tutte, per sempre. 

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali.


2 Responses

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  1. Valerio Mele says

    Senza nulla togliere alle odiose responsabilità personali e di una cultura di genere maschilista e patriarcale… ma secondo me, se questa è l’incudine, c’è anche un martello… e quello è il capitalismo con il suo “mercato del lavoro”… Dover scegliere tra una soggezione di stampo “feudale” e una più “di moda”, è una violenza pari o peggiore… Senza contare che la violenza feudale è inscritta nella democrazia dei diritti individuali e umani, mediante una sapiente ignoranza della “differenza” e a vantaggio della omologante e totalitaria legge dell’uguaglianza delle merci (anche umane…) di fronte al profitto (o delle “pari opportunità”… o, su un piano sessuale, del fallo come “equivalente generale del piacere”). Il “fronte” dunque è molto ampio… In sintesi: il capitalismo è un sistema che incentiva localmente e pervasivamente una violenza diffusa contro il corpo, il sensibile, ciò che differisce dalla merce (che è quantità, visibilità, razionalità, misura, norma, logos, ecc)… In questa prospettiva, il fallo maschile può essere il manganello (il potere esecutivo) di questo sistema, ma quest’ultimo è sempre un passo indietro, immerso nella “luce” delle sue pubblicità e auto-rappresentazioni (pornografia, velinismo, divismo, gossip, propaganda politica, statistiche, etc… ma anche quelle più “serie”: razionalità, diritto, scienza, economia, progresso, territori, identità…). Il volto di questo “maschile” è chiaramente “anomico”… Forse visivamente, la metafora delle foto colpisce proprio per questo…

    Volevo solo inquadrare con uno zoom out il “campo di battaglia”, che a me pare temibilmente più vasto… E’ comunque giusto e doveroso cominciare con lo smontare quello che è più odioso e a portata di calci o che è possibile rifiutare…

  2. vacrigistina says

    Forse potete trovare qualche risposta nel post che ho scritto stanotte, sul mio blog. In realtà anch’io mi ero posta il problema del volto coperto e del sorriso delle donne fotografate, ma ho voluto risolvere il dubbio in maniera ottimistica. Condivido l’esigenza di educare gli uomini, in generale su una cultura di genere oltre che sulla violenza, e ho sempre pensato che ci fosse bisogno di una campagna di comunicazione rivolta direttamente ad essi (e forse in tale direzione il dipartimento delle pari opportunità aveva diffuso alcuni brevi spot, ma non ne sono sicura) ma apprezzo questa campagna perchè il messaggio rivolto alle donne (che secondo me non le colpevolizza ne iper-responsabilizza, anche se quella sui figli anche a me non piace per niente, anzi trovo proprio sbagliato il messaggio) dà a loro potere, dà a loro la possibilità di cambiare la situazione (e non l’uomo che hanno accanto che si sa non cambia), perchè è vero che molto dipende dalle donne stesse (non dico le botte che ricevono, ma la forza di dire basta, la concretezza di capire chi hanno accanto, la capacità di non credere a false promesse, la forza di non sopportare, queste devono – come sempre – trovarle le donne). Una critica alla campagna potrebbe semmai essere, quella del “rendere facile un’azione che molto spesso facile non è”. E qua molto è dovuto anche alle mancanze in risorse e strutture di tutela e supporto – economico, sociale, legale e psiocologico – a donne che vivono situazioni di questo tipo. Ma volendo vederla ancora con ottimismo, un messaggio semplice, quasi scontato, può forse far sembrare più facile l’agire, e magari stimolarlo maggiormente. Ma non so, è solo un’idea.